«Ieri è stata deposta la corona in ricordo dell’eroe Aspromonte Luzzi che con il suo sacrificio salvò il ponte Garibaldi, nel corso della nottata qualcuno ha inteso ucciderlo per la seconda volta strappando la corona buttandola nel fiume. Vergogna. Il gesto dimostra quanto sia importante riconoscere l’antifascismo come pratica quotidiana contro la barbarie e chi fascista lo è con violenza e arroganza». Non usa mezzi termini Attilio Romanelli, segretario dello Spi Cgil di Terni e già responsabile della Camera del lavoro, nel qualificare l’accaduto: un atto vandalico ai danni della corona deposta i memoria del partigiano ternano. Alle sue parole fanno seguito quelle dei gruppi consiliari di Pd, M5s, Senso Civico e Terni Immagina: «Apprendiamo con sconcerto dell’atto vandalico compiuto questa notte a ponte Garibaldi – scrivono -, dove era stata deposta una corona in omaggio del giovane ternano, partigiano repubblicano, Aspromonte Luzzi, morto per disinnescare le bombe con le quali i nazisti nel 1944 volevano far saltare in aria ponte Garibaldi. La corona è stata gettata nel fiume nella notte. Esprimiamo ferma condanna e rammarico per il gesto vile che offende la memoria della nostra città e i suoi sentimenti di libertà che la ispirano. Invitiamo il sindaco, che anche quest’anno era assente alle celebrazioni del 13 giugno, ad andare a deporre personalmente e a nome di tutta la città, una corona di fiori a ponte Garibaldi, per esprimere anche fisicamente oltre alle parole che attendiamo, la sua ferma condanna del gesto compiuto da ignoti nella notte».
L’Anpi: «Gesto vigliacco e contrario ai valori democratici»
Dopo l’accaduto, prende posizione anche Anpi Terni: «Sabato 13 giugno – scrive l’associazione – abbiamo ricordato il 76° anniversario della liberazione di Terni dall’occupazione nazifascista, alla presenza delle istituzioni locali e regionali, del signor prefetto e del signor questore, dei rappresentanti delle forze armate e di polizia e delle associazioni combattentistiche, che vogliamo ancora ringraziare. Lo abbiamo fatto rispettando le modalità imposte dalla necessità di salvaguardare la sicurezza di tutti. Per questo motivo abbiamo poi deposto, rispettando le disposizioni ricevute, senza cortei e altre cerimonie, una corona presso la lapide che ricorda il sacrificio del giovane ternano, partigiano repubblicano, Aspromonte Luzzi, morto per disinnescare le bombe con le quali i nazisti nel 1944 volevano far saltare in aria ponte Garibaldi. Questa mattina (lunedì, ndr) abbiamo appreso che la corona è stata rimossa e gettata nel fiume. Un gesto vigliacco – afferma l’Anpi -, nello stile di chi non si riconosce nei valori della Resistenza e della guerra di liberazione che sono alla base della Costituzione repubblicana. Valori a cui la prolusione del professor Marco Venanzi, fatta durante la celebrazione in piazza, ha fatto riferimento e che è stata apprezzata da tutti. Confidiamo che le istituzioni presenti alla celebrazione abbiano la sensibilità di condannare questo gesto che esprime il disprezzo per le libertà e i valori che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini. Continueremo – osserva l’Anpi – nella nostra opera di ricordo e di valorizzazione dei motivi che portarono molti giovani a schierarsi con i partigiani per sconfiggere il fascismo che tanti danni e sofferenze ha causato al nostro popolo. Come diceva il Comandante Bulow: ‘Abbiamo combattuto per la libertà di tutti; per chi era con noi, per chi non c’era ed anche per chi era contro’».
Il sindaco: «Gesto che va contro una memoria condivisa»
Prese di posizioni a cui si aggiunge quella, invocata, del sindaco Leonardo Latini che, nel condannare il gesto, esprime «profondo rammarico e sconcerto per tutti gli atti di vandalismo e di violenza che purtroppo si ripetono con sempre maggiore frequenza, oltraggiosi della memoria di persone che si sono spese per la città e per l’Italia, lasciando un segno forte nella storia e nella memoria della patria. Si tratta di gesti inconsulti, come quello di ponte Garibaldi, che appaiono dunque irrispettosi della necessità delle nostre comunità locali e nazionali di coltivare una memoria condivisa».