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Home » Terni: «Inchieste serie e voto di scambio»

Terni: «Inchieste serie e voto di scambio»

di Marco Torricelli
12 Dicembre 2016
in Cronaca, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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terremoto-norcia-liberatidi Andrea Liberati
Capogruppo alla Regione Umbria del M5S

Il dibattito su quanto sta emergendo, dopo l’operazione di polizia del 17 novembre scorso a Terni, resta pressoché azzerato – tamquam non esset – tutt’al più limitato a balbettii, distinguo e rumore di fondo.

Insomma: ora e sempre garantismo, a prescindere dall’osservazione empirica della realtà, spacciando per “garanzie costituzionali” e civiltà politica i silenzi interessati, nella sempreverde attesa di briciole dal piatto di una compagnia di giro che, nel bene e nel male, in Umbria – e non solo – ha da sempre le mani su tutto, a iniziare dalle risorse pubbliche, sebbene fortemente vampirizzate in favore di varie consorterie.

Subito dopo gli ultimi guai giudiziari del regimetto umbro, quelli del 17 novembre scorso, alcuni evocarono il diritto-dovere a proseguire in una “responsabilità di governo democraticamente determinata dai cittadini”.

Gli stessi dovrebbero però chiarirci il grado di libertà politica di centinaia e centinaia di onesti lavoratori di aziende finanziatrici del partito, altrimenti della democrazia resta solo un avello. E dunque quanti dipendenti, da diversi lustri, col contratto in scadenza o meno, devono esprimere preferenze di un certo tipo, verificate seggio per seggio? E su indicazione di chi? E’ un governo locale “democraticamente determinato” oppure si è dinanzi a un fenomeno clientelare esteso che, da tempo, prospera dietro ogni competizione elettorale in Umbria, terra che resta quella cosa che gira attorno agli affari delle coop?

E dove porta il do ut des applicato sine limite alla politica? A un colossale voto di scambio legato al ricatto occupazionale, ancor più pervasivo in aree di crisi, con voucher e precari a volontà, in Umbria come altrove.

Non più politica – sogni, speranze, progetti, tensione morale – ma solo la vertigine del più vuoto potere, anzitutto a servizio di sedicenti imprese dalle maestranze ‘manovrabili’. Potere schiavo di alcune multinazionali e che, come ogni schiavo, non disdegna le loro grottesche blandizie. Potere che, dal Comune alla Regione allo Stato, assegna appalti multimilionari a beneficio dei caporali di turno, ne asseconda infinite proroghe, affossando tra tasse e tributi tutti gli altri, ma poi non trova neanche gli spiccioli contro la piaga degli sfratti, per le famiglie con disabili, per i più deboli, per le mense scolastiche, per una pensione decente, con servizi pubblici ai minimi termini.

Un potere che non ama chi viva onestamente del proprio lavoro, se quel lavoro è frutto solo delle proprie capacità, attitudini, passioni. Un potere che avversa la libertà, perché vive di irreggimentazione e controllo. Un potere che, fino all’altroieri, era legibus solutus, godendo in Umbria di una spudorata immunità penale dinanzi ai più motivati esposti, degenerando quindi in fenomeni criminali gravi che adesso tornano tutti in faccia ai cittadini e pure agli odierni inquirenti, costretti a un superlavoro che, talora, umanamente appare quale fatica di Sisifo.

Come che sia, pur tra viete resistenze e da buoni ultimi in Italia, il vaso di Pandora è ormai spalancato anche da noi, in Umbria.

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