Umbria, il consiglio regionale approva il ‘Piano di gestione integrata dei rifiuti’

Dopo un lungo dibattito, durato diverse ore, i voti favorevoli sono stati 13 e 6 i contrari. Un consigliere si è astenuto

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Con il voto favorevole dei consiglieri di maggioranza, a cui si è aggiunto quello di Fora (Patto civico), astenuta Porzi (Misto), contrari gli altri sei consiglieri della minoranza, il consiglio regionale ha dato il via libera al Piano regionale di gestione integrata dei rifiuti.

Il Piano regionale di gestione integrata dei rifiuti

Il Piano individua 6 obiettivi generali: Ridurre la produzione dei rifiuti; Minimizzare lo smaltimento in discarica con il conferimento massimo del 7 per cento del totale rifiuti urbani entro il 2030, con cinque anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale; Incrementare quali-quantitativamente la raccolta differenziata al fine del raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio e recupero dei rifiuti (indice di Riciclo al 65 per cento entro il 2030) con cinque anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea e nazionale; Uniformare le modalità dei sistemi di raccolta; Aumentare la conoscenza e promuovere l’adozione di comportamenti consapevoli e responsabili in tema di rifiuti ed economia circolare; Razionalizzare e ottimizzare il sistema impiantistico nel rispetto del principio di prossimità ed al fine del contenimento dei costi. Sarà l’Auri a decidere la localizzazione puntuale dell’impianto di termovalorizzazione, la cui messa in esercizio viene prevista per il mese di gennaio 2028, segnando così l’interruzione del conferimento in discarica dei rifiuti derivanti dal ciclo di gestione dei rifiuti urbani che potranno essere recuperati dal punto di vista energetico. Rispetto alla localizzazione del termovalorizzatore la Regione ha provveduto a definire le mappe delle aree non idonee del territorio regionale.

Relazioni di maggioranza e opposizione

Valerio Mancini (Presidente Seconda commissione – relatore di maggioranza): «Oggi si pone in atto l’azione di uno degli atti più importanti della programmazione regionale. Il Piano dei rifiuti era atteso da 8 anni, in un’ottica di adeguamento normativo già in ritardo con il vecchio piano. Mai è stata affrontata in maniera sostenibile la gestione dei rifiuti, puntando sul tema dell’impiantistica più primordiale come la discarica. Con questo piano si mira a consentire ai territori di avere meno discariche, vogliamo sostenere il sistema della sostenibilità ambientale come ci chiede l’Europa e soprattutto vogliamo centrare l’obiettivo sull’abbassamento delle tariffe per le imprese e le famiglie, che oggi pagano troppo rispetto alla media nazionale. La chiusura del ciclo dei rifiuti coglie questo obiettivo». Mancini ha quindi ripercorso le varie tappe dell’atto in Commissione ricordando che «nel decreto legislativo ‘152/2006’ è previsto che le Regioni provvedano alla valutazione della necessità di un aggiornamento dei piani di gestione dei rifiuti almeno ogni 6 anni, e che costituiscono parte integrante del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, i piani per la bonifica delle Aree inquinate. Il quadro legislativo, inoltre, con la entrata in vigore delle modifiche normative conseguenti il recepimento delle Direttive europee costituenti il cosiddetto pacchetto per l’economia circolare ha subito recentemente importanti riforme e modifiche, stabilendo ulteriori obiettivi sfidanti da raggiungere entro un arco temporale limitato. In ambito Comunitario la Commissione europea ha fissato quale condizione abilitante per l’accesso ai fondi finanziari della politica di coesione per il ciclo di programmazione 2021-2027 anche la ‘Pianificazione aggiornata della gestione dei rifiuti’, ed il mancato rispetto della predetta condizionalità abilitante costituisce vincolo ostativo per l’accesso da parte anche della Regione Umbria ai fondi finanziati dalla politica di coesione per il ciclo di programmazione 2021-2023. Tra i nuovi obiettivi, inoltre, non si può non rammentare la riduzione progressiva dello smaltimento in discarica che, al 2035, non potrà essere superiore al 10%. Il Piano regionale di gestione dei rifiuti della Regione Umbria è stato approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 301 del 5 maggio 2009, e tale Piano affronta in maniera sinottica la materia rifiuti, in ottica di economia circolare e quindi più in generale in ottica di sviluppo sostenibile. Tale Piano è stato adeguato alle modifiche normative intercorse con Deliberazione della Giunta Regionale del 23 Marzo 2015, e deve pertanto essere aggiornato. Il Piano, pertanto, risulta essere scaduto. Il Piano risulta coerente con il Programma Nazionale per la Gestione dei Rifiuti (PNGR), revisionato nella sua versione definitiva a valle della procedura di VAS, Programma che è stato inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) come una delle riforme principali della missione sull’economia circolare (M2C1), con l’obiettivo di colmare il gap impiantistico, aumentare il tasso di raccolta differenziata e di riciclaggio al fine di sviluppare nuove catene di approvvigionamento di materie prime seconde dal ciclo dei rifiuti, in sostituzione di quelle tradizionali e contribuire alla transizione energetica, oltre ad incentivare le iniziative private per lo sviluppo di un’economia sostenibile e circolare. La Commissione ha iniziato ad esaminare il Piano lo scorso 14 dicembre 2022 a cui è seguita una corposa fase partecipativa. In merito all’atto è stata acquisita, inoltre, la deliberazione del CAL (n. 29 del 16 novembre 2022), con la quale il medesimo organo ha espresso parere favorevole con osservazione e raccomandazione: sollevare l’AURI dalla decisione sulla localizzazione del termovalorizzatore, rimettendo in capo alla Regione la scelta del posizionamento più idoneo. In Commissione sono stati ascoltati i Sindaci e i gestori degli impianti della provincia di Perugia e, successivamente, i Sindaci e i gestori degli impianti della provincia di Terni. Sono intervenuti, con approfondite riflessioni sul testo del documento e con proposte tecniche e strutturali, oltre al direttore di Auri, i massimi rappresentanti di Vus, Sogepu, Sia, Gest, Tsa, Asm Terni, Acea Ambiente. Per i Comuni interessati dagli impianti, sono stati invitati e hanno preso parte alla riunione sindaci e amministratori dei comuni di Città di Castello, Foligno, Terni, Marsciano, Magione, Panicale, il presidente dell’Unione dei Comuni del Trasimeno e sindaco di Castiglione del Lago, Matteo Burico. È stata poi la volta di rappresentanti di Auri, Comune di Perugia e Gesenu ed è emersa una sostanziale condivisione rispetto alla strutturazione del documento. La fase di audizioni ha visto anche i rappresentanti di Cgil e Cisl ed è emerso che sarebbe ‘mancata una reale consultazione con le organizzazioni durante la redazione del documento, nel quale non sarebbero presenti una visione complessiva dell’Umbria e i necessari collegamenti con gli altri atti strategici di programmazione’. Sono stati quindi ascoltati i rappresentanti di varie associazioni ambientaliste che hanno espresso critiche al Piano individuando una forte criticità dovuta alla ‘scarsa ambizione’ del documento che non indicherebbe quali strumenti saranno messi in campo per raggiungere gli obiettivi. Successivamente, il 3 ottobre scorso l’assessore Morroni è intervenuto in Commissione preannunciando proposte di emendamento in accoglimento delle osservazioni espresse in Commissione. Due emendamenti, approvati, prevedono in sostanza la riaggregazione di due livelli di governance, assemblando la fase di raccolta, spazzatura e trasporto con i servizi di smaltimento e trattamento. I servizi potranno essere organizzati in un massimo di due ambiti territoriali. E’ stato anche sottolineato che presso le discariche di Borgo Giglione, Belladanza e Le Crete potranno essere conferiti esclusivamente rifiuti solidi urbani di provenienza regionale. Viene anche specificato che gli affidamenti dei servizi avverranno nel rispetto della salvaguardia dei livelli occupazionali attuali e dei livelli retributivi. L’affidamento del servizio di termovalorizzazione dovrà avvenire con le modalità del project financing. Sono stati esaminati anche 20 emendamenti proposti dal consigliere De Luca. La Commissione ne ha approvati due: il primo riguarda la promozione di una rete regionale degli eco compattatori attraverso la GDO (Grande Distribuzione Organizzata). In sintesi la Regione sarà chiamata a promuovere l’installazione di 20 eco-compattatori distribuiti nelle aree a maggiore densità abitativa dell’Umbria. Il secondo emendamento riguarda la realizzazione di centri di riuso e riparazione al fine di ridurre alla fonte la produzione di rifiuti ingombranti, materiali legnosi e metallici, grandi e piccoli elettrodomestici. Successivamente sono stati esaminati ulteriori emendamenti presentati dall’assessore Morroni, sostitutivi dei paragrafi 4.1.2 “Il Servizio di Trattamento e Smaltimento” e 4.3.8. “Allineamento delle Gestioni” della relazione generale allegata all’atto n. 1510, entrambi approvati dalla Commissione. Viene in sostanza reso compatibile e omogeneo in tutti i territori l’avvio delle disposizioni previste nel nuovo Piano regionale gestione rifiuti con le scadenze scaglionate negli anni degli attuali contratti di servizio (il contratto dell’Ati 1 scadrà nel 2037, Ati 2 nel 2024, quello dell’Ati 3 nel 2027 ed Ati 4 nel 2029. Viene anche evidenziato che solamente in esito all’aggiudicazione della gara per la realizzazione del termovalorizzatore regionale sarà possibile conoscere con esattezza la localizzazione di questo impianto e di conseguenza quantificare con esattezza i costi di trasporto da porre a base di gara. Con questo emendamento viene di fatto fissata una tabella temporale di adempimenti che l’Auri dovrà porre in essere affinché si giunga al 31 dicembre 2027 con il termovalorizzatore ultimato e la gara per l’affidamento dei servizi di superficie, trattamento e smaltimento in corso. In questo modo si potrà passare alla fase di regime del Piano a partire da gennaio 2028, quindi centrare l’obiettivo del conferimento rifiuti in discarica inferiore al 10 per cento e conseguentemente avere sufficiente spazio residuo nelle tre discariche regionali tale da scongiurare l’ampliamento. L’altro emendamento ha tenuto conto di una precedente proposta emendativa di iniziativa di De Luca (riciclo materiali assorbenti) che l’assessore ha provveduto a riscrivere. Si prende in sostanza atto dell’importante progetto finanziato dal Pnrr per il recupero dei pannolini, che l’attuale gestore dell’Ati 2 sta realizzando presso il sito di Ponte Rio di Perugia. Sono stati esaminati inoltre gli emendamenti presentati dai consiglieri Bettarelli, Bianconi e De Luca e la Commissione ha approvato l’emendamento al paragrafo 4.3.4 “Tariffazione del Servizio” della relazione generale medesima. Con questo emendamento si prevede che la Regione Umbria e l’Auri promuovano l’adozione di sistemi di tariffazione puntuale anche con meccanismi incentivanti. Nonostante quindi i due anni di Covid, che hanno di fatto rallentato l’attività amministrativa, oggi siamo pronti ad approvare un atto che darà stabilità ad ambiente, imprese e famiglie. Il nuovo Piano dei rifiuti creerà indubbiamente opportunità su cui l’Auri sarà chiamato a lavorare e a centrare importanti obiettivi».

Thomas De Luca (M5S-relatore di minoranza): «Parto dai programmi con cui siamo stati eletti in questa Assemblea: la coalizione poi perdente, con candidato Bianconi, parlava di economia circolare, chiusura del ciclo attraverso impianti a massimo recupero di materia. L’obiettivo era previsto non solo nella raccolta differenziata, ma anche nel creare nel territorio regionale un vero e proprio tessuto industriale delle materie prime favorendo la verticalizzazione dei processi produttivi, un piano finalizzato alla creazione di piattaforme di materiali riciclabili. Promuovere poi la realizzazione di microimpianti di prossimità e dichiarare guerra agli inceneritori e superamento di quelli già esistenti. La coalizione che ha invece vinto le elezioni prevedeva di ‘disincentivare il ricorso allo smaltimento in discarica o all’incenerimento che in presenza di un sistema di raccolta e riciclo efficiente sarebbe anti economico in una realtà piccola come l’Umbria’. Quindi, dal dibattito scaturito in Commissione chi ha cambiato idea non siamo stati certamente noi. Il Piano presenta criticità estremamente evidenti. Secondo la Giunta, il piano economico finanziario è stato basato sulla scelta della termovalorizzazione perché più vantaggioso. Ma il piano economico finanziario del termovalorizzatore si basa su una valutazione dell’Enea del 2007. Prendendo semplicemente a riferimento i costi della realizzazione dell’inceneritore di Parma del 2012 emerge che i costi lievitano da 130 a 200 milioni di euro. Si può bene immaginare come ad oggi i costi di realizzazione siano ben superiori a quelli previsti. Il fatto che per i cittadini diminuiranno le tariffe è dunque pura fantasia anzi, rispetto alla discarica potrebbero aumentare. Questo è un piano finalizzato a produrre rifiuti. Qualora il sistema si dovesse allineare al risultato consolidato di Terni, la quantità di rifiuti indifferenziati che finirebbe in discarica sarebbe di sole 123mila tonnellate e quindi ben al di sotto del quantitativo minimo di vita ed esistenza per l’inceneritore. Tra il 2010 e 2020 i rifiuti in Umbria si sono ridotti di oltre il 20 per cento ed il trend è in totale diminuzione anche grazie a specifiche normative. È evidente come questo Piano prenda a riferimento una quantità di rifiuti ridotta del solo 4,4 per cento, percentuale che si riferisce soltanto alla diminuzione demografica. È un piano che pone al 2035 l’obiettivo del 75 per cento di differenziata: l’Ati 4 è passato dal 40 per cento di differenziata ad oltre il 70 per cento in un anno e mezzo. Qui si pretende invece di fare un aumento di 9 punti percentuali in 12 anni. Quindi si tratta di un piano con il freno a mano tirato volto ad impedire che si faccia raccolta differenziata e riciclo e che si riducano i rifiuti. Non viene prevista impiantistica per il recupero di materia. La previsione, alla fine, è di bruciare quindi il tal quale all’interno dell’inceneritore. Nel mondo non c’è riferimento di un impianto di queste dimensioni costruito in tre anni. È chiaro dunque che si arriverà purtroppo ad un’emergenza discariche. Con questo piano si avrà anche un negativo impatto occupazionale. Il Cal chiedeva inoltre la presa di responsabilità da parte della Regione della scelta della collocazione dell’impianto di termovalorizzazione ed è giusto che la Giunta regionale si assuma questa responsabilità e non prevederla in capo all’Auri e quindi sui Sindaci».

Interventi

Michele Bettarelli (Pd): «Credo fortemente nello sviluppo sostenibile e nell’economia circolare. Su questi requisiti dobbiamo basare la gestione del ciclo dei rifiuti. La Regione con questo piano compie scelte basate sulla chiusura del ciclo attraverso l’incenerimento. Esistevano altre alternative, per ridurre i rifiuti ad un punto tale da rendere antieconomico la realizzazione di un inceneritore, puntando poi su accordi interregionali e sul css. Rischiamo infatti di costruire un inceneritore e di vedere bruciate 100mila tonnellate di css da fuori regione nei cementifici di Gubbio. Si potevano sfruttare di più e meglio i fondi Pnrr e comunitari a disposizione. Condivido l’obiettivo del superamento delle discariche. A Città di Castello c’è una discarica che resterà in funzione. Al primo gennaio 2028 si dovrebbe incenerire la prima tonnellata di rifiuti ma conoscendo i tempi della burocrazia questo difficilmente avverrà e lo stesso sistema delle discariche potrebbe andare in difficoltà. Gli emendamenti della Giunta sono andati incontro alle richieste degli amministratori che abbiamo ascoltato. Positivo l’accoglimento dell’emendamento sulla tariffa puntuale di cui ero primo firmatario, che mira a premiare chi differenzia di più. È corretto premiare chi fa meglio, cercando al contempo di aiutare chi invece è più indietro. Rimane la questione dirimente della localizzazione dell’impianto di incenerimento. Emerge una carenza del potere decisorio della Regione che demanda all’Auri la scelta. Abbiamo presentato un emendamento proprio su questo, che è stato bocciato in Commissione e che ripresentiamo oggi proprio affinché sia la Regione a esercitare questo ruolo, difficile ma importante. Il Cal ha espresso parere favorevole sul Piano, con una maggioranza risicata, con l’osservazione/raccomandazione di sollevare l’Auri dalla decisione sulla localizzazione del termovalorizzatore. Posizione che è stata ribadita in Commissione. Sindaci e politici di destra che avevano espresso certe posizioni ora hanno ammorbidito le loro posizioni, accettando di fatto che sia il privato a scegliere dove costruire l’inceneritore».

