di F.T.
Una vicenda spinosa, tutta o quasi interna all’azienda sanitaria del ternano dove il veleno sarebbe scorso a fiumi, sotto forma di inchiostro e non solo. E dove si sarebbe cercato in ogni modo di mettere nei guai l’ex direttore generale dell’Asl4 di Terni, Vincenzo Panella, coinvolgendolo in un’indagine – a sua volta campata in aria – al solo scopo di screditarlo e metterlo alla berlina.
L’inizio La vicenda, su cui ha indagato per mesi la procura di Terni e relativa a fatti avvenuti fra il 2012 e il 2014, prende le mosse dall’indagine avviata dalla procura nei confronti di un dipendente Asl, Aberto Mostarda, inizialmente accusato di utilizzare per scopi personali un’auto di servizio dell’Asl ma anche di aver lucrato con i buoni benzina dell’azienda sanitaria. L’uomo, nel tempo, si è visto archiviare il procedimento penale ma anche assolvere dalla Corte dei conti dell’Umbria che, attraverso la propria magistratura, si era interessata al caso.
La ‘macchinazione’ Dietro quella vicenda, però, per la procura ternana ci sarebbe stato ben altro. In pratica una sorta di ‘macchinazione’, ordita – secondo il pm Elisabetta Massini titolare del fascicolo – da un dirigente dell’azienda sanitaria che avrebbe smosso ‘mari e monti’ per avviare quell’indagine, grazie ad alcune complicità nelle forze dell’ordine, e ‘spingerci dentro’ lo stesso ex direttore generale. Il tutto esercitando pressioni sul dipendente indagato che, però, al tempo si era rifiutato di dichiarare, falsamente, che quell’auto era stata usata da Panella per i suoi scopi personali.
Fango Un guazzabuglio, quello di cui la procura ha cercato di venire a capo, fatto anche di articoli giornalistici ‘ad hoc’, esposti anonimi a raffica, indagini ‘pilotate’, interrogazioni ‘mirate’ nelle assemblee istituzionali del territorio. Tutte azioni con gli stessi medesimi obiettivi: colpire da un lato il dipendente Mostarda che si era rifiutato di denunciare ‘ad arte’ l’ex dg, ma anche quest’ultimo, evidentemente mal sopportato da alcune figure apicali interne all’azienda.
Indagati Oltre a Panella e Mostarda, parti offese anche in ragione dei problemi professionali e di salute accusati, l’indagine – chiusa di recente – vede coinvolte sei persone con ipotesi che spaziano dalla violenza privata alla calunnia, fino alla diffamazione, abuso d’ufficio, atti persecutori e altro ancora. Indagato il dirigente Asl che, per il pm Massini, avrebbe ordito il tutto, ma anche un’ex consigliera comunale, tre rappresentanti delle forze dell’ordine – due carabinieri dei Nas di Perugia e un finanziere – e una funzionaria di un altro ente pubblico.