Umbra Cuscinetti: «Bonus, non regalo»

Alle Rsu non è andato giù che il premio di 1.200 euro sia stato fatto passare come «un atto di generosità» dell’azienda

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Le relazioni con la proprietà sono sicuramente ‘buone’, ma ai sindacati della Umbra Cuscinetti di Foligno non è andato giù che il premio di 1.200 euro elargito ai lavoratori, sia stato fatto passare – dicono, loro, dalla stampa – come un’elargizione, un «regalo fatto al termine di un’annata fortunata». E ci tengono a dirlo.

«Elemento strutturale» In una nota, le rappresentanze sindacali unitarie dell’azienda spiegano come il premio sia «un elemento strutturale, non una tantum, corrisposto sulla base di un accordo tra direzione e rsu e che prevede un importo variabile a seconda del risultato conseguito, in questo caso massimo».

Condivisione «Se la Umbra Cuscinetti è una delle poche realtà della nostre regione che gode di buona salute – spiegano i sindacati – lo si deve alla sua capacità di proiettarsi in un’ottica di innovazione e ricerca, in una strategia di internazionalizzazione e all’abilità di saper investire anche quando le cose andavano meno bene». Per sostenere passaggi impegnativi, secondo i sindacati, è però necessaria «una condivisione a tutti i livelli e in questo processo i lavoratori e i sindacati non sono un fattore senza voce in capitolo».

La precisazione Pertanto «se 700 lavoratori oggi trovano un notevole riscontro in busta paga – scrivono i rappresentanti – lo devono oltre che al buon andamento aziendale, al loro impegno quotidiano serio e professionale, alle buone relazioni sindacali, alla condivisione dei valori e ad un’idea di partecipazione non limitata solamente alla condivisione degli utili».

Nota negativa In un contesto ‘rose e fiori’, l’unica nota negativa riscontrata dalle rsu della Umbra Cuscinetti è che «per il 2015 il governo non ha rifinanziato la detassazione della produttività. Si parla tanto dei famosi 80 euro di Renzi ma, come al solito, il maggior beneficiario del nostro lavoro sarà ancora una volta lo Stato, lo stesso che alla maggior parte dei lavoratori chiede tanto e concede davvero poco».

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