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Home » Tevere, Nera e Paglia: «Fiumi avvelenati»

Tevere, Nera e Paglia: «Fiumi avvelenati»

di Marco Torricelli
11 Maggio 2016
in Ambiente e salute, Apertura 5, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Nemmeno il tempo di leggere tutto lo studio dell’Ispra, che ha messo all’Umbria la maglia nera in quanto a qualità delle acque, che arriva una seconda bocciatura, stavolta addirittura internazionale.

Bomba-mercurio A rendere noti i dati di diversi studi – tutti americani – sono stati i rappresentanti del Movimento 5 Stelle e quello che emerge è che «nei fiumi Tevere e Paglia, in tutto il tratto umbro, ma poi anche fino al mar Tirreno – spiega il consigliere regionale Andrea Liberati – sono state riscontrate percentuali di mercurio notevolmente superiori alla soglia massima considerata di pericolo. Tanto che secondo gli studi fatti dagli americani, il Tevere viene considerato uno dei principali contaminanti proprio del mar Tirreno».

Lucia Vergaglia
Lucia Vergaglia

I rischi Sul territorio, sottolinea Lucia Vergaglia, consigliera comunale ad Orvieto, «i rischi sono elevatissimi, perché il mercurio attacca il sistema neurovegetativo e siccome è contenuto nelle acque, ma anche nei pesci che vi vivono e nei terreni vicini a fiumi e laghi, ovviamente viene ingerito mangiando le cose coltivate, allevate o pescate e non a caso si sta registrando un notevole incremento di patologie da questo derivate nei giovani e nei giovanissimi della zona e a drelo sono i dati degli ospedali».

Dati conosciuti Gli studi, seppur stranieri, «erano pubblici e ben noti alle autorità regionali, sia della Toscana, che dell’Umbria e del Lazio, ma – insiste Liberati – si è sempre taciuta la loro esistenza. Forse per non mettere in imbarazzo laToscana, che a 35 anni dalla chiusura dell’ultima miniera sul monte Amiata non ha mei nemmeno pensato di dar vita ad un programma di bonifica ambientale, anche perché consapevole del fatto che il danno già provocato sarà tale per migliaia di anni a venire».

M5SI metalli pesanti La situazione del Nera, invece, «è decisamente preoccupante per l’altissimo livello di metalli pesanti, cromo e nichel, ma anche Pcb – dice Thomas De Luca, consigliere comunale a Terni – che sono stati certificati da uno studio fatto per conto della ThyssenKrupp Ast e quindi non certo sospettabile di essere di parte. Eppure anche questo sembra non interessare nessuno. I veleni ci sono, è certificato, ma si continua a pescare e nessuno si preoccupa di studiare le possibili correlazioni tra il fiume e le falde o i terreni contigui».

L’Ast Ecco perché, rincara Liberati, «è necessario rivedere l’Autorizazione integrata ambientale (Aia) peraltro scaduta da due anni e di cui è titolare ThyssenKrupp Ast, ma rivederla combinandola con una Valutazione di impatto ambientale (Via) ed è indispensabile che Arpa metta a disposizione, subito, i dati relativi alla presenza di cromo esavalente. Perché quella fabbrica ha fatto casino e i tedeschi devono rimediare».

L’Agenzia Mentre il senatore Stefano Lucidi amplia il discorso: «Stiamo cercando di intodurre, in parlamento, una norma specifica nella discussione che dovrebbe portare alla nascita dell’Agenzia ambientale nazionale, perché secondo noi gli ispettori che dovranno visitare le aziende per verificare se siano rispettate le norme di salvaguardia, devono essere anonimi e scollegati dal territorio, così da garantirne l’indipendenza di giudizio».

 

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