Terni, il rettore: «Tre anni di lavoro in nove mesi. Studenti +30%»

Lo sfogo di Maurizio Oliviero a margine della presentazione di ‘Apericerca’, evento che raggiunge il territorio per divulgare

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di Alice Tombesi

«Non posso accettare che dopo otto mesi di lavoro si arrivi oggi a fare un discorso del passato. Tra scuole di specializzazione, infermieristica e aumento dei corsi di laurea di medicina, parliamo di circa 150 studenti che moltiplicati per 5 anni farà una popolazione studentesca. Non stiamo parlando di progetti, è un dato concreto. Non ho bisogno di fare operazioni-simpatia perché un rettore non è un legittimo rappresentante della politica» Lo sfogo è di Maurizio Oliviero, rettore dell’università di Perugia, mercoledì mattina a Terni in occasione della presentazione del progetto ‘Apericerca’, costituito da una serie di incontri sul suolo umbro per promuovere la ricerca scientifica e la sua divulgazione.

«Da 240 a 320 studenti in un anno»

«Non mi sento di vivere la storia di dodici anni fa – ha detto Oliviero -. Abbiamo svolto un lavoro di tre anni in soli nove mesi: in pieno Covid abbiamo trasformato i tre dipartimenti di medicina in uno solo, molti corsi di laurea sono stati incardinati e stiamo sistemando le aule di ingegneria. Questa non è un’operazione-simpatia. Da quasi vent’anni il nostro ateneo non riusciva a crescere mentre nell’ultimo anno gli studenti sono cresciuti da 240 a 320 tra medicina, infermieristica e scuole di specializzazioni».

Chi c’era

Precisazioni che arrivano alla fine della conferenza stampa, tenutasi nell’aula magna della sede di medicina e chirurgia di Terni. Presenti anche il direttore del polo scientifico e didattico di Terni, Stefano Brancorsini, i delegati del rettore, Roberto Rettori e Daniele Parbuono, Carla Emiliani, il sindaco di Narni Francesco De Rebotti, l’assessore alla scuola del Comune di Terni Cinzia Fabrizi, il presidente della Fondazione Carit Luigi Carlini. Con loro anche Leonardo Alfonsi, presidente della società Psiquadro, collaboratrice degli eventi.

Banco di prova?

Quella di ‘Apericerca’ è un’iniziativa fatta di una serie di incontri con l’obiettivo di divulgare la scienza (e non solo) e di ‘dissetare la curiosità’, come recita l’opuscolo di presentazione, insieme all’università di Perugia. La sua versione estiva è costituita da 14 incontri, iniziati il 2 luglio a Perugia, che si concluderanno il 25 settembre a Terni. «È un modo per aiutare le persone ad affrontare problematiche, ragionare, imparare ad identificare le fonti. Ha avuto molto successo a Perugia e abbiamo deciso di estenderlo anche al resto dell’Umbria» ha spiegato Brancorsini. Un teatro di prova, quindi, di quello che potrebbe diventare la città di Terni a livello di istruzione: non più la ‘succursale’ del polo scientifico perugino bensì un centro a sé stante, con i suoi corsi di laurea e i professori incardinati alla città.

Scopo divulgativo

«Vogliamo capire come l’università possa diventare del territorio tutto – ha spiegato Maurizio Oliviero -, uno dei nostri compiti è quello di uscire dalle mura e andare a raccontare». Divulgare e spiegare, attraverso concetti semplici e diretti, argomenti della medicina, della scienza, dell’architettura, della filosofia che possano aiutare nella comprensione di ciò che accade intorno a noi quotidianamente. La pandemia di coronavirus, ad esempio, verrà spiegata prossimo venerdì 11 settembre (17.30 in piazza del Popolo a Terni) nell’incontro ‘Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere su Covid-19: virus e modelli a confronto’.

Territorio e ateneo più attrattivo

Un progetto condiviso e finanziato dalla Fondazione Carit: «L’impegno del rettore è costruttivo – ha detto il  presidente Luigi Carlini -. Ci stiamo indirizzando verso una strada che dia a Terni la dignità di città universitaria. Si parla di corsi di laurea propri e un giorno indipendenti». Un punto di riferimento che non si ferma alla realtà territoriale e regionale, ma che si propone di superare i confini nazionali, di attrarre studenti dall’estero: «Vogliamo che la nostra esperienza nel campo della ricerca si tramuti in esperienza da dare ai nostri giovani – ha aggiunto la professoressa Emiliani -. Vogliamo formare leve dirigenti valide che possano essere orgogliose di aver studiato presso il nostro ateneo diffuso, quindi non solo Perugia ma l’Umbria e in particolare Terni». Un progetto a lungo termine che rimette al centro non solo il singolo cittadino ma un’intera comunità. Rinnovare il panorama universitario regionale ‘scendendo in piazza’, entrando a contatto con le persone, «uscendo dalla torre d’avorio in cui da anni l’università italiana è accusata di rifugiarsi – ha affermato il professor Parbuono -, un uso sociale della ricerca per diffonderla e vedere come questa è applicata nei singoli territori».

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