Era intento a mostrare la sua carabina da caccia calibro 308 ad un’amica, ma non ricordava di avere un colpo in canna. Il responsabile del grave episodio accaduto sabato mattina all’Itis di Terni è un ternano di 60 anni, ex dipendente di Asm in pensione, al quale è partito un colpo ad una distanza di circa 400 metri in linea d’aria dalla scuola.
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Ritiro della licenza L’uomo è stato denunciato dalla polizia di Stato per il reato di esplosioni pericolose e danneggiamento, a seguito delle indagini-lampo coordinate dal pm Raffaele Iannella e condotte dalla Digos con il supporto della polizia Scientifica. Immediato il ritiro della licenza di caccia e delle altre armi legittimamente detenute: «Si è reso subito conto dell’accaduto, ma poi se ne è andato a divertirsi nella sua battuta di caccia al cinghiale», ha spiegato il questore Carmine Belfiore.
IL QUESTORE CARMINE BELFIORE SPIEGA L’ACCADUTO – VIDEO
Le indagini Sull’episodio sono immediatamente scattate le indagini da parte della Divisione anticrimine della polizia di Stato: in campo la Digos coordinata dal dirigente Marco Colurci in collaborazione con la polizia scientifica. Indagini che hanno portato all’individuazione del responsabile. Il 60enne è stato segnalato alla Prefettura: sarà emesso un decreto di divieto di detenzione armi.
Il Wwf L’episodio ha scatenano le ire del coordinatore regionale umbro delle guardie del Wwf, Sauro Presenzini. «Non è il primo episodio e non sarà nemmeno l’ultimo e se il prefetto e/o il legislatore regionale non porrà dei limiti, modificando la normativa in senso restrittivo, i gravissimi episodi come quello di Terni si riproporranno sistematicamente».
Armi potentissime E’ da poca iniziata la stagione della caccia «e già si contano morti e feriti. La causa principale è appunto l’uso delle micidiali carabine uso guerra per la caccia al cinghiale e agli ungulati, armi potentissime veramente sproporzionate per l’uso venatorio, armi capaci di abbatterebbero un elefante da una distanza di oltre 2 chilometri. Carabine di uso militare, usualmente usate nel vari conflitti sparsi per il mondo, armi usate dai cecchini, che munite di adeguata ottica, sono micidiali e superprecise a distanze inimmaginabili. Purtroppo però, finiscono colpite anche persone estranee all’attività venatoria: sportivi, cercatori di funghi, escursionisti, amanti dell’aria aperta».
La legge nazionale, continua Presenzini, «vieta l’uso delle armi a canna rigata, appunto le carabine, ad una distanza di sicurezza corrispondente ad una volta e mezzo la gittata massima dell’arma, che tradotto in termini pratici altro non significa, che una carabina utilizzata per la caccia al cinghiale con adeguato munizionamento, vedrà il proiettile esploso, ‘vagare’ per una distanza/gittata utile massima, anche di 4 chilometri. Di conseguenza, la distanza di sicurezza minima per l’utilizzo di queste armi diventa di 6 chilometri».
Le istituzioni La domanda che Presenzini rivolge alle istituzioni, al legislatore regionale è: «Certificato quanto sopra, dov’è quel luogo in Italia che nel raggio di 6 chilometri non veda la presenza di strade, case, ferrovie, vie di comunicazioni, che consenta quindi di utilizzare tali armi in tutta sicurezza? Il ‘gioco’ della caccia può essere praticato mettendo a repentaglio la sicurezza pubblica?» Il coordinatore delle guardie ambientali/venatorie del Wwf chiede al prefetto di Terni e di Perugia, «d’intervenire nell’immediatezza, emettendo un’ordinanza che imponga di utilizzare tali armi solo in condizioni di sicurezza, ovvero di condizionarne l’uso, esclusivamente da posizioni e/o postazioni sopraelevate in maniera tale che l’esplosione del colpo veda sempre una traiettoria del proiettile dall’alto verso il basso, che immancabilmente vedrà scaricare la sua energia a terra e mai vagare in aria per una distanza di chilometri nella speranza che non colpisca qualcuno o qualcosa. L’assessore regionale Fernanda Cecchini, con delega alla caccia, provveda con urgenza a recepire norme di buon senso oltre che di sicurezza, se non vuole sentirsi moralmente responsabile di futuri quanto probabili ‘incidenti’ con morti e feriti per questo macabro gioco.
Effetto collaterale? E l’episodio alimenta dubbi anche sulla carenza di controlli successiva al ‘depotenziamento’ della Polizia provinciale di Terni, impegnata – finché il personale era sufficiente – anche nelle attività di prevenzione in materia venatoria, con controlli costanti su tutto il territorio. Il timore del ‘far west venatorio’ si lega al fatto che, con meno controlli, finiscono per ridursi anche le condizioni di sicurezza e l’attenzione di alcuni cacciatori.