Fabio Paparelli (Pd): «Ci sono una serie di buoni motivi per votare contro questo Piano, che risulterà inattuabile e ci porterà ad una situazione di emergenza. Che entro i prossimi sei mesi si attivi l’iter è molto improbabile, visto che ci saranno le elezioni amministrative, poi le europee e le regionali. Prima di un anno e mezzo l’iter non sarà avviato. Le scelte strategiche vengono rinviate ai sindaci mentre è in corso la campagna elettorale. L’assessore Morroni aveva nominato un gruppo di esperti che ha elaborato tre proposte: quella scelta è la peggiore. Ci troveremo con un nuovo inceneritore e con il css importato da altre regioni bruciato in Umbria. Manca inoltre la previsione del cosa fare nel periodo di transizione, che rischia di penalizzare le zone dove già sono attivi i termovalorizzatori. Non ci sono azioni coraggiose per ridurre la produzione dei rifiuti e per il sostegno al riutilizzo della materia riciclata. La dimensione dell’inceneritore, da 160mila tonnellate, porterà a fare passi indietro sulla raccolta differenziata: per renderlo sostenibile dovremo ridurre la raccolta differenziata. Tutto questo mi porta a votare contro questo Piano».

Thomas De Luca (M5S): «La battaglia contro questo piano dei rifiuti dentro a questo consiglio è persa perché voi avete già deciso da tempo di costruire un inceneritore. La battaglia si sposterà nei territori in cui voi vorrete realizzare questo impianto. Vedremo come sarete in grado di spiegare ai cittadini le vostre scelte. Sono le regole che avete scritto voi che impediscono di poter gestire i rifiuti. L’inceneritore non elimina le discariche, anzi il vostro piano creerà una emergenza discariche. Un impianto di incenerimento di questo tipo non è a impatto zero, ma avrà un impatto sanitario e ambientale molto pesante. È allucinante che nei verbali del comitato tecnico scientifico sia scritto che non c’è alcuna valutazione di impatto sanitario perché avrebbe creato allarme nella popolazione. Questo piano è una costante contraddizione nei termini e nei fatti. L’obiettivo di questo piano non è gestire i rifiuti ma costruire l’inceneritore. Voi la scelta l’avete presa anni fa in altri tavoli e avete deciso che l’inceneritore andava fatto. Per questo non accoglierete neanche un emendamento. Oggi in regione abbiamo un livello di dotazione impiantistica doppio rispetto alla produzione attuale di organico, quindi pienamente in grado di accogliere una migliore raccolta differenziata. Le grandi differenze tra comuni nella raccolta differenziata dipende dai sistemi messi in atto. Per l’organico abbiamo già una dotazione impiantistica in grado di aumentare la raccolta differenziata e ridurre lo scarto. Però non abbiamo una dotazione impiantistica della plastica. Sarete costretti a realizzare una nuova discarica. Ci sono dati incontrovertibili. Bruciare il talquale o portare i rifiuti in discarica costa il doppio ai cittadini».

