Vaccini in Umbria: «Una regione piena zeppa di caregiver»

Un lettore, Daniele Zella, si interroga sull’andamento della campagna vaccinale: «Per le statistiche va bene, ma nei fatti?»

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore di umbriaOn che riflette sull’andamento della campagna vaccinale in Umbria e le sue contraddizioni, ponendo diverse domande.


di Daniele Zella

Come va la vaccinazione in Umbria? Bene secondo statistiche, ma i numeri vanno letti e analizzati. Inutile dire che oltre il 90% delle dosi sono state inoculate, bisogna sapere anche a chi e con quale logica.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Naturalmente va protetta la fascia più debole della popolazione e poi via via gli altri. Si inizia dai fragili, per poi passare ai più anziani e procedere man mano ai più giovani. Ma sta andando tutto bene in Umbria? Sembra proprio di no. Nel vicino Lazio si procede per fasce di età, come caldamente raccomandato dal generale Figliuolo, commissario all’emergenza Covid, mentre in Umbria che succede?

Nel Lazio ci si prenota online e si ha una data di prenotazione e un punto vaccinale al quale rivolgersi, in Umbria si dà adesione e si aspetta la chiamata, secondo una logica non meglio specificata, senza sapere dove e quando ci si potrà vaccinare. In alcuni casi, persone residenti nel comune di Umbertide si sono andate a vaccinare ad Amelia e cittadini residenti a Terni sono andati a vaccinarsi a Città di Castello, da Bastia Umbra a Gualdo Tadino, secondo una logica di transumanza vaccinale non meglio specificata.

In una cittