«La ‘rete’, in particolare con i social media, è diventata un luogo nel quale scaricare rabbia e frustrazioni senza sensi di colpa in cui attaccare ferocemente personaggi pubblici o emeriti sconosciuti con la sola colpa di avere opinioni diverse». Quanto incide su certe derive la mancanza diffusa di educazione digitale? Qual è il quadro normativo a cui fare riferimento? Di questo si è discusso giovedì pomeriggio, alla ‘Casa delle donne’ di Terni, durante l’incontro con Matteo Grandi, autore di ‘Far web: il lato oscuro dei social’. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto, di cui l’associazione ‘Il Pettirosso’ è partner operativo, ‘I giovani e l’educazione alle differenze’ del Comune di Terni, a valere sull’Obiettivo 2 (capacity building) del riparto 2016 delle risorse delle politiche giovanili della Regione Umbria ‘Aggregazione, protagonismo, creatività’.
L’INTERVISTA A MATTEO GRANDI – IL VIDEO

Come nasce il libro «Osservando ciò che accadeva in ‘rete’ – ha raccontato Matteo Grandi – ho iniziato a farmi delle domande. Mi sono reso conto che i temi dell’odio online e delle fake news stavano diventando di dominio pubblico, ma notavo al tempo stesso che venivano sempre affrontati nei media in maniera un po’ superficiale. Quindi l’idea è stata quella di andare a scandagliare il fenomeno con un occhio attento e laico e cercare di capirne la portata in termini quantitativi e qualitativi».

L’amplificazione L’utilizzo errato dei social «lo vediamo quotidianamente», ha sottolineato. «La cosa che però occorre sempre distinguere è la reale amplificazione di certi messaggi. Ciò che di sbagliato sta accadendo oggi, secondo me, è l’amplificazione da parte della stampa di alcuni messaggi d’odio sui social che non avrebbero invece alcuna amplificazione. Così come vediamo personaggi pubblici che si lamentano delle ‘colate’ d’odio sulle loro bacheche nei social, che non sono mai divertenti, ma anche in questo caso bisognerebbe fare un distinguo perché il dissenso è qualcosa che è sempre esistito, oggi è soltanto più percepibile perché le persone hanno in qualche modo una valvola di sfogo in cui poterlo urlare».
La massa critica Esistono, poi, ha aggiunto in conclusione l’autore del libro, «i casi gravi in cui dovremmo, invece, concentrare la nostra attenzione. Le tantissime pagine chiuse nei social, come quelle contro gli omosessuali, contro le donne o a sfondo razzista. Ecco io credo che ci si dovrebbe iniziare a preoccupare più delle forme di odio online che fanno massa critica, piuttosto che per le ‘sparate’ estemporanee del famoso ‘imbecille’ di cui parlava Umberto Eco, che è sempre esistito, ma magari una volta era chiuso in un bar oggi invece può fare le sue ‘sparate’ in rete».