Terni, caso call center: parla un ex lavoratore

Lorenzo Locci racconta la sua esperienza da telefonista: «Tanta pressione, metodi discutibili e nessun contributo versato»

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di F.T.

Lorenzo Locci, 28 anni di Terni, è un ex lavoratore del call center finito al centro delle polemiche di questi giorni. Dalla lontanissima Curaçao, dove sta concludendo il master in agricoltura biologica con l’università olandese di Wageningen, racconta a umbriaOn la sua esperienza di telefonista all’interno della struttura di via Bramante.

L’inizio «Ho lavorato in K4Up per sei mesi nel 2011 – spiega Lorenzo – e avevo il compito di vendere prodotti Telecom e ottenere appuntamenti per conto di Umbria Energy. Dopo una settimana di ‘training’ ho firmato un contratto a progetto che, a ben vedere, non era adeguato a quel tipo di lavoro. Visto che il progetto non esisteva».

Polli in batteria Grazie al lavoro, Lorenzo riusciva a mettere da parte fra i 600 e i 700 euro al mese: «Di quel posto ho un buon ricordo dei colleghi. Sul resto, lasciamo perdere. Ho ancora in mente la pressione esagerata, soprattutto da parte dei supervisori e dei ‘leader’, con cui ti spingevano a vendere. Metodi pesanti fatti anche di insulti e urla, in particolare da parte della responsabile marketing di una società committente che ogni tanto ci veniva a ‘trovare’, a cui non potevamo reagire. Eravamo dei polli in batteria a cui ficcavano in mente solo un concetto: vendere ad ogni costo».

Poveri clienti «Io ho lasciato il lavoro perchè i metodi di vendita erano sì legali, ma moralmente discutibili. Non so quante persone anziane si siano rese conto, al tempo, di aver acquistato una cosa che semplicemente non gli serviva o di aver siglato un contratto telefonico più costoso di quello che avevano già. Le informazioni che fornivamo erano in realtà poche e incomplete, contava solo vendere. Il resto non aveva valore. L’unica alternativa era andarsene».

L’Inps Dopo aver mollato il lavoro, Lorenzo è andato all’estero a studiare. Pensava di essersi lasciato alle spalle quella strana esperienza di pochi mesi nel call center, ma non era così. «Lo scorso anno – racconta – l’Inps mi ha cercato a casa: volevano sapere se anche io ero stato impiegato nel call center perchè volevano farmi qualche domanda». Al ritorno in Italia, lo studente si presenta negli uffici dell’Istituto.

I contributi «Gli ispettori mi hanno chiesto un po’ di cose sul lavoro e, soprattutto, mi hanno detto che K4Up non aveva mai pagato i contributi previsti dal contratto, non solo i miei ma di tutti. In quell’occasione sono venuto a sapere che c’era un contenzioso aperto ma, dall’Inps, hanno spiegato di non avere molti strumenti per poter fare qualcosa. Io spesso lavoravo anche il weekend, i turni erano lunghi e il contratto non prevedeva tutele di alcun tipo. Pensare che i contributi non sono mai stati versati, mi lascia, diciamo così, senza parole».

Italia addio È questo uno dei tanti motivi che oggi spingono Lorenzo ad immaginare il proprio futuro lontano dall’Italia: «Le condizioni al momento non ci sono. E questa vicenda conferma la mia idea. Il mio pensiero va a chi sta cercando di difendere il suo lavoro e, magari, avere qualche diritto in più. Nonostante tutto».

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