Terni, bonus edilizi: «Comune troppo ‘rigido’, non si fanno gli interessi della città»

Un cittadino: «Costretto a rinunciare agli incentivi per un’interpretazione restrittiva delle norme nazionali»

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di Federica Liberotti

«Io e mia moglie abbiamo acquistato un terreno con un immobile su una collina che si affaccia sulla Valnerina ternana, presi dall’entusiasmo abbiamo deciso di intraprendere un nuovo percorso della nostra vita, costruire una casa in campagna e nel contesto aprire un b&b di lusso per una clientela estera. Abbiamo già avviato i contatti con le agenzie e previsto le prime prenotazioni per la primavera 2022, dunque saremmo pronti ad iniziare a breve i lavori di ristrutturazione e ampliamento della struttura. Peccato che i nostri sogni si stiano scontrando con il Comune di Terni, che applica in maniera restrittiva le normative nazionali sulle maxi agevolazioni fiscali previste per l’edilizia». A parlare è un cittadino ternano, non il solo al momento – secondo quanto riferiscono associazioni di categoria e ordini professionali interessati – a rischiare di dover rinunciare ad accedere ai vantaggiosi bonus a causa di una dibattuta determina dirigenziale di palazzo Spada.

La vicenda

«Dopo 4 anni di peripezie per avere il permesso a costruire come ristrutturazione/demolizione e ampliamento – spiega l’uomo -, finalmente eravamo riusciti ad ottenerlo pagando l’urbanizzazione dell’ampliamento come se fossimo in pieno centro città, dunque il tasso più alto applicabile. Al momento di avviare i lavori, dopo aver parlato con tutti gli esperti del settore, abbiamo quindi optato per il Sisma bonus e per l’Ecobonus. Avevamo tutte le carte per accedere a tali finanziamenti e avevamo finalmente trovato un’intesa con la ditta per procedere, quando è uscita una nota ministeriale che, con il permesso che abbiamo, allo stato ci fa perdere ogni incentivo, ma al tempo stesso concede le agevolazioni nel caso di incrementi di volumetria finalizzati a promuovere interventi di rigenerazione urbana. Bene per noi che, per procedere in modo trasparente, abbiamo chiesto al Comune di aggiornare il permesso in nostro possesso».

Solo i centri storici coinvolti

A questo punto però è arrivata la ‘doccia fredda’. «Da palazzo Spada ci siamo sentiti dire che la ‘normativa dello Stato è sbagliata’, abbiamo allora chiesto un parere alla Regione, ma neanche la delucidazione dell’ente è servita, perché il Comune se ne è uscito con una determina che di fatto ci nega ad oggi ogni incentivo». La materia del contendere è legata al fatto che per l’amministrazione – sempre nel perimetro della rigenerazione urbana – considera ristrutturazione edilizia gli interventi di demolizione e ricostruzione con ampliamento volumetrico che ricadono in un’area delimitata del centro di Terni e nelle zone urbane storiche dei centri storici minori. Dunque non nella collina individuata dal cittadino e, insieme a questa, ulteriori aree scelte da altri come lui. «Non si capisce – continua l’uomo – perché Terni sia l’unico Comune della regione a ‘ribellarsi’ e a dare una interpretazione diversa. Anziché incentivare la ripresa vengono represse le idee e la voglia di rilanciare l’economia. Ora ho queste strade: rinviare l’ampliamento, ma addio al b&b e a tutto l’indotto che potevamo creare, lasciare perdere ogni cosa e investire all’estero, ricoprirmi di debiti, oppure fare ricorso al Tar».

Tema attuale

La questione, come detto, è sul tavolo degli ordini professionali e delle associazioni di categoria coinvolte, che hanno espresso diversi dubbi sull’interpretazione fornita dal Comune. Anche lunedì il tema è stato affrontato nell’ambito di un confronto più ampio in materia di incentivi edilizi che si è svolto tra professionisti, imprenditori e amministrazione. Confronto al momento interlocutorio, nella speranza dei soggetti interessati che l’orientamento di palazzo Spada possa cambiare al più presto.

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