Incognita riaperture aule infanzia e negozi: si attende nuovo Dpcm

VIDEO – Tesei possibilista per le riaperture di sabato pomeriggio degli esercizi di vicinato e degli asili. Ma venerdì pomeriggio è atteso un nuovo Dpcm restrittivo. Opposizione contesta i dati. Paparelli: «Bicchiere mezzo vuoto»

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di P.C.
C’è stata la relazione della presidente Donatella Tesei in consiglio regionale: si è detta possibilista per le riaperture di sabato pomeriggio degli esercizi di vicinato e delle scuole dell’infanzia. Confcommercio apprezza. Ma venerdì pomeriggio è atteso un nuovo Dpcm restrittivo del governo, a cio la Regione deve inevitabilmente uniformarsi. Quindi resta l’incognita. L’opposizione intanto contesta i dati.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

L’incognita Dpcm

Ricapitolando, per fare chiarezza: la settimana prossima potrebbero riaprire le scuole dell’infanzia. Questa sarebbe l’intenzione della giunta regionale in vista dell’ordinanza di venerdì pomeriggio. E anche i negozi di vicinato nei week-end (attualmente sono chiusi dal sabato pomeriggio al lunedì mattina. Ma… c’è un ma. Venerdì primo pomeriggio è in programma l’arrivo di un nuovo Dpcm del governo Draghi e, stando alle voci che circolano, si attende una nuova stretta, in particolare sulle scuole. Il paradosso, quindi, potrebbe essere che – da un lato – la Regione annuncia le riaperture e – dall’altro – il Governo le richiude. Dopodiché, Palazzo Donini – come non a caso ha sottolineato nel suo intervento la presidente Tesei – Palazzo Donini dovrà inevitabilmente uniformarsi alle direttive nazionali (ricordiamo che le ordinanze possono essere solo più restrittive rispetto ai provvedimenti nazionali).

Ristori del governo anche per zone rosse territoriali

Ci sarebbe anche una non trascurabile connotazione politica: l’onere mediatico del protrarsi delle chiusure ricadrebbe sul governo (di cui anche la Lega fa parte) e non sulla Tesei (e sui governatori, in generale). E anche l’onere economico: lo si intuisce da un passaggio molto chiaro della relazione della governatrice che fa notare come il governo – su impulso delle Regioni – abbia mostrato di voler acconsentire a farsi carico dei ristori anche qualora siano state le regioni, autonomamente, a decidere le chiusure.

Confcommercio Umbria soddisfatta

«Una prima positiva risposta alle nostre pressanti sollecitazioni. Un segnale di incoraggiamento per tantissime imprese umbre che nello scorso week end hanno vissuto l’obbligo di chiusura del sabato pomeriggio con un enorme senso di frustrazione».Questo il commento di Confcommercio Umbria alla proposta della presidente della giunta regionale Donatella Tesei, nel corso del consiglio regionale, di consentire nuovamente agli esercizi di vicinato di restare aperti nel pomeriggio del sabato.

Mencaroni: «Tesei sensibile alle nostre richieste»

«In attesa della nuova ordinanza regionale che chiarirà nel dettaglio le scelte della Regione, e delle misure che il governo in questo momento sta pensando di adottare per arginare la pandemia, che resta il nostro obiettivo prioritario – commenta Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio Umbria – ci sentiamo comunque di condividere la posizione della presidente Tesei, che ha dimostrato sensibilità nei confronti delle richieste delle imprese».

«Primo passo verso larghe intese»

«Ci auguriamo che sia comunque un primo passo verso misure a maglie più larghe che consentano alle imprese di poter lavorare, pur nelle condizioni difficilissime determinate dalla eccezionalità della situazione che stiamo vivendo. Continuiamo a pensare che la stretta sui negozi, che sanno garantire le condizioni di sicurezza, non risolva il problema del sovraffollamento in alcune aree dei nostri centri urbani, come purtroppo ha dimostrato la cronaca. E che, invece, aggravi le già forti criticità economiche in cui versano gli operatori. Oltre a generare un malcontento che ben esprime l’esasperazione di intere categorie di imprese, messe in ginocchio da un anno di pandemia».

Il dibattito in consiglio regionale (video)

L’intervento della Tesei

«L’Umbria, prima regione ad essere colpita in modo diffuso dalle varianti, è riuscita a reagire alla fase tre grazie ad una serie di misure mirate ed al sacrificio delle tre settimane di zona rossa provinciale nel perugino».

Dati in discesa

«L’andamento della curva epidemica rispetto al picco della fase tre ce lo sta dimostrando: i contagi sono ora a quota 6850 (meno tremila rispetto al picco di fase 3), l’indice Rt è ora a 0,79 (uno dei più bassi in Italia), il tasso di mortalità umbro è al 2,3%, molto distante dalla media nazionale (3,2%)».

Ricoveri restano alti

«Permangono aspetti di preoccupazione in particolare sulle nostre strutture ospedaliere: al momento, nonostante la diminuzione dei contagi abbiamo solo 50 ricoveri in meno rispetto al picco (sono 507) e 8 in meno in terapia intensiva (78). Questo virus costringe all’ospedalizzazione persone più giovani e cure più lunghe, quindi mette ancor più sotto pressione le nostre strutture ospedaliere. Per questo l’allentamento delle misure deve essere cauto e graduale».

«Terapie intensive: 180 posti a settembre»

«Aggiungeremo altri cento posti di ospedalizzazione entro fine marzo: il 35% della nostra potenzialità ospedaliera sarà dedicato al Covid. Ed entro settembre avremo 180 posti di terapia intensiva. Tutto questo senza dimenticare l’ordinaria amministrazione».

Tracciamento

Da questo punto di vista ribadita la bontà del ‘modello Todi’, che sarà esteso anche nelle altre aree della regione: «In un momento in cui le misure da prendere dovranno essere sempre più mirate e l’attività di prevenzione sarà sempre più fondamentale c’è bisogno di un tracciamento territoriale reattivo e capillare».

Vaccini

«L’Umbria che era stata fra le regioni più performanti nelle somministrazioni delle dosi rispetto a quelle pervenute, ha subito un rallentamento fra fine febbraio e inizio marzo. Siamo intorno al 70% rispetto alla media nazionale del 77%. Oggi abbiamo una capacità di vaccinazione che ci potrà permettere di somministrare 5mila dosi al giorno, il doppio a 15 giorni fa. Se avessimo i vaccini, saremmo in grado di vaccinare tutta l’Umbria in cinque mesi»

Scuola

Le varianti colpiscono soprattutto i giovani. Da Dpcm in vigore vengono chiuse le scuole di ogni ordine e grado per comuni con contagi superiori ai 250 su centomila. Ma intanto il Cts nazionale sta vagliando nuove misure di carattere nazionale. In questo contesto si innestano gli intendimenti della giunta regionale: «Ho chiesto a sanità regionale e comitato tecnico scientifico di valutare due modifiche in vista dell’ordinanza: la prima per riaprire gli esercizi commerciali di vicinato già da sabato, la seconda per un nuovo approccio al mondo della scuola co la riapertura, laddove il Dpcm lo consentirà, degli asili e spero anche delle elementari».

Le repliche dell’opposizione

«I fallimenti della giunta regionale sono sotto gli occhi di tutti – dice Fabio Paparelli in replica alla presidente Tesei – e sono scritti nei dati, che ci fanno vedere il bicchiere vuoto anche se lei vorrebbe farci vedere il bicchiere mezzo pieno: così come nella prima fase gridavate i vostri successi, oggi dovete farvi carico del fallimento che sta ben descritto nei numeri, paragonando il periodo marzo- settembre 2020 con quello ottobre- marzo 2020-21.».

Le terapie intensive

«I dati vanno dati tutti – ha urlato Paparelli – le terapie intensive esistenti in Umbria in partenza erano superiori a quelli che la norma allora prevedeva: una terapia intensiva ogni 15mila abitanti; quindi non ha senso dire che si partiva da un dato basso».

Umbria caso eccezionale

Prima Paparelli poi Bori hanno evidenziato l’impennata dei decessi in concomitanza con la seconda ondata: «Al 7 ottobre in Umbria i decessi erano 86, oggi sono 1110; i ricoveri totali erano al 7/10 52 oggi sono 516, i casi totali erano 2822 oggi 46481. Avevamo 371 positivi, al 7 settembre 813 (erano 12 solo due mesi prima), oggi sono 7000. Numeri impressionanti su cui faremo luce, facendo un servizio alla collettività con la commissione d’inchiesta, perché se è vero che in molte altre regioni, da gennaio, anche a causa delle varianti si sono registrati dati in crescita, l’Umbria, anche per la sua conformazione, rappresenta un caso eccezionale, e questa eccezionalità va indagata ed approfondita, sotto ogni punto di vista».

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