«Vuoi massaggio? Vieni Lungonera Cimarelli». Così una voce orientale, più o meno suadente a seconda dei gusti, rispondeva al telefono ai clienti che, dopo aver intercettato il numero di telefono del centro massaggi cinese su noti siti di incontri, chiamavano per prestazioni che andavano ben al di là dei semplici trattamenti rilassanti. A scoprire il tutto è stata la squadra Mobile di Terni che, coordinata dal dirigente Davide Caldarozzi, ha arrestato in flagranza di reato una cittadina cinese di 48 anni per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione: ora si trova ristretta ai domiciliari a Terni. L’operazione, scattata alla fine di maggio, ha portato anche al sequestro preventivo dell’appartamento preso in affitto dalla 48enne per svolgere attività di meretricio, di proprietà di una signora ternana.
Il blitz
Le indagini della seconda sezione della squadra Mobile di Terni, coordinate dalla procura della Repubblica, hanno preso l’avvio da alcune segnalazioni che facevano riferimento ad un viavai sospetto di uomini nel palazzo. Gli accertamenti, effettuati anche attraverso annunci web relativi a prestazioni sessuali da parte di ragazze orientali, hanno confermato i sospetti e, quando gli agenti sono entrati nell’appartamento, vi hanno trovato non solo la titolare, ma anche un’altra donna orientale di 42 anni e due clienti, mentre altri due sono sopraggiunti poco dopo, durante la perquisizione.
Tanti clienti non solo di Terni
Dalle dichiarazioni dei clienti – italiani e di fasce di età differenti, alcuni provenienti dalla provincia di Perugia – e dagli elementi raccolti, è emerso che l’attività andava avanti da almeno un anno, con ragazze orientali che cambiavano spesso. I prezzi per le prestazioni andavano dai 30 ai 70 euro, con una media di 10/15 clienti al giorno. Gli uomini pagavano direttamente alla titolare, che si prostituiva, oppure alle ragazze che poi li davano a lei. Nell’appartamento sono stati trovati preservativi e denaro per quasi 9 mila euro, di cui 7 mila nascosti sopra un boiler in bagno e i restanti dentro la cappa della cucina, oltre a numerosissime fotografie ritraenti donne orientali, svestite o nude, con riferimenti ad uno studio fotografico di Torino che sono state sequestrate. Al riguardo – spiega la questura – sono in corso accertamenti.