Terni, indagini e colpe: la peggiore è politica

E’ stata messa la mordacchia allo sviluppo della città. E pensare che quello sviluppo invece avrebbero dovuto promuoverlo – Il corsivo di Walter Patalocco

Condividi questo articolo su

di Walter Patalocco

Colpevoli? Innocenti? Sta – come dicono tutti – alla Magistratura accertare se sono stati commessi reati. Quel che è certo – considerato ciò che viene fuori dalle indagini della Magistratura sul Comune di Terni – è che una colpa grave ce l’hanno. Una colpa che non ha rilevanza penale ma – peggio – politica. E’ stata messa la mordacchia allo sviluppo della città. E pensare che quello sviluppo invece avrebbero dovuto promuoverlo.

Associazione a delinquere? Comportamenti criminali? Suvvia, basta guardarli: ogni mestiere richiede ormai la massima specializzazione. Anche per fare magheggi e giochetti bisogna essere preparati, ‘professionali’. Anche le associazioni a delinquere hanno bisogno di gente preparata che eviti frontali come quello capitato a Terni. Invece, in generale, ad uscirne mortificata è proprio la professionalità, la spinta alla specializzazione e all’innovazione, il sostegno all’ambizione, ad andare al massimo, a studiare. A entrare nella modernità, in sostanza.

La preoccupazione principale, si scopre, è invece stata per anni quella di assicurare occupazione qualunque essa fosse, di proteggere in qualche modo l’impresa ternana, specie quella delle cooperative che, con i piedi al caldo, non si sono industriate per svilupparsi, specializzarsi, ammodernare impianti e processi produttivi, a richiedere di conseguenza manodopera qualificata. E così falce e martello, che tanti anni fa, erano il simbolo del progresso sociale, della solidarietà, del rinnovamento, della difesa dei più deboli e svantaggiati, dell’ambizione a un futuro di sviluppo, a Terni sono simboli ormai sviliti.

La falce rimanda al taglio dell’erba delle aiuole. Avesse almeno mantenuto la ‘nobiltà’ di strumento che miete il grano. E il martello? Il martello è quello che si sono dati sulle dita gli amministratori ternani. Alcuni creando altri accettando supinamente rendendosene partecipi un sistema che è stato scambiato per la quadratura del cerchio: posti di lavoro nelle cooperative, voto al partito – moloch indiscusso per certuni, occasione di sbarcare egregiamente il lunario per altri – mantenimento del potere per altri lavori, crescita di “soci” e quindi dell’equipaggio e perciò dei remi in azione. E l’uomo campa.

Ma il sistema città decade, declina. Sfalcio dell’erba, preparazione di piatti-mensa, cambi di pannolone agli anziani, spingitori di barelle nella sanità, e avanti di questo passo. Le ‘ambizioni’ si riducono a queste. E per soddisfarle serve conoscere chi ti immette nel sistema. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una città dequalificata, con un grande futuro dietro le spalle. Altro che occhi alle pulci.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli