Terni: «Non pazienti ma fratelli e sorelle»

Covid, una delle quattro coordinatrici dei reparti Mar del ‘Santa Maria’ – Emanuela Santuro – racconta i giorni del coronavirus: «Mai vista una squadra più coesa»

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di F.T.

«Noi non siamo eroi. Siamo professionisti che si sono trovati a vivere una situazione straordinaria che ha portato alla luce l’anima, il cuore del nostro lavoro. E quando tutto sarà passato, resterà tanto. Siamo e saremo tutti più ricchi».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Mai così uniti»

A parlare è Emanuela Santuro, una delle quattro coordinatrici dei reparti Mar – quelli riservati a pazienti positivi al coronavirus – dell’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni. Le altre sono Francesca Calzuola, Patrizia Dottini e Luigina Almadori: «Vorrei che citasse tutte loro perché mai come questa volta la squadra è stata unica, coesa, compatta. Sono emerse le persone, oltre le loro competenze, e le grandi qualità che questo nostro ospedale può vantare anche sul piano umano».

Giorni difficili

«Sì, insisto sugli aspetti umani – spiega Emanuela – perché questa esperienza del Covid-19 ha portato alla luce una parte della professione infermieristica che avevo solo sentito dire o letto sui libri, mai toccato con mano almeno in questi termini. Una realtà anche crudele e drammatica, come può essere la perdita della persona più cara che si ha, esperienza che ho personalmente vissuto perdendo mio fratello alcuni anni fa. E la stessa paura della morte che ha sfiorato anche noi, rappresentata da questo ‘mostro’ sconosciuto».

«Una famiglia per i nostri pazienti»

«Quando l’emergenza è partita – racconta la coordinatrice infermieristica del reparto Covid Mar4 – grazie al supporto della direzione aziendale e ad un servizio delle professioni infermieristiche con basi davvero solide, abbiamo subito fissato gli obiettivi. A partire dalla sicurezza dei lavoratori e dal voler soddisfare le necessità dei nostri pazienti, primo fra tutti il bisogno di non sentirsi soli. Ora che la situazione appare leggermente meno drammatica, almeno qui da noi, mi sento di dire che al ‘Santa Maria’ il distacco non è mai esistito. Perché abbiamo sempre cercato di essere una famiglia per tutti quelli che si sono trovati a vivere in ospedale la difficile esperienza del coronavirus».

Il senso di una vera famiglia

«Da noi, nei reparti Mar – prosegue Emanuela – il ‘lei’ è stato sospeso. Esiste solo il ‘tu’ senza altre formalità. Come se fossimo, e secondo me in fondo lo siamo, tutti fratelli. Abbiamo cercato di venire incontro ad ogni bisogno dei pazienti, dai beni di prima necessità alla video chiamata a casa. Uno può pensare ‘ma oggi lo smartphone ce l’hanno tutti’: non è così semplice quando ad ogni telefonata scoppi in lacrime per la distanza obbligata dai tuoi cari e la paura di non farcela. Noi, tutti, abbiamo cercato di dare e darci forza e sostegno in ogni istante. Anche durante le feste pasquali, altro momento non proprio semplice, abbiamo cercato di non far sentire solo nessuno. Ad esempio rompendo e mangiando l’uovo di cioccolata insieme ai pazienti, certo nel rispetto di ogni misura, ma con la naturalezza di un gesto semplice, spontaneo e forse per questo più apprezzato».

La ‘squadra’ esiste davvero

«Cosa mi ha colpito in questi due mesi di emergenza? Il lavoro di squadra straordinario che all’ospedale di Terni ha visto in campo infermieri, medici, oss, addetti alle pulizie, reparti, tecnici di radiologia e del laboratorio di analisi, tutto il settore informatico, il servizio farmacia, portineria, amministrativi, dirigenti. Un grazie speciale va anche a tutti i colleghi dei reparti non Covid che ci sono stati sempre accanto, anche solo con un semplice ‘come va?’. Tutte le distinzioni di ruolo sono rimaste sospese perché, semplicemente, siamo stati e siamo l’uno per l’altro. E tutto ciò che era di qualcuno, era di tutti. Noi quattro, coordinatrici dei reparti Mar che ospitano i pazienti Covid-19, ad esempio siamo state supportate da un servizio delle professioni che ci ha guidate e non ci ha fatto mai mancare nulla, in qualsiasi giorno o orario».

Eroi forse no, ma qualche angelo c’è…

«Fra i ricordi che non cancellerò mai – conclude Emanuela – ci sono i nostri sguardi e anche i nostri silenzi. Mai dimenticherò di quando, all’apertura del Mar4, un infermiere mi disse: ‘Forza, insieme ce la faremo’. Così sarà, perché se ho capito qualcosa, è che su questa terra siamo tutti fratelli in cammino e che non esistono solo le nostre famiglie, ma esistono le famiglie di tutti. A Pasqua eravamo tutti lontani dai nostri cari ma nei reparti siamo sempre stati accanto, gli uni con gli altri. Ecco: eroi no, ma forse più di un collega, tutti coloro che negli ospedali italiani lottano ogni giorno, meritano di essere chiamati ‘angeli’. Gli stessi che ci sono fra gli operatori sanitari del ‘Santa Maria’ e che anche questa volta hanno dimostrato di essere unici, speciali, una ricchezza inestimabile».

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