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Home » Terni, settore eventi in ginocchio: «A noi chi ci pensa?»

Terni, settore eventi in ginocchio: «A noi chi ci pensa?»

di Fabio Toni
15 Maggio 2020
in Apertura 5, Coronavirus, Economia, Imprese, In evidenza, Lavoro
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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di Federica Liberotti

«Neanche una, ma che dico, mezza parola spesa per gli operatori del settore ‘eventi e matrimoni’. Non lavoreremo fino a marzo 2021, se tutto andrà bene. Ma chi ci arriverà? Ci porteranno alla morte civile. Io rischio di buttare 20 anni di sacrifici». È uno sfogo amaro quello di Luca Rondoni, titolare a Terni della Sartoria Contemporanea, che negli anni ha vestito decine di sposi, e non solo. Uno sfogo comune a tante altre attività – dai catering ai fotografi, dai fiorai ai negozi di bomboniere alle agenzie di viaggio – di un settore che, oltre al wedding, comprende anche comunioni, cresime, battesimi, anniversari, compleanni. Cerimonie e festeggiamenti quest’anno completamente spazzati via dalla pandemia.

Le perdite e le attese

«Fino ad oggi ho perso ben 60 mila euro» dice Rondoni che solo pochi giorni prima dell’inizio del lockdown aveva ricevuto le stoffe sulle quali avrebbe basato tutta la stagione estiva. «Nel mio settore – spiega – funziona così: tra novembre e dicembre selezioni la campionatura dei tessuti, che poi ti arrivano tra febbraio e marzo. Se andrà bene quelle stoffe, già acquistate e rimaste lì, le riuseremo il prossimo anno. Perché anche riaprendo l’atelier chi avrà voglia, oltre che l’occasione, di comprare un vestito da cerimonia?». La riflessione dello stilista si sposta quindi sulle misure del Governo. «Menomale – ironizza – che abbiamo il bonus vacanze e il bonus monopattino, a noi invece soldi non arriveranno. Ho chiesto il finanziamento agevolato il 22 aprile, stanotte (venerdì notte, ndr) mi è arrivato una mail che mi dice che devo ripresentare la domanda per un mero errore di forma. C’è dunque ancora da aspettare per colpa della burocrazia, quando a me questi soldi servirebbero domani. E tra l’altro – continua – i finanziameti sono calcolati sui fatturati di marzo e aprile che per noi rappresentano una piccola parte, in quanto in quei mesi percepiamo solo un acconto, mentre il pagamento avviene alla consegna, quindi in estate. Una fregatura».

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Dico no alle mascherine non certificate»

In un periodo in cui «anche 10 euro non si buttano via», per Rondoni c’è poi un’ulteriore beffa, legata al bonus di 600 euro per gli autonomi. «Non mi spettano, perché dopo un arresto cardiaco avuto nel 2018 sono invalido all’80% e percepisco già una pensione di 230 euro». La fortuna è almeno quella di lavorare in una stabile di proprietà. «Non devo pagare l’affitto, ma le tasse e le bollette vanno avanti. Ogni giorno alzare la saracinesca costa 200 euro. Mi dovrò mettere a confezionare magliette a 20 euro? Ma quante ne dovrò fare per andare avanti?». Ciò che di sicuro lo stilista non produrrà sono le mascherine in stoffa. Dopo averne create di suo pugno 600 pezzi ad inizio emergenza, donandole – a ttraverso il gruppo Facebook Homesweethome Terni, creato per rendere meno noioso il lockdown – a personale sanitario, protezione civile, farmacie, aziende e private, ha deciso di interrompere l’esperimento. «Le ho fatte allora per dare un aiuto, perché non si trovavano ed erano meglio di niente. Ma non hanno il marchio CE, non sono certificate. Mi ha contattato un’azienda per produrle a 20 centesimi l’una e ho detto no. È una questione di dignità professionale».

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