Andrea Fora (Patto civico): «Da civico riformista voterò il nuovo piano regionale rifiuti. Si tratta di un tassello decisivo per il futuro dell’Umbria, che fa uscire la nostra regione dalla politica degli struzzi. Il piano proposto è stato considerato ragionevolmente da tutte le rappresentanze del settore. Lo voterò con la consapevolezza che è un piano migliorabile e perfettibile, ma un punto di partenza che finalmente fa si che la politica si assuma un atto di responsabilità. Dopo 15 anni di difficoltà e di stallo, era il 2009, oggi il Consiglio si appresta ad approvare uno degli atti decisivi di questa legislatura. Con questo piano l’Umbria avrà impianti per la chiusura del ciclo rifiuti. Un percorso lungo, non facile. Un percorso di apertura e lucidità istituzionale che ha accolto emendamenti migliorativi. Il piano rappresenta un’assunzione di responsabilità nei confronti della tutela dell’ambiente. Un approccio strettamente ideologico ha prodotto molti danni. Serve un approccio riformista e non ideologico. Il piano ridisegna la realtà della regione fino al 2035. Si tratta di uno strumento strategico fondamentale per governare la gestione dei rifiuti favorendone il recupero. Gli obiettivi sono quelli di tutelare l’ambiente, incidere sui costi, evitando l’eccessivo ricorso alla discarica. Il piano fa uscire l’Umbria dalla politica degli struzzi. Non si può più continuare a nascondere i rifiuti in discarica, né per le norme europee né per il rispetto dell’ambiente. Mediaticamente le discariche producono meno allarme di un termovalorizzatore, ma in realtà è il tema delle discariche che è il modello di smaltimento più inquinante. Giusto lavorare per scongiurare l’ampliamento delle discariche attuali. Non è più possibile avere una regione così piccola con una raccolta rifiuti a macchia di leopardo: serve omogeneizzare gli standard. La raccolta differenziata, a fronte di costi elevati, non appare come possa risolvere il problema del conferimento in discarica. Per anni c’è stata una falsa comunicazione: più ricicli e meno costeranno i rifiuti. Un messaggio sbagliato perché il servizio continua ad aumentare i costi. Serve intervenire, andando verso la raccolta differenziata con cassonetti stradali, riducendo i costi e gli infortuni sul lavoro. Servono standard uguali per tutti i cittadini. La riduzione della produzione dei rifiuti all’origine è un obiettivo meritevole ma non in antitesi con un termovalorizzatore regionale di proprietà pubblica. Il termovalorizzatore è complementare alla raccolta differenziata. Le discariche impattano negativamente su ambiente e salute pubblica. Economia sostenibile e termovalorizzatori sono complementari e non sostitutivi. Fondamentale che si sia addivenuti a quanto richiesto da sindaci e sindacati, con bandi che tengono insieme il servizio di raccolta e di gestione. È molto positivo che i servizi per la raccolta dovranno essere affidati insieme ai servizi impiantistici. Positivo che l’affidamento dovrà tenere conto delle attuali condizioni in corso, e della salvaguardia degli attuali lavoratori. Sulla localizzazione dell’impianto c’è stata una scelta politica: l’impianto rimane pubblico. C’è un’assunzione di responsabilità rispetto alla scelta del progetto, mentre viene lasciata alle imprese una valutazione argomentata rispetto al maggior equilibrio economico che un progetto imprenditoriale può raggiungere».

Simona Meloni (Pd): «Nel 2016 un leader di partito di questa maggioranza sosteneva i consiglieri che avevano occupato il Consiglio regionale contro le scelte del vecchio Piano dei rifiuti. Serve una profonda conoscenza tecnica e tecnologica di questo settore per prendere decisioni. Il Piano del 2009 era più coraggioso ed anche trasparente rispetto all’attuale. E prevedeva un apporto residuale delle discariche. La situazione attuale è stata ampiamente studiata. In Umbria alcuni territori superano il 70% di raccolta differenziata. Esistono molte buone pratiche da tenere in considerazione. I bravi amministratori che abbiamo avuto hanno portato risultati importanti. L’Auri rappresenta tutti i 92 Comuni dell’Umbria e deve mettere a sistema gli impianti presenti sul territorio, che hanno garantito la sostanziale autosufficienza del sistema regionale. Non ci si sta quindi muovendo in un deserto ma in un contesto dove molto era stato fatto. Il superamento delle discariche avverrà solo nel 2028. Rimangono dei nodi irrisolti. Come la gara concessionaria: nel sub ambito 2 i gestori si stanno trovando in difficoltà perché ad un anno dalla scadenza non è chiaro quando e come si svolgerà la gara per il rinnovo. Per la gara si dovrà prima individuare il sito dove verrà costruito l’inceneritore, senza però prevedere una regolamentazione per il periodo transitorio. L’individuazione del luogo dove realizzare il termovalorizzatore dovrebbe competere a sindaci e amministrazioni che saranno interessate dalle elezioni. Senza sapere dove verrà realizzato l’inceneritore sarà difficile stimare i costi di trasporto. L’impianto da 160mila tonnellate è sovrastimato rispetto alla produzione dei rifiuti dell’Umbria, regione che sta riducendo la sua popolazione e che probabilmente produrrà meno rifiuti per la riduzione dei consumi e per l’ottimizzazione degli imballaggi. Quando l’inceneritore sarà ultimato la produzione dei rifiuti sarà quindi insufficiente per alimentarlo. Voteremo contro questo Piano».

Tommaso Bori (Pd): «Sbagliato confondere idee e valori con le ideologie. L’ambiente non è un tema condiviso e comune. Non a caso il cambiamento climatico viene negato dalla destra. Voterò contro questo Piano e trovo assurdo che chi è stato eletto in opposizione a questa destra voti questo Piano. Quando si è viene eletti a rappresentare una minoranza istituzionale non si fanno scelte in soccorso di chi governa. L’atto che votiamo impatta sulla salute di tutti a causa degli effetti degli inquinanti. Non si tratta di un semplice atto burocratico. E non è vero che aumentare il riciclo aumenta i costi».

