di M.T.
Il nome era già cominciato a circolare fin dal 2013: ‘FarmaciaTerni’. Se ne parlava, già allora, come della società che avrebbe dovuto prendere il posto dell’attuale Azienda speciale farmacie municipali (Asfm).
Privatizzare L’intenzione annunciata, allora, era quella di cedere una buona parte delle azioni – si parlava della metà – ad un partner privato: «Nascerà un nuovo soggetto che non sarà assoggettato al patto di stabilità», aveva spiegato il vice sindaco di quei tempi, Libero Paci, che avrebbe voluto fare tutto in fretta: «Completeremo l’iter prima della fine della consiliatura», aveva detto. Una delle tante cose dette e rimaste appese.
L’ipotesi Ad essere interessata all’affare potrebbe essere, tra gli altri, la Farmacentro (nata dalla fusione tra le cooperative Saf di Jesi e Umbrafarm di Perugia), che per pura coincidenza controlla già una cinquantina di farmacie in provincia di Terni e che, mettendo un piede – e forse pure di più – in Asfm, diventerebbe un soggetto decisamente importante nel settore.
Un affare? Già due anni fa, però, i dubbi erano stati tanti, visto che l’azienda – è una partecipata comunale – aveva rimesso in ordine i conti e cominciava pure a chiudere i bilanci in utile. E chi la dirigeva, come chi la dirige oggi, non ha mai mancato di indicare al Comune quelle tre o quattro cosette che, se fatte per benino, la metterebbero in condizione di filare, se non come un treno, almeno con un passo sicuro.
Il bilancio Solo che adesso, con il bilancio comunale che in qualche modo bisogna far quadrare – il sindaco ha decisamente smentito di aver ‘battuto cassa’ alla Regione e, quindi, questo argomento deve essere considerato chiuso – la vendita, qualcuno parla di svendita, di una buona parte dell’azienda farmaceutica, torna imperiosamente di attualità.
I conti Ma quanto potrebbe incassare il Comune vendendo una porzione dell’azienda farmaceutica? Facciamo due conti, partendo dalla considerazione che, al momento, l’ipotesi è quella di cederne il 40%. Queste operazioni, oggi come oggi, spiega chi se ne intende, «si fanno sulla base di parametri precisi e dettati, a loro volta, dalla contingenza economica generale: il valore viene determinato moltiplicando per un parametro convenzionale (fissato a 0,8) l’ultimo fatturato dichiarato».
Il valore Ora, visto che nel 2014 il fatturato di Asfm è stato di 10 milioni e 770 mila euro, «il suo valore risulta essere di 8 milioni e 600 mila euro. Venderne il 40% significa, insomma, mettere in cassa meno di 3 milioni e mezzo». Che, per carità, per chi, come il Comune di Terni, è – come dire – un pochino ‘alle strette’, è una somma interessante. Ma ci sono altre valutazioni da non trascurare.
Gli incassi Per cominciare va tenuto presente che quattro delle dieci farmacie – che, insieme ad una parafarmacia, fanno parte di Asfm – fanno utili per circa un milione e mezzo all’anno e che altri bei quattrini, nel 2015, verrebbero risparmiati per eventi ‘naturali’: due dirigenti amministrativi e due farmacisti andranno in pensione. Ma il fatto di poter, come si dice in linguaggio tecnico, «liberare liquidità extra contabile» – come si voleva fare già nel 2013 – farebbe proprio gola a palazzo Spada.
Le idee La giunta, infatti, sembra decisamente intenzionata a tirare diritto e non prendere nemmeno in considerazione le idee alternative – vendita delle farmacie meno redditizie, contratto di servizio con l’Asfm, per dirne un paio – che le sono state prospettate e questo potrebbe dare il via all’ennesimo balletto delle polemiche sulla gestione delle aziende partecipate dal Comune.