di F.L.
A due mesi esatti dall’ultimo incontro al Mise, con la scadenza dell’anno di cassa integrazione alle porte il 26 febbraio, è arrivato il momento di capire davvero – si spera – se ci sono o no prospettive di reindustrializzazione per la Treofan di Terni. Martedì alle 15 è convocato, in videoconferenza, un nuovo appuntamento sulla vertenza che coinvolge l’azienda del polo chimico in liquidazione, appuntamento che ha tanto il sapore dell’ultimo appello (o quasi).
Quali soggetti in campo?
La tensione tra i lavoratori – in assenza di notizie e aggiornamenti sullo stato di eventuali trattative e progetti di riconversione – è cresciuta nelle ultime ore, tanto che parte di loro lunedì mattina si è ritrovata spontaneamente al presidio allestito davanti ai cancelli della fabbrica. Un luogo che in questi lunghi mesi non è mai stato abbandonato, né idealmente né fisicamente, ma che è tornato a ripopolarsi più copiosamente per tornare a puntare l’attenzione sulla sorte di 130 famiglie. La speranza è che, in queste settimane, aziende e istituzioni abbiano lavorato nel silenzio per costruire un progetto concreto. Ad altre ipotesi gli stessi lavoratori non vogliono crederci, tenuto conto dei proclami, delle visite in fabbrica, dei fondi Pnrr a disposizione e dei nomi altisonanti chiamati in causa (quello della Novamont l’unico finora emerso ufficialmente). Da qui l’input alla chiarezza rivolto alle istituzioni, nazionali, regionali e comunali.
Ci sarà anche Jindal
All’incontro di martedì dovrebbe esserci, oltre al liquidatore Filippo Varazi, anche Manfred Kaufmann, ceo di Jindal Films Europe: il manager tedesco ha confermato ai rappresentanti del dicastero la sua presenza in una sgrammaticata mail – Google translate avrebbe saputo fare meglio – inviata durante le feste natalizie. Nella lettera ha spiegato di lavorare intensamente per il re-impiego dei dipendenti dello stabilimento di Terni e di aver incontrato recentemente potenziali investitori, utilizzando anche il periodo delle feste per portare avanti il processo di reindustrializzazione. Una mail, questa, ancora più beffarda laddove Kaufmann – dopo aver chiuso il sito ternano senza un concreto motivo – ha annunciato nuovi investimenti per 50 milioni di euro a Brindisi, che punta a diventare il più grande stabilimento della multinazionale in tutta Europa. Anche per questo le istituzioni dovranno dare risposte, martedì, alle 130 famiglie da oltre un anno nel limbo.