Era accusato di aver truffato l’Inps, percependo quasi 127 mila euro di pensione di invalidità fra il 2008 e il maggio del 2017 senza averne titolo: semplicemente fingendo di essere cieco totale. Per questo l’uomo, il 66enne M.G. originario del Veneto ma da anni residente a Terni, era stato anche arrestato – era il 2017 – a seguito dell’indagine condotta dai carabinieri.
A otto anni di distanza, l’uomo – assistito dall’avvocato Luca Passoni del Foro di Terni – è stato assolto perché ‘il fatto non sussiste’, con restituzione di quanto sequestrato all’epoca. La sentenza è stata emessa lunedì mattina dal tribunale di Terni in composizione monocratica – giudice Francesca Scribano – con la pubblica accusa che, in aula, ha chiesto la condanna del 66enne, pur non specificando l’entità della pena.
Era accusato di aver presentato all’Inps certificati ideologicamente falsi, attestanti uno stato di ‘cecità assoluta’, per ottenere la pensione e l’indennità prevista in casi del genere. Dell’indagine si ricorderà anche il fatto che M.G. era stato fotografato dagli investigatori mentre svolgeva il ruolo di ‘guardalinee’ in una partita di calcio giovanile presso un campo sportivo della città di Terni.

«Non possiamo che essere soddisfatti di quanto deciso – osserva l’avvocato Passoni – avendo trovato in tribunale quell’analisi oggettiva dei fatti che, purtroppo, al tempo non ci fu neppure a livello mediatico, fra titoli e processi sommari consumati nell’immediatezza. In aula – prosegue – è semplicemente emerso che non c’era alcun elemento critico, come eravamo assolutamente certi e come ribadito a più riprese. I certificati consegnati all’Inps erano tutti autentici e non ideologicamente falsi. A confermarlo sono stati tutti i testimoni, fra medici di vari enti e membri di commissioni, sentiti nel corso del processo. Il nostro assistito, oltre a rientrare pienamente nei parametri di legge previsti, è stato penalizzato da un presupposto inesistente: ovvero che il cieco assoluto sia soltanto colui che non vede nulla. Invece non è così: ha diritto alla pensione la persona che ha un visus ridotto o una visione periferica inferiore al 3%. E il nostro assistito rientra pienamente in tali fattispecie previste dalla legge italiana. Fra l’altro – conclude l’avvocato Passoni – era stato notato dagli inquirenti in contesti e luoghi che conosceva benissimo, dove non aveva difficoltà a muoversi. Ma la realtà dei fatti è quella affermata, finalmente, dal tribunale».