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Home » Umbria, formazione professionale: «Serve una riforma»

Umbria, formazione professionale: «Serve una riforma»

di Francesca Torricelli
4 Agosto 2021
in Attualità
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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«Istruzione tecnica superiore e riforma del sistema della formazione professionale: è da qui che passano le maggiori chances di crescita delle imprese e la creazione di nuovi posti di lavoro. E questo è il momento giusto per agire». Ad affermarlo sono 9 associazioni d’impresa (Cna, Confartigianato, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confcooperative, Legacoop, Coldiretti e Cia), che al riguardo hanno inviato un’istanza specifica alla Regione dell’Umbria. A cominciare dalla richiesta di istituire almeno altri due Its (istituti tecnici superiori) che vadano ad aggiungersi all’unico al momento esistente in Umbria. «Solo un aumento delle competenze professionali di imprenditori, lavoratori ma anche di giovani disoccupati sarebbe in grado di farci superare anche le più ottimistiche previsioni di crescita per il 2022/2023. Che quello della formazione tecnica superiore sia un asset fondamentale per la crescita lo ha già intuito il governo nazionale che, non a caso, su questo capitolo ha appostato sul Pnrr circa 1,5 miliardi di euro, cinque volte le risorse attuali, prevedendo di arrivare a 20 mila diplomati annuali contro i 5 mila di oggi. Numeri, peraltro, ancora largamente inferiori a quelli di altri paesi europei anche per quanto riguarda i ragazzi che frequentano queste scuole post-diploma, che sono 750 mila in Germania, 530 mila in Francia, 400 mila in Spagna, 270 mila nel Regno Unito contro i circa 16 mila dell’Italia».

I percorsi migliori

«Da un lato una nuova un’amministrazione regionale, dall’altro la necessità di individuare i percorsi migliori per facilitare la ripresa. In mezzo ci sono le risorse del Pnrr e quelle della programmazione del fondo sociale europeo (Fse) per il periodo 2021/2027. In teoria siamo di fronte alle condizioni ideali per rafforzare l’offerta di formazione tecnica superiore, andando ad aumentare il numero degli Its con una forte diversificazione degli indirizzi esistenti. Pensiamo a due nuove fondazioni, ma il loro numero potrebbe tranquillamente aumentare per riuscire a garantire risposte certe alle domande di maggiori competenze professionali provenienti dal mondo delle imprese, anche delle più piccole. Sulla base delle stime e delle risorse governative, l’Umbria potrebbe passare dagli attuali 150 ad almeno 600 diplomati ogni anno. Ma per spingere ancora di più sulla crescita si potrebbe pensare anche a risorse aggiuntive provenienti dal Fse eventualmente rese disponibili dalla Regione, per arrivare a diplomare un migliaio di ragazzi all’anno. Il rafforzamento degli Its potrebbe rappresentare il primo passo di un’evoluzione della filiera della formazione professionale che coinvolga anche gli altri strumenti esistenti e ne aggiunga di nuovi. Il nostro obiettivo non è solo dare risposte alle esigenze di competenze medio-alte provenienti dalle imprese. Vogliamo anche riavvicinare al mondo del lavoro i giovani, cioè coloro che stanno pagando il prezzo maggiore, anche in termini occupazionali, degli effetti della pandemia. Infine, dobbiamo riuscire a intercettare anche i cosiddetti Neet, una categoria di persone, soprattutto ragazzi, che non lavorano, non cercano un impiego, né studiano. Un’autentica piaga sociale, senza la cui soluzione una società non può evolversi».

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