Terni, mense a scuola: Comune detta la linea

Le ipotesi: «Mantenere un sistema di cucina in loco, con aumento della contribuzione; 4 o 5 punti di cottura; la cottura in loco solo del primo piatto e un centro unico di cottura per tutto il resto»

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di Fra.Tor.

«Il tema della refezione scolastica non deve essere relegato alla dimensione prettamente alimentare, ma vogliamo riportare il dibattito e la riflessione di tutta la città rispetto l’importanza dell’educazione al pasto». Un atto d’indirizzo della giunta comunale di Terni per «segnare un passo su quella che è una nuova fase di dibattito sul tema dei servizi educativi».

Le fasi Nell’atto è contenuta «una serie di indicazioni che prevedono una fase istruttoria – ha spiegato il vicesindaco Francesca Malafoglia – in cui facciamo un esame approfondito di tutte le buone prassi che hanno fatto della refezione scolastica un modello, e una fase di confronto e partecipazione in cui chiediamo che tutta la città partecipi. Per questo abbiamo scelto di produrre scelte politiche d’indirizzo solo dopo terminata la fase di ascolto e confronto con il territorio. L’unica via per un metodo collaborativo di governo della città».

Asili nido Secondo l’assessore alla scuola, Carla Riccardi, «è importante gestire questi servizi nella maniera migliore possibile. Noi abbiamo un problema che è quello degli asili nido, abbiamo pochi posti e di competenza soltanto del Comune o dei privati. Vorremmo cercare di evitare il più possibile di far ricorso ai privati, ma vorremmo che fosse il pubblico a servire i nostri cittadini».

La partecipazione «Ritengo il percorso partecipativo un atto fondamentale – è intervenuto l’assessore al bilancio, Vittorio Piacenti D’Ubaldi – sopratutto dove molto spinta è la relazione con la cittadinanza, ma se qualcuno pensa che la partecipazione sia un modo per codeterminare delle scelte, questo non corrisponde a verità». Verranno attivati due percorsi di partecipazione: «Uno di natura generalista, perché riteniamo che la partecipazione sia un valore indispensabile, e un tavolo tecnico, per raccogliere le indicazioni, le proposte e conoscere meglio anche le esperienze passate». A conclusione del lavoro la Giunta dovrà «assumere una proposta complessiva che tenga conto della riorganizzazione dei servizi educativi e del modello di gestione delle mense». L’assessore vorrebbe evitare che «all’interno del tavolo tecnico vengano riportate posizioni politiche, perché quello è un tavolo che dovrà servire a fare un’analisi tecnica. Non mi sfugge che su questo tema si sia aperto un ‘Can can’ politico sul nulla, quando invece la fase della discussione, del confronto e dell’approfondimento sarebbe dovuta iniziare solo dopo l’atto d’indirizzo assunto».

Temi realistici Il tavolo tecnico dovrà interessarsi di quattro temi: «L’organizzazione del servizio, i criteri per l’elaborazione del capitolato d’appalto, la nuova carta dei servizi e le indicazioni sulla sana educazione alimentare. Riguardo all’ultimo punto in commissione sono state fatte richieste di tutti i tipi: biologico, chilometro zero, eccellenze alimentari e molto altro. Su questo tema la disponibilità è ovviamente massima, ma credo che la discussione del tavolo tecnico vada portata su un tema realistico, io mi accontenterei di stabilire regole legate all’educazione alimentare che abbia almeno gli standard della famiglia media».

Il tavolo tecnico sarà composto da rappresentati della commissione mensa (uno per ogni grado scolastico), un rappresentate per ogni comitato autocostituito, un rappresentate del servizio igiene della Usl Umbria 2, un rappresentante dei dirigenti scolastici, rappresentanti delle associazioni dei consumatori e delle organizzazioni sindacali e un rappresentante del Comune. «Il percorso di partecipazione inizierà la prossima settimana – ha aggiunto Piacenti D’Ubaldi – e dovrà concludersi entro il mese di marzo, in modo che dai primi giorni di aprile l’amministrazione sarà in grado di assumere le decisioni conseguenti e avviare il percorso amministrativo per la previsione della gara d’appalto».

Le ipotesi Entrando nel merito della proposta, «in modo da tranquillizzare chi vedeva nel centro unico di cottura un mostro del 2016, sottolineo che abbiamo tolto questa ipotesi e ne abbiamo previste altre tre: la conferma dell’attuale modello, ovvero mantenere un sistema di cucina in loco, dove esistenti e senza prevedere di aprirne altre, a condizione che si arrivi alla definizione di un aumento della contribuzione da parte dei privati; il secondo modello è quello di prevedere sul territorio 4 o 5 punti di cottura dove ci sono strutture idee a servire aree limitrofe; il terzo modello, infine, è quello di prevedere la cottura in loco solo del primo piatto e un centro unico di cottura per tutto il resto». Il modello su cui l’amministrazione si sta orientando «è quello del mantenimento delle cucine in loco, che crediamo trovi il favore abbastanza generalizzato. Con la consapevolezza, però, che questo modello dovrà consentire anche un riequilibrio dei costi per le famiglie, tendono conto che la contribuzione privata è bloccata da anni».

Il bando L’assessore al bilancio ha concluso illustrando una novità da introdurre nel bando, che dovrà avere scadenza a dicembre 2016: «Vorremmo immaginare di non utilizzare più il percorso dell’affidamento a terzi di un servizio, ma utilizzare lo strumento della concessione che ci consentirebbe anche di esternalizzare alcuni servizi amministrativi che oggi appesantiscono molto il lavoro delle strutture competenti e che potrebbero migliorare anche la funzionalità del servizio».

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