Ternana, Bandecchi: «Nome? No problem»

Il ‘patron’ di Unicusano Ternana, Stefano Bandecchi, mercoledì ha raggiunto lo stadio Libero Liberati in elicottero

Condividi questo articolo su

L’arrivo in città non è passato di certo inosservato. Il ‘patron’ di Unicusano Ternana, Stafano Bandecchi, mercoledì ha raggiunto lo stadio Libero Liberati di Terni in elicottero.

L’ARRIVO IN ELICOTTERO – IL VIDEO

La Ternana L’appuntamento del ‘patron’ era con il presidente Stefano Ranucci e l’allenatore delle ‘Fere’ Sandro Pochesci, per un incontro con la stampa e con la tifoseria. «Ringrazio la città e la stampa: mai avuto un’accoglienza così simpatica e calorosa, speriamo sia la stessa fra un anno dopo aver centrato un grande risultato. A me piace la serie A ed è lì che voglio portare la Ternana in due anni», ha esordito Bandecchi. Per quanto riguarda il marchio ‘Unicusano Ternana’, «siamo fiduciosi sull’interpretazione dei nostri legali. Non possiamo cambiare nome alla squadra, ma possiamo abbinare il nostro a quello storico e crediamo in una risposta positiva. Ci stupiremmo del contrario. L’unico dubbio è se ‘Unicusano’ verrà prima o dopo di ‘Ternana’, ma sono dettagli».

GUARDA LA FOTOGALLERY

Calcio italiano Una Ternana autarchica? «Il calcio italiano – ha aggiunto – è da rifondare se le squadre più forti fanno giocare solo stranieri. Io scelgo gli italiani e voglio ricominciare con una nuova impostazione: non penso avremo problemi a pescare in Italia. Quest’anno le squadre retrocesse dalla serie A alla B avevano per l’80% giocatori stranieri, il 70% quelle retrocesse dalla B in LegaPro». Per quanto riguarda Martin Valjent, «ha un anno di contratto e non lo regaleremo, è sotto la nostra attenzione. Si tratta di un ragazzo giovane e noi non siamo così rigidi. Stiamo pensando di farlo restare in squadra, salvo che non diventi un ottimo affare per le nostre casse».

PARLA IL PATRON BANDECCHI – IL VIDEO

La famiglia Longarini Una parentesi è poi stata aperta sulla famiglia Longarini, che – anche a detta di Banchecchi – non ha avuto un grande rapporto con la piazza di Terni: «In Italia ci sono tanti imprenditori e persone che fanno affari ogni giorno. Io ho 57 anni e non ho mai trovato persone così oneste. Non lo dico perché ho chiuso un affare con loro, peraltro andato avanti per un mese solo sulla parola. Hanno mantenuto gli impegni e questo è per me fondamentale. Terni perde un imprenditore serio e una famiglia importante, spero di sostituirli nella giusta maniera portando quello che, nel rapporto fra la società e la città, può essere mancato».

PARLA L’ALLENATORE POCHESCI – IL VIDEO

Terni Il ‘patron’ ha poi spiegato che «ci occupiamo di calcio per dare visibilità alla ricerca scientifica, biomedica, spaziale, ingegneristica. Settori dove l’Italia è stata forte. Abbiamo un accordo con il Corriere dello Sport per due periodici incentrati sui temi della ricerca scientifica. Un’operazione iniziata a Fondi che ha già dato molti risultati, quella di utilizzare il calcio per portare messaggi importanti e nobili. Lo sport è un elemento di risonanza internazionale e di unione, serve per fare cose positive e la nostra scommessa finora è stata vincente. Terni è la 41esima provincia d’Italia con 250 mila abitanti, è una realtà importante, con i suoi problemi ma abbastanza ricca nel contesto italiano; ci sono imprenditori intelligenti e validi e poi è città bella e tranquilla. La tifoseria è stupenda, fantastica, sostiene le ‘Fere’ con il cuore ed ha i miei stessi principi. Sono figlio di un camionista e ho tre fratelli: la rabbia e l’energia che la vita mi ha messo addosso, l’ho trasformata in qualcosa di positivo, per diventare migliore. Lavorando giorno per giorno, sono riuscito a fare qualcosa di importante. I ternani sono così, vere ‘Fere’ che sanno raggiungere gli obiettivi e lottano ogni giorno».

LE FOTO DI ALBERTO MIRIMAO

Il budget e l’economia Nell’avventura di calcio minore a Fondi, «abbiamo speso 12 milioni di euro, ma serie A e B sono agevolate ed hanno dei vantaggi anche sul piano economico. Non avremo problemi in questo senso, il nodo semmai sono le scelte: io da imprenditore sono partito senza soldi, con 5 mila lire in tasca. Serve un programma e un progetto perché le aziende nascono con un’idea e dei piani. Spesso mi chiedo cosa abbiamo fatto in Italia negli ultimi 30 anni: abbiamo pagato le pensioni, gli stipendi e usato una montagna di soldi ma senza alcun progetto. Questo manca alla nazione-Italia. Gli inglesi negli anni ’70 hanno chiuso le fabbriche e si sono convertiti all’economia. Londra è una potenza, non c’è denaro che non passi da lì e stanno bene, la gente spende. Stipendi più alti e contributi più bassi. Ai miei dipendenti do 2 mila sterline e me ne costano 2.500. Questo Paese ha imboccato da tempo una brutta strada che bisogna cambiare. Il calcio non è solo una rimessa, altrove le società rendono soldi. E il settore giovanile è il campo dove seminare ciò che vogliamo produrre in futuro. Noi faremo impresa anche per cambiare le cose».

I progetti Il 10 luglio la Ternana, guidata in panchina da Sandro Pocheschi, partirà per il ritiro con 21 componenti sui 26 che la società vuole avere a disposizione. «Il progetto per raggiungere la serie A è biennale – afferma Stefano Bandecchi – e parte da persone operative: a Terni abbiamo trovato figure valide che vogliamo tenere, integrandole con la nostra mentalità. Il pallone è rotondo, ma conta solo vincere: lo spettacolo lascia il tempo che trova. Non ci arrenderemo di fronte alla prima sconfitta perché sappiamo lottare, siamo la prima università italiana che ha sedi a Parigi, Londra, Barcellona de oggi abbiamo un ateneo unico perché siamo più costanti degli altri». In risposta al rettore dell’Università di Perugia, Franco Moriconi, Bandecchi liquida con una battuta: «Io ho stima di quel grande ateneo, ma forse il rettore aveva avuto una serataccia ed ha risposto così».

L’allenatore Sandro Pochesci – dice il ‘patron’ – «ha più punti di altri per entrare al corso federale, è il primo o il secondo per punteggi pregressi. Aspettiamo di avere la conferma ufficiale ma se non potrà allenare, abbiamo già pronto un allenatore amico di Pochesci, esperto e con cui si trova bene. Un grande maestro che potrà lavorare insieme a lui».

Calcio a 5 femminile Bandecchi, ricordando di essere appena arrivato a Terni, ha spiegato che «la Coppa Italia inizia i primi di agosto e abbiamo fretta nell’organizzare la prima squadra e il settore giovanile (Mariani allenerà la primavera, ndR). Il settore femminile, anche del calcio a 5, mi interessa molto. Non ci abbiamo ancora messo le mani ma lo faremo entro il prossimo anno perché si tratta di un ambito in forte sviluppo e con cui vogliamo collaborare».

Lo stadio Bandecchi spiega che le sue intenzioni sono quelle di «rimanere a Terni e di fare le cose serie. Oggi lo stadio è di proprietà del Comune e dobbiamo trovare un accordo per ciò che si può fare; stiamo cercando di rendere il ‘Liberati’ agibile al 100%. In futuro saremo impegnati a Terni su vari fronti: il progetto ‘Ternanello’, ad esempio, potremmo essere interessati a realizzarlo perché è valido e può essere finanziato interamente dagli organi sportivi. È giusto rifletterci. Esistono anche altri progetti, visto che operiamo in ambito agricolo e alimentare con società a noi collegate o vicine. Anche in Russia abbiamo interessi. Credo che qui creeremo nel tempo delle aziende, per questo stiamo già lavorando sulla parte imprenditoriale, senza perdere di vista ciò che c’è da fare a livello calcistico». Alla domanda di una possibile sede Ateneo a Terni, Bandecchi ha spiegato che «per rispetto all’Università di Perugia e dell’università telematica Pegaso, è meglio di no. Faremo altre cose».

Lo staff Sui costi della logistica e del comparto medico e fisioterapico, è intervenuto il presidente Stefano Ranucci: «Non li taglieremo drasticamente ma tenteremo, seguendo le indicazioni della proprietà, di ottimizzare i costi per fare programmazione nel modo migliore. I tagli allo staff sanitario sono viceversa infondati, perché è stato riconfermato lo staff precedente alle stesse condizioni».

Gli acquisti Il presidente Ranucci ha spiegato di aver «preso gente in grado di stare in serie B e fare bene. La Spal il Benevento, che hanno ottenuto la promozione al primo anno di serie B, sono esempi chiari. Noi daremo del filo da torcere a tutti». «Quest’anno – gli fa eco Bandecchi – lotteremo non per la salvezza, ma per entrare nei playoff. E spero che lotteremo per arrivare almeno secondi. Ci siamo dati due anni di tempo per arrivare in serie A e vogliamo fare bene da subito. I calciatori sono persone privilegiate rispetto ai ‘comuni mortali’, devono fare bene il loro mestiere e basta: pretendiamo il massimo».

L’allenatore Sandro Pocheschi ha voluto ringraziare «la proprietà e il presidente che mi danno la forza di affrontare certe sfide. Sono 19 anni che sposto l’asticella in avanti: ho visto carriere senza talento e talenti senza carriera, perché a molti sono mancate le opportunità. Il talento conta ma deve mettersi a disposizione del gruppo. Io ho fatto 500 partite da calciatore, dalla 1° categoria alla serie D, e 19 anni da allenatore. Non sono Mancini né Inzaghi che smettono di giocare e allenano al top, ma tutto ciò che ho ottenuto me lo sono dovuto guadagnare. Sono un allenatore passionale, amo il tifo, il calore. Gli aspetti emotivi sono cruciali e il mio sogno è trascinare la tifoseria della Ternana. Quando sono arrivato a Fondi, eravamo penultimi e siamo arrivati sesti. Le mie emozioni sono sempre le stesse perché ho sempre qualcosa da dimostrare. Vi chiedo lealtà e di stare dalla nostra parte. L’eredità di Liverani non mi pesa, è un tecnico importante e ha fatto benissimo, deve molto alla Ternana anche lui. Il modulo? I numeri lasciano il tempo che trovano. Conta la mentalità, l’atteggiamento, l’appartenenza. Il calcio è semplice: attaccare in tanti e difenderci in tanti». Il ‘patron’ Bandecchi è subito intervenuto: «La Ternana è andata in serie A per la prima volta con uno che ragionava così (Corrado Viciani ndR). Pochesci è uomo di calcio e quello che ha fatto finora con me ne è dimostrazione. Ha saputo tirare fuori il massimo dai giocatori che ha avuto a disposizione, è un uomo di cuore, di strada, normale. In poche parole: non è costruito. Dategli una mano che vi farà felici. Bisogna abituarsi che il nuovo può portare novità, ma giudicateci sul campo».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli