Terremoto, Norcia: speranza e resistenza

A San Pellegrino sono arrivate le prime casette ma a dieci giorni dal Natale si continua a vivere in tenda. Gli allevatori di Castelluccio: «Ce ne andremo solo per la neve, non lasciamo morire questo paese»

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di Elisa Marioni

Si fa presto a dire ‘terremoto’. Ma quando vedi i segni che ha lasciato, quando parli con chi lo ha subìto sulla propria pelle, quando ti avvicini fino a sentire che, intorno a te, c’è ancora qualche muro che scricchiola o che mentre percorri la strada che porta a Castelluccio qualche sasso ancora rotola a valle le cose assumono tutto un altro aspetto. E valore. Ecco il racconto di una giornata ‘dentro’ il terremoto.

IL FOTORACCONTO DELLA GIORNATA – LA GALLERY

rossi-terremoto-norcia8-copyI bambini ridono e saltellano Hanno sulle spalle nuovissimi zaini neri e gialli, in una mano una busta piena di gadget e nell’altra una bandiera con il numero 46 di Valentino Rossi. Sono i doni natalizi che il pilota ha regalato loro attraverso il suo fan club, arrivato questa mattina a San Pellegrino, frazione di Norcia. Ad accogliere i camion con la scritta VR46 ci sono i piccoli delle zone terremotate di Norcia, Cascia e Monteleone. Qualcuno si aspettava di vedere il proprio beniamino in  carne ed ossa, ma il motociclista non presenzia mai agli eventi di beneficenza da lui promossi. E il suo club si giustifica per il diffondersi della notizia falsa.«Si rischierebbe di spostare l’attenzione su di lui e Valentino non può creare precedenti partecipando ad un’iniziativa perché poi dovrebbe farlo con tutti e non sarebbe possibile», sottolinea il presidente Rino Salucci. Durante la cerimonia di consegna dei kit c’è anche il vicepresidente della regione Umbria Fabio Paparelli e la Polizia che distribuirà poi altri regali. È un modo per festeggiare il Natale in anticipo, anche lì dove la gente dorme ancora nelle tende e la maggior parte delle case sono inagibili.

PARLA IL ‘PORTAVOCE’ DI VALENTINO ROSSI – IL VIDEO

castelluccio-strada-sisma-terremoto5656565565Vivere in tenda Nel campo allestito dalla Protezione civile a San Pellegrino la vita ormai scorre con regolarità. Nella mensa si fa colazione davanti alla tv con pane e nutella, poi si cucina per il pranzo. Oggi è un giorno speciale perché il team di Valentino Rossi pranzerà con i nursini e a preparare sono gli allievi dell’Università dei Sapori di Perugia. Ma c’è anche chi a mangiare in quel tendone ci va tutti i giorni. Una di loro ė la signora Cecilia, 85 anni ben portati, che ha perso la casa ma non si perde d’animo e a forza di trascorrere le giornate con i volontari è diventata quasi una di famiglia. Se ne sta su una panchina a fare l’uncinetto e sorride. Qui non soffre di solitudine e ringrazia costantemente la Protezione civile che le mette a disposizione tutto il necessario per vivere nonostante lei in casa non possa rientrare e viva con il fratello in una roulotte.  «Io qui sto proprio bene, perché me ne dovrei andare?».

IL RACCONTO DI CECILIA – L’INTERVISTA

casette-san-pellegrino-sisma-terremoto6666Le nuove casette Ma a San Pellegrino, forse, qualcuno tornerà in fretta ad avere un tetto sopra la testa. Proprio oggi, a pochi passi dalla tendopoli dove i bambini scartano regali, gli operai sono al lavoro. Sono appena arrivate le casette prefabbricate richieste dopo il sisma del 24 agosto. Ce ne sono sette da 60mq (che potranno ospitare fino a quattro persone) e dodici da 40mq (pensate almeno per due). «Sono case già assemblate – spiega il capocantiere Marco Bocchetta – noi ci occupiamo soltanto di fare i basamenti per poterle poggiare». Si stima che entro la fine di gennaio possano essere riempite. Ma si tratta pur sempre di abitazioni richieste quasi quattro mesi fa. Per ora, di quelle che si sono rese necessarie dopo il 30 ottobre, la gente di Norcia non sa nulla.

IL MONTAGGIO DELLE CASETTE – IL VIDEO 

casette-san-pellegrino-sisma-terremotoLo sfogo Per chi non ha optato per gli alberghi del Trasimeno e per chi non ha trovato altra sistemazione, il tempo a Norcia passa lentamente. È ciò che più pesa alla gente che si appresta a trascorrere il Natale in tendopoli. Per questo, forse, nelle tende si sta il meno possibile: i ragazzi vanno a scuola e restano fuori a studiare, gli adulti anche quando non lavorano preferiscono uscire. «Solo verso le 18.30 l’area si comincia a riempire in attesa della cena», dicono i volontari all’ingresso. Infatti alle 16 nelle due grandi tende c’è solo una signora, a letto e con molta voglia di sfogarsi. La sua casa non è agibile dal sisma del 24 agosto: prima ha dormito in macchina e poi, dopo il 30 ottobre, è arrivata la tenda. Qui sono tutti molto gentili e fanno del loro meglio ma ormai la signora Paola, 52 anni, «non ne può più». Ha deciso di non lasciare Norcia per non costringere la figlia a cambiare scuola e perché il figlio lavora, ma adesso dopo tanti giorni di tenda il mal di schiena di cui soffriva è peggiorato. «Qui dentro è caldissimo – dice – ma i bagni sono lontani e per raggiungerli prendiamo freddo, abbiamo bisogno che si trovi una soluzione».

IL RACCONTO DI PAOLA – L’INTERVISTA

castelluccio-strada-sisma-terremotoCastelluccio paese fantasma C’è un altro posto dove dal 30 ottobre nulla è cambiato. Per arrivarci bisogna salire in macchina con il Soccorso alpino speleologico dell’Umbria e imboccare la strada che da Norcia porta a Castelluccio, ancora impraticabile a chi non ha un permesso speciale. Percorrendola si capisce bene il motivo per cui è ancora chiusa: i tornanti, già impervi in condizioni normali, sono pieni di massi caduti dalla parete rocciosa. Più si sale e più diventa difficile aggirare gli ostacoli finché in cima, poco prima di scoprire la piana, ci si trova davanti a una profonda fessura nel terreno. Ce ne sono tante ma questa stupisce perfino i membri della protezione civile venuti per una settimana dal Piemonte a dare una mano. Quello dell’altopiano è lo spettacolo di sempre: un pastore è seguito da un gregge di pecore e cavalli al pascolo. Ci si accorge degli effetti distruttivi del terremoto soltanto salendo fin su nel centro del paesino.

castelluccio-sisma-terremoto34343Chi resiste Ci sono i militari a sorvegliare, un cane che scorrazza e un unico grande cumulo di macerie. Ma due allevatori, dal paese fantasma e totalmente isolato, hanno deciso di non andarsene, nonostante tutti glielo avessero fortemente sconsigliato. Sono Emiliano e Vincenzo: il primo è oggi l’unico abitante di Castelluccio rimasto, il secondo si è trasferito ad Ascoli ma torna tutti i giorni. Emiliano si è stabilito in un piccolo container per non lasciare i suoi cavalli: «Il tempo è stato buono ma tra massimo una settimana ce ne dovremo andare perché inizierà a nevicare. Questo succede ogni anno ma adesso assume un significato diverso: quando Castelluccio rimarrà del tutto deserto – dicono gli allevatori – farlo tornare com’era sarà ancora più difficile.

IL RACCONTO DI EMILIANO E VINCENZO -L’INTERVISTA

castelluccio-strada-crepa-crepe-sasu-222-sisma-terremotoI sacrifici È proprio per dare un contributo a tenerlo in vita che fino a questo momento Emiliano e Vincenzo soni stati disposti a sopportare sacrifici notevoli. «Qui dal 30 ottobre non c’è acqua corrente – raccontano – ci si lava con l’acqua minerale e si impara a fare a meno del bagno».  Ma le paure riguardano soprattutto il futuro: «Per non lasciar morire Castelluccio bisognerà ripristinare la viabilità, pensare alle attività produttive e agli alloggi dei residenti». E anche loro sanno bene che ci vorrà molto tempo.

 

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