Messaggi, chiamate e poi la videochat – lei e dall’altro capo un ragazzo biondo – che, a furia di raccontarle storie, l’aveva convinta che era un soldato americano e che, per sbloccare alcuni pacchi fermi in Cina, che avrebbe dovuto ricevere ma che dovevano ottenere una sorta di ‘certificazione antidroga’, aveva bisogno di soldi. Abbastanza visto che alla fine la donna – 50enne di origini sudamericane residente in Lombardia – aveva effettuato due bonifici su un Iban estero per un totale di circa 6.500 euro. Era una truffa e per questa vicenda a giudizio, di fronte al tribunale di Terni in conposizione monocratica, c’è finito un 52enne della Nigeria residente a Terni. Il motivo? Era lui il titolare del conto corrente in questione. Ma il tribunale lo ha assolto, probabilmente perché non è stato dimostrato che era stato lui ad indurre la donna a versare i soldi. E, fra l’altro, nel processo l’imputato ha spiegato di aver prestato, in quella occasione, il proprio conto corrente ad un amico che doveva ricevere una somma di denaro dalla fidanzata e che quindi lui con quella storia, con la truffa, non c’entrava nulla. Una lettura difensiva sostenuta dal legale del 52enne, l’avvocato Francesco Mattiangeli, che ha convinto il giudice Marco Di Tullio. La parte civile, costituitasi attraverso l’avvocato Federica Bigi, preannuncia intanto l’impugnazione della sentenza in appello ed è possibile che lo stesso faccia la procura di Terni.