Vincenzo Bianconi (Misto): «Non si possono relegare visioni diverse a visioni ideologiche, questo è offensivo. Dobbiamo confrontarci sulla nostra visione di futuro, dobbiamo chiederci quali saranno gli effetti di queste scelte nei prossimi 30 anni. Come si può scrivere un Piano così importante senza considerare l’impatto dei rifiuti sull’ambiente. La sfida del futuro riguarda anche l’esaurimento delle materie prime, che dovranno essere recuperate dai rifiuti. L’obiettivo dei rifiuti zero è reale, in una prospettiva di lungo termine. Le scelte del nord Europa in materia di inceneritori rappresentano il passato. La capacità di produrre rifiuti degli umbri non resterà costante ma si ridurrà: nei prossimi 5 anni potremmo arrivare al 90% di raccolta differenziata, ad una riduzione degli imballaggi, rendendo inutile l’incenerimento. Servono misure transitorie invece di investimenti che guardano al passato. Il Piano contiene anche scelte condivisibili ma la decisione di chiudere il ciclo con il termovalorizzatore non è accettabile oltre a prospettare un futuro in cui si producono più rifiuti, li si importa da fuori oppure si innalza il costo della gestione del ciclo per ammortizzare l’investimento. Molte aziende stanno investendo per andare verso ‘rifiuti zero’».

Roberto Morroni (Assessore regionale): «Come è stato più volte ricordato, oggi ci troviamo dinanzi ad uno degli atti di programmazione più importanti di questa legislatura. Questa Assemblea legislativa è chiamata ad assolvere per consentire alla nostra regione di superare un grave ritardo non privo di implicazioni, di effetti sulla vita degli umbri, sulle istanze richiamate anche nel dibattito che toccano temi di natura ambientale e la salvaguardi della salute. Dobbiamo adeguatamente ricordare che l’Umbria è dotata di un piano regionale per la gestione integrata dei rifiuti, datato 2009 e superficialmente rivisto nel 2015. Quel piano prescriveva alcune azioni precise che sono state puntualmente disattese, lasciando l’Umbria al pari di una navicella libera di infrangersi nello spazio. Nei mesi scorso abbiamo dovuto riprofilare le discariche perché erano piene e perché nessuno se ne era occupato dal 2009 in avanti sugli effetti della non attuazione del piano. Forse solo pochi cittadini sanno che in Umbria ci sono 6 discariche, magari lo sanno soltanto quelli che abitano in prossimità dei quei luoghi. Su questo tema l’Umbria ha la necessità di riprendere una rotta chiara per dare stabilità ed efficienza al sistema e mettere la regione in una condizione di autosufficienza, possibilmente migliorando la situazione attuale. L’azione di governo deve fare i conti con la realtà e dove saremo tra 20 anni. Basta con quella politica che le scelte le dichiara, ma che poi non ha il coraggio di applicarle. Oggi è il punto di arrivo di un percorso lungo, complesso, ma molto rigoroso, iniziato nel luglio 2020. Tre anni in cui la priorità è stata quella di fare bene e non in fretta, guardando ovviamente con attenzione ad una situazione di potenziale emergenza in cui il sistema di gestione dei rifiuti si è trovato. Abbiamo privilegiato la volontà di fare bene nella consapevolezza della responsabilità che la decisione implica. Il nostro è stato un approccio di natura scientifica, una base di ragionamento solida e scevra da condizionamenti ideologici e da pregiudizi. Il Comitato tecnico scientifico ha fatto un grande lavoro, attento e qualificato. Grazie quindi alla struttura regionale, all’Università, all’Arpa, Al Parco 3 A e ad Auri. Lavoro che ci ha messo nella condizione di avere un quadro chiaro e scegliere con assoluta coscienza lo scenario migliore per il contesto regionale. Il Piano è perfettamente allineato agli indirizzi dell’Europa e recepiti dall’Italia. Il Piano soddisfa un bisogno irrinunciabile: l’autosufficienza nella gestione della tematica con efficienza e stabilità in un’ottica di lungo periodo. Siamo un regione che nel corso degli anni ha intrapreso un percorso virtuoso della raccolta differenziata, oggi il dato medio è il 68 per cento. Abbiamo indici di riciclo del 57 per cento, dato fortemente dolente alla luce degli atti di programmazione, europei e nazionali: anche oggi portiamo in discarica oltre il 30 per cento dei rifiuti. Un dato interessante è che, alla luce dei connotati che troviamo sulla gestione dei rifiuti e nel conferimento in discarica, l’Umbria assomiglia ai paesi dell’Est Europa dove troviamo conferimenti e smaltimenti abbondantemente oltre il 30 per cento, accanto a questo dato troviamo dati di differenziata bassissimi ed assente la termovalorizzazione, cioè l’uso del rifiuto per generare energia elettrica e calore. Spostandoci verso l’Europa del centro nord, dove va ricompreso anche il centro-nord dell’Italia, il quadro è completamente diverso. Troviamo una percentuale di uso delle discariche nei parametri previsti dall’Europa (sotto il 10 per cento). Hanno due importanti elementi: discariche pressoché assenti e livelli di raccolta differenziata significativi ed un uso diffuso ed importante della termovalorizzazione. In Europa ci sono oltre 450 impianti: in Francia, Germania, Danimarca, Olanda Svezia, dove l’attenzione per l’ambiente è massima. Vogliamo metterci in linea con questa parte dell’Europa. Intanto vogliamo accelerare sul recupero di materia: l’obiettivo della differenziata è dal 68 al 75 per cento. Ma la differenziata non la facciamo diventare un oggetto di culto perché oltre certi limiti non ha ragione d’essere, perché perde tutta la sua efficienza economica e diventa motivo di contrasto rispetto ad altre esigenze degne di essere rappresentate. Obiettivi: raccolta differenziata al 75 per cento entro il 2035, recupero di materia oltre questo livello non ci sembra conveniente; smaltire in discarica sotto il 10 per cento dei rifiuti allineandoci a quanto dice l’Europa e il quadro normativo nazionale, auspicando di fare tutto ciò anche in anticipo rispetto alle scadenze dettate dall’Europa, entro il 2030. Anche per quanto riguarda l’indice di riciclo, dal 57 per cento arrivare al 65 per cento entro il 2030. L’Umbria, che nel corso degli anni, ha sviluppato 6 discariche, attualmente sono in funzione 3, altre 2 in fase di esaurimento. A regime prevediamo 2 discariche: Belladanza e Le Crete. Anche grazie al confronto in Commissione con i consiglieri regionali di ogni appartenenza, ma anche con tutti i soggetti intervenuti in audizione abbiamo migliorato l’impianto del documento. Rispetto alla governance: abbiamo introdotto significative novità, avremo due livelli per la gestione del ciclo. Abbiamo accorpato i servizi di superficie (raccolta, spazzamento, trasporto) con la gestione degli impianti e dall’altra ci sarà la gestione del termovalorizzatore. Rispetto all’articolazione del territorio veniamo da un’esperienza dei 4 sub ambito che oggi ci consegna il volto di una regione con quattro modalità diverse di raccolta e di gestione dei rifiuti, con quattro regimi tariffari diversi e forse anche con una pluralità di gestori che non è sinonimo di efficienza. Andremo pertanto a semplificare anche in questa direzione ed abbiamo dato l’indicazione per un massimo di due ambiti. Si tratta in conclusione di un piano capace di far compiere alla nostra regione un significativo balzo in avanti. Le tempistiche sono forse strette, ma è la situazione dell’Umbria che non ci permette di essere più larghi nei tempi. I ritardi accumulati non ci danno la possibilità di essere più graduali. Quando abbiamo ribadito che la scelta di dare ad Auri il compito di procedere alla localizzazione del termovalorizzatore, non è il risultato di un atteggiamento pilatesco, ma la risultante di un approccio che crediamo abbia ben chiaro il ruolo dell’Assemblea legislativa che ha funzione di indirizzo e di programmazione e quello che è un ruolo gestionale ed operativo dei processi che spetta ad altri ed in questo caso ad Auri, che non farà una scelta politica per la localizzazione dell’impianto, ma eminentemente tecnica che metterà a frutto due supporti che ha visto protagonista anche la Regione: la zonizzazione del territorio dove sono state indicate le zone non idonee per la realizzazione dell’impiantistica e dall’altro una serie di criteri di natura tecnica da porre alla base della scelta della localizzazione del termovalorizzatore. Auspico che oggi si avvii una stagione di rinnovamento e rinascita dell’Umbria rispetto ad un tema così particolarmente delicato».

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