di Giovanni Cardarello
Nel bel mezzo degli sviluppi del piano di riassetto della sanità in Umbria e delle polemiche politiche e sociali per la creazione del terzo polo ospedaliero, arrivano due importanti notizie per l’ospedale ‘San Matteo degli Infermi’ di Spoleto. Una delle strutture maggiormente interessate al progetto.
La prima è solo apparentemente amministrativa, ma in realtà di grande importanza pratica. Il ‘San Matteo degli Infermi’ ha un nuovo direttore, si tratta di Sergio Guido, 61 anni giunto secondo nella graduatoria dell’avviso pubblico della Usl Umbria 2 per la direzione del presidio, alle spalle della dottoressa Orietta Rossi che però ha optato per la direzione dell’ospedale ‘San Giovanni Battista’ di Foligno.
La seconda notizia, riportata sempre da ‘Il Messaggero-Umbria‘ a firma Ilaria Bosi, evidenzia invece un dato sanitario di grande rilievo. Il reparto di ortopedia di Spoleto viaggia, a passi veloci, verso il riconoscimento dell’eccellenza. Un dato decisivo per la creazione del terzo polo. A confermare le alte performance del reparto del ‘San Matteo degli Infermi’ sono i dati Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, l’ente pubblico non economico che svolge attività di ricerca, monitoraggio, valutazione, formazione e innovazione a supporto delle Regioni.
Agenas certifica che la chirurgia ortopedica di emergenza spoletina, un settore che nei soggetti over 65 può rivelarsi un vero e proprio salvavita, basti pensare alle riduzioni delle fratture del collo del femore, nel 2022, ultimo dato disponibile, ha praticato 125 interventi. Ma non solo. In questo tipo di intervento il reparto spoletino si è attestato su una mortalità, nei trenta giorni, due volte inferiore alla media nazionale. Dati che, peraltro, sempre secondo quanto riferito da ‘Il Messaggero‘, nel 2023 sono ancora migliori. I numeri, non ancora certificati, vengono riferiti dal dottor Marco Trippetti, presidente del consiglio comunale di Spoleto e anestesista presso il ‘San Matteo’.
«Le fratture di femore sintetizzate a Spoleto nell’anno passato – afferma Trippetti – sono state circa 170, a fronte delle 220 trattate a Foligno. Riguardo alle percentuali, Spoleto si avvicina molto alla best practice ministeriale, attestandosi tra il 60 e il 70%». Questo elemento, de facto, candida Spoleto ad essere il punto di riferimento del nuovo terzo polo sulla materia. Ma per arrivare all’obiettivo sono necessari interventi sostanziali in termini di spazio, di risorse economiche, di presenza di personale medico e, ovviamente, di conferma dell’azione della cardiologia per tutto l’arco della giornata, per ridurre i rischi di complicazioni garantendone la gestione in loco. Il tema è posto, alla politica regionale l’onere della risposta