Sono in 46 ad essere finiti nei guai, che si aggiungo alle 59 già deferite nel primo quadrimestre del 2o15 per gli stessi motivi. Tutte persone residenti nella Provincia di Perugia e ritenute responsabili di aver costituito finti rapporti di lavoro finalizzati a creare false posizioni previdenziali e assicurative in favore di cittadini extracomunitari.
I carabinieri A scoprire tutto sono stati i carabineri del Nucleo ispettorato del lavoro di Perugia, comandato dal luogotenente Angelo Borsellini, nel corso di attività istituzionale finalizzata alla repressione del favoreggiamento all’immigrazione clandestina e delle truffe degli istituti previdenziali: che hanno spedito tutto il materiale alla procura della repubblica.
La storia L’indagine era iniziata da una segnalazione effettuata dallo Sportello unico per l’immigrazione del capoluogo regionale, che ha rilevato alcune incongruenze sulle istanze presentate da alcuni studenti stranieri, per ottenere la conversione del proprio permesso di soggiorno da studio a lavoro. Gli investigatori hanno così scoperto che un cittadino marocchino 32enne, già titolare di una piccola impresa edile individuale, aveva utilizzato la propria ditta per simulare ben 48 rapporti di lavoro con altrettanti cittadini stranieri, tutti di origine magrebina, tranne uno di origine albanese.
I ‘lavori’ I falsi rapporti, costituiti mediante comunicazioni telematiche alla banca dati del ministero del lavoro e delle politiche sociali, effettuate da professionisti risultati estranei ai fatti, sono stati poi utilizzati dai cittadini extracomunitari per ottenere fraudolentemente indennità di disoccupazione e titoli di soggiorni non dovuti.
Nello specifico sono state accertate 13 truffe ai danni dell’Inps (di cui una sventata proprio dall’intervento ispettivo), per un importo complessivo di circa 68 mila euro di indennità di disoccupazione fraudolentemente ottenuta. Da annoverare, inoltre, anche il tentativo, da parte di due falsi lavoratori, di ottenere una misura alternativa alla detenzione, a seguito delle rispettive istanze da essi presentate al tribunale di sorveglianza, proprio basate sul finto impegno lavorativo.
I ‘permessi’ Sul versante dell’immigrazione clandestina sono invece stateaccertate 29 pratiche di rinnovo di permessi di soggiorno, tutte fraudolentemente motivate dal finto rapporto di lavoro. Otto, invece, sono le pratiche di conversione del permesso di soggiorno da studio a lavoro, che sono state bloccate.
I capi di imputazione I reati contestati vanno dalla truffa aggravata e continuata, alla contraffazione di documenti di soggiorno, favoreggiamento alla permanenza all’immigrazione clandestina al fine di lucro e falso. L’attività investigativa ha permesso di scoprire che la ditta in questione era di fatto inesistente e priva di qualsiasi bene immobile e strumentale e la cui attività era di fatto cessata già da diversi anni. L’impresa era stata però mantenuta formalmente attiva, solo per perseguire illeciti profitti, considerato che le indagini hanno evidenziato (almeno in un caso) un tariffario di 500 euro per ogni falsa pratica di assunzione.