di Fra.Tor.
«Lo chiamano ‘dark web’ perché queste cose finiscono non solo sui social noti, ma anche su gruppi e porzioni di Internet nascoste ai più. Esperienze estreme che possono avere anche un epilogo tragico. In questo senso io e mia moglie, sabato pomeriggio, siamo stati testimoni di qualcosa di allucinante». Vengono i brividi a sentire il racconto di un ternano – si chiama Roberto – contattato da umbriaOn dopo un post-sfogo sulla sua pagina Facebook.
Steso in mezzo alla strada
«Sabato pomeriggio, poco dopo le 18, sono uscito in macchina con mia moglie – racconta – quando, percorrendo via Alfonsine, mi sono accorto che nella carreggiata opposta c’era un gruppo di ragazzini che, telefoni in mano, stavano riprendendo un loro coetaneo steso in mezzo alla strada. Non ci ho pensato nemmeno un secondo, ho fermato la macchina e sono sceso urlandogli di togliersi da lì. Lui è subito fuggito a piedi, ma noi siamo riusciti a fermare alcuni dei ragazzi che stavano riprendendo la scena». Nel pieno dell’agitazione per quello che avevano appena visto, Roberto e sua moglie hanno «chiesto ai ragazzi se si rendevano conto di quanto grave, rischioso e pericoloso fosse quello che stavano facendo. E poi abbiamo voluto sapere chi fosse il giovane che si era steso in mezzo alla strada, per poter risalire alla sua famiglia. Dato che non avevano minimante intenzione di dirci nulla, abbiamo chiamato la polizia che ci ha subito raggiunti con due pattuglie. Nel giro di pochi minuti i poliziotti sono riusciti a risalire a tutte le informazioni di cui avevano bisogno e hanno raggiunto l’abitazione del ragazzo. A quel punto il nostro ‘dovere’ era finito e ce ne siamo andati».
Tanta paura e tanta omertà
Il giorno seguente, dopo il post-sfogo sui canali social, Roberto è stato contattato dalla madre del ragazzo «che mi ha ringraziato per quanto abbiamo fatto e mi ha raccontato che purtroppo nei telefoni dei ragazzi ce ne sono molti di video di questo genere. Video da caricare sui social in cerca di ‘like’ e approvazione da parte dei loro coetanei. Ragazzi che non hanno nemmeno 15 anni che si chiudono in uno scatolone e si metto in mezzo alla strada, rischiando la loro vita per la popolarità sui social. Tutto questo fa paura, da padre di una loro coetanea questo fa molto male. Ma quello che mi ha più lasciato sconvolto – racconta – è che quando quel ragazzo era steso sull’asfalto, chi passava in auto lo schivava, suona in clacson e tirava dritto. Nessuno che si è degnato di fermarsi. Oggi ci si gira dall’altra parte e si va via, senza fermarsi a vedere se magari questi ragazzi hanno bisogno di qualcuno che li riprenda, che li ascolti, che li guidi».