Terni, polo chimico: «Facciamo i conti»

Il centro studi ‘Malfatti, insiste: «Vogliamo ricostruire la storia degli sprechi di denaro pubblico»

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Fanno sul serio. Del resto lo avevano annunciato: vogliono «fare la contabilità di quanto denaro pubblico è stato elargito». E adesso, dal centro studi ‘Malfatti’ dicono di essere intenzionati ad andare alla ricerca di prove – «Dopo un trentennio di promesse vogliamo fare due conti?» – su quello che hanno definito «il sostanziale immobilismo esercitato fino ad oggi da tutte quelle istituzioni, pubbliche e private, che negli ultimi trenta anni hanno annunciato di voler salvaguardare quel patrimonio, per lasciar distruggere una quota significativa del nostro patrimonio di archeologia industriale».

Il tema Sull’argomento interviene, nella sua rubrica ‘Il corsivo’, anche Walter Patalocco, che amaramente commenta che «a Terni si percorre un’altra tappa simbolica di come sia tutto cambiato, in peggio, in tre o quattro decenni. Le fabbriche ci sono ancora, seppure con tutti gli interrogativi del caso, ma diventano ogni giorno di più semplici opifici: i cervelli, la ricerca, l’innovazione, l’iniziativa non abitano più qui».

IL CORSIVO DI WALTER PATALOCCO

Archeologia industriale A Terni, secondo il ‘Malfatti’ è un settore su cui puntare per diversificare le fonti di reddito ed occupazionali cittadine, dopo un trentennio di annunci, finte o parziali inaugurazioni, punti antenna, convegni, tanta carta stampata, fiumi di denaro, forse è il momento di iniziare i calcoli per il consuntivo».

Ci saranno sorprese? L’unica cosa sicura, spiegano «è che molto di quel patrimonio ormai esiste solo sulle pagine patinate dei costosi volumi prodotti sull’argomento, vittima del menefreghismo, della speculazione edilizia e del pressappochismo. Nel decennale della fondazione del nostro centro studi diamo ufficialmente inizio alla rilevazione della triste contabilità, anche di quella economica. Speriamo che chi conosce fatti e misfatti di questa oscura vicenda ci aiuti nella raccolta dei dati».

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