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Home » Terni, le case popolari diventano caso politico

Terni, le case popolari diventano caso politico

di Francesca Torricelli
20 Febbraio 2015
in Attualità, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Marco Cecconi

Marco Cecconi

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di Francesca Torricelli

Poche ore. Pochissime. Giusto il tempo di leggere umbriaOn, raccogliere documenti e idee, e mettersi al computer per replicare. Marco Cecconi, consigliere comunale ternano di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, non le manda a dire: «Sarà bene che il vicesindaco Malafoglia eviti di dare i numeri (come ha fatto nel suo ‘report’ sulle assegnazioni di case popolari), perché con certe cose non si scherza e non è permesso a nessuno, nemmeno a lei, di alzare un po’ di fumo per annebbiare la vista». Che non è proprio una roba leggera.

I dati In base all’intera graduatoria degli assegnatari di case popolari dopo l’ultimo bando, «proprio quello citato dalla Malafoglia – dice Cecconi – su un totale di 100, ai ternani va un alloggio in soli 21 casi. Volendo sommare i soli altri 12 alloggi assegnati ad italiani di altre città, si arriva ad un massimo di 33: mentre agli stranieri vengono assegnate le residue 67 case. Questo è un dato incontrovertibile. Se la Malafoglia vuole esercitarsi con il pallottoliere e ripassare un po’ di matematica, ce lo dica lei quanto fa in termini percentuali».

Gli alloggi Un altro dato incontrovertibile è rappresentato dal fatto che – incrociando la penuria di alloggi effettivamente disponibili, con i piazzamenti in graduatoria, occupata nelle postazioni più alte quasi soltanto da stranieri – di fatto le poche decine di case oggi concretamente assegnabili (secondo la stessa Malafoglia, attualmente non più di 60) in pratica andranno agli stranieri in misura ancora più schiacciante».

Gli immigrati Ma Cecconi allarga il discorso: «Non ci venga a dire, la Malafoglia, che ‘a Terni negli ultimi due anni gli stranieri sono molto aumentati’, roba da matti – commenta – perché è proprio qui che casca l’asino. Per quanto gli stranieri possano essere aumentati, sta di fatto che sicuramente quelli regolarmente residenti non superano il 10% della popolazione cittadina: e la cosa non più accettabile è che, allora, quando si vanno ad assegnare le case popolari le percentuali praticamente vengano rovesciate».

I controlli Detto questo, insiste l’esponente di Fratelli d’Italia, «è inutile che la Malafoglia, nel vano tentativo di confondere le acque, ci sciorini il totale della case-Ater e la ripartizione tra italiani e stranieri legata a bandi vecchi e stravecchi. Piuttosto, ci dica quanti controlli all’anno, sul totale del patrimonio disponibile, vengono effettuati, per verificare che gli assegnatari possiedono ancora i requisiti o non detengano illegalmente gli appartamenti. Ci dica come mai lei stessa, in occasione del dibattito in consiglio comunale scaturito proprio da un mio atto di indirizzo finalizzato alla revisione delle regole, ha ammesso che l’attuale regolamento comunale, pur fresco di pochi mesi, va cambiato».

Il regolamento E, nel cambiarlo, perché «a questo dovremo arrivare per forza – dice ancora Cecconi – tenga conto del fatto che; se non esiste l’obbligo di legge di verificare i precedenti penali di un inquilino, come il vicesindaco afferma pensando di insegnarci chissà che; esiste senz’altro l’opportunità di tener conto di quella che si chiama ‘pericolosità sociale’: specialmente se si tratta di concedere a qualcuno un patrimonio pubblico, cioè di tutti».

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