Il tempo passa ma per loro, i ‘precari’ della giustizia, le certezze rimangono al palo. In Umbria sono circa sessanta e da anni operano all’interno degli uffici giudiziari, rappresentando un valido supporto per strutture da sempre segnate da carenze di organico. Per sbloccare uno stallo che va avanti da troppo tempo, chiedono un intervento della Regione «per scongiurare la caduta al di sotto della soglia di povertà delle sessanta famiglie interessate».
La ‘storia’ Il percorso di questi lavoratori è iniziato nel 2010 con bandi selettivi regionali e provinciali, finalizzati alla formazione di disoccupati e cassaintegrati all’interno dei tribunali e delle procure, per poi proseguire a livello ministeriale con tirocini da circa 200 euro al mese. Attualmente il percorso ministeriale si è interrotto e alcune regioni, nel frattempo, si sono attivate per dare continuità al lavoro dei tirocinanti: «Un compito prezioso – ci tengono a dire – come più volte riconosciuto dal primo presidente della corte di cassazione, dal procuratore generale, dai presidenti dei tribunali e dai procuratori, nonché in Umbria dal presidente della corte di appello di Perugia, Wladimiro De Nunzio».
La proposta Lo scorso marzo la Regione Umbria si era impegnata in favore dei tirocinanti con una mozione approvata all’unanimità: «Un impegno che ad oggi stenta a concretizzarsi sul piano delle effettive risposte – attacca l’Unione precari della giustizia umbri -. In questa situazione di completa inerzia delle istituzioni politico governative, per colmare la carenza di organico che ha portato all’apertura a singhiozzo delle cancellerie umbre, la risposta potrebbe giungere proprio dalle risorse che l’Unione europea ha messo a disposizione della Regione e che, a ‘costo zero’, potrebbero dare respiro sia agli uffici giudiziari che alle sessanta famiglie umbre interessate».
«Perché?» Quello che i ‘precari’ percepiscono, è un sostanziale disinteresse: «Nonostante gli impegni presi in passato e le azioni messe in campo da altre Regioni italiane in favore dei tirocinanti della giustizia, viene da chiedersi il motivo per cui ad oggi la Regione Umbria non voglia trovare soluzioni spendibili a favore di queste famiglie che già vivono in situazione di difficoltà economica, in un contesto dove la Regione ha più volte dichiarato di avere a disposizione molte risorse economiche provenienti da fondi europei da utilizzare per la programmazione, proprio in quanto regione virtuosa».