Tecnokar, la protesta: «’Derubati’ della pausa pranzo»

Spoleto, alcuni dipendenti: «Solo 15 minuti e dobbiamo recuperarli, con il Covid ancora peggio». L’azienda: «Lamentele fuori luogo»

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di F.L.

Hanno scritto al prefetto di Perugia, Claudio Sgaraglia, e sollecitato già da tempo l’intervento dell’Ispettorato del lavoro, senza ricevere al momento riscontri. Ma alcuni dipendenti della Tecnokar di Spoleto – azienda attiva nella produzione e distribuzione di semirimorchi che conta oltre 200 dipendenti e tre sedi in provincia di Perugia (una a Foligno e due nello spoletino) – non mollano e protestano contro i loro orari di lavoro. Nel mirino, in particolare, il calcolo della pausa pranzo/cena, un problema che a loro dire persiste da anni, ma che sarebbe attualmente peggiorato con l’emergenza coronavirus, da quando cioè l’attività degli stabilimenti è ripresa dopo le festività pasquali.

Il calcolo delle pause

«Prima del Covid-19 ci ‘concedevano’ di consumare il pasto in 15 minuti per poi farcelo addirittura recuperare – hanno scritto nella lettera al prefetto -. La pausa degli ultimi 5/6 anni è stata dalle 9.15 alle 9.30 per il ‘pranzo’ e dalle 19.45-20 per la cena. Gli orari di lavoro sono 6-14.15 e 14.15-22.30 proprio per recuperare quei 15 minuti (scanditi dal suono della sirena, così regolata). Quindi ogni giorno ci hanno praticamente ‘derubati’ di 30 minuti, il che si trasforma in uno stipendio l’anno su circa 200 dipendenti tra le varie sedi». Il dito viene puntato anche contro le agenzie per il lavoro, nei casi dei dipendenti somministrati. «Non ci tutelano – continuano -, ci fanno compilare un foglio presenze cartaceo noncuranti di ciò che è stato realmente l’orario da badge. Attualmente con le normative Covid-19 gli orari sono 7-15.15 senza alcuna pausa pranzo (solita pausa 9.15-9.30 e basta). Ci ritroviamo a dover pranzare alle 15.45 una volta rientrati nelle nostre abitazioni. La situazione è uno scempio totale, un trattamento da veri animali. Nonostante l’azienda non sia munita di una mensa non abbiamo mai percepito l’indennità mensa». In più gli stessi dipendenti criticano le misure di prevenzione anticoranivurs, segnalando – sempre a loro dire – l’insufficienza di igienizzanti e altre carenze.

Azienda risponde: «In questa fase ben altre priorità»

Di tutt’altro avviso, rispetto al quadro illustrato dai dipendenti, Graziano Luzzi, uno dei titolari della Tecnokar. «Le gestione delle pause – ribatte – è trasparente e condivisa con i dipendenti, attraverso accordi che rispettiamo integralmente. I nostri lavoratori hanno ricevuto indicazioni precise all’atto dell’assunzione. Quanto al Covid-19, non ha cambiato le modalità operative, ha solo richiesto delle accortezze ulteriori. Queste lamentele mi sembrano fuori luogo nel momento in cui siamo chiamati ad affrontare, anche nella nostra azienda, ben altre priorità legate al difficile contesto economico che l’Italia sta vivendo». Luzzi sottolinea poi che «c’è un’altra serie di pause, una miriade di piccole soste che vanno ben oltre i 15 minuti, di cui usufruiscono i dipendenti». La proprietà di Tecnokar rivendica infine di aver svolto la sanificazione degli ambienti di lavoro. «Oltre alla misurazione della temperatura – conclude la proprietà -, le mascherine ci sono sempre state, possono essere chieste ai responsabili dei reparti e si integrano alle protezioni che i lavoratori hanno sempre avuto a disposizione».

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