Terni, bimbo morto: indagini a tappeto

Il piccolo era ancora avvolto nella placenta. Dalle testimonianze alle telecamere di sorveglianza, ai rilievi della polizia scientifica sul posto: massimo sforzo degli inquirenti

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Quale terribile storia possa nascondersi dietro al ritrovamento del neonato morto nel parcheggio dell’Eurospin di borgo Rivo, avvenuto giovedì sera a Terni, forse emergerà solo con il tempo. Prima c’è da capire chi sia la madre e chi lo abbia portato lì – probabilmente un’altra persona – lasciandolo in una busta di plastica celeste, di quelle con i manici in tela, in mezzo all’erba di un’aiuola.

VIDEO: IL LUOGOI RILIEVI DELLA POLIZIA
VIDEO – PARLA IL VICE QUESTORE CLEMENTE

Aveva la placenta Tutto – dal parto all’abbandono – sarebbe avvenuto nel giro di poche ore. Ciò sulla base di diversi elementi al vaglio della polizia di Stato, mobile e scientifica. Non ultimo il fatto che il piccolo avesse con sé ancora la placenta. Elemento che fa pensare – anche sulla base dei pareri di ostetrici e ginecologi – che la madre possa aver partorito da sola. Il resto è ancora tutto da capire, perché come ha detto giovedì sera il vice questore vicario Raffaele Clemente, «il piccolo non è stato gettato, ma non è stato neppure posto lì con amore, come farebbe una madre».

Sul fronte investigativo, si parte dalle persone e dalle testimonianze, prima ancora che dai rilievi tecnico scientifici. Dagli aspetti umani, personali, di conoscenza della città e del territorio ma anche dalle voci di chi – come la donna che giovedì sera era andata a fare la spesa all’Eurospin e gli stessi dipendenti del supermercato – per primo si è imbattuto in quella busta da cui, come ha spiegato la polizia, spuntava un piedino. Il resto è solo dramma, umano e forse anche sociale.

Al vaglio Accanto a ciò, le immagini delle telecamere di sorveglianza presenti nel parcheggio – che la polizia sta analizzando fotogramma per fotogramma – ma anche gli accertamenti svolti negli ultimi mesi presso le strutture sanitarie del territorio, anche solo per una semplice visita. Viste le modalità, non è escluso che la madre non abbia mai effettuato un solo accertamento sulla propria gravidanza in nove mesi. Infine Dna e autopsia. Le analisi ematiche e biologiche sul corpicino possono restringere il campo, mentre l’esame autoptico disposto dal pm Barbara Mazzullo dirà se il bimbo, quando è stato abbandonato, fosse ancora in vita o meno.

Partorire nell’anonimato Fra l’altro in ospedale – ed è bene ricordarlo – anche a Terni si può partorire nel più totale anonimato, tutelando il piccolo e consentendone così l’adozione. Un concetto da tempo noto e diffuso: solo più avanti si capirà quanto possa legarsi al dramma avvenuto giovedì. Intanto ora c’è solo dolore di una città, Terni, che stanotte ha faticato ad addormentarsi nel pensiero di quel bimbo, di quella piccola esistenza spezzata in un torrido pomeriggio di inizio agosto. Di ciò che sarebbe potuto essere ma che invece non sarà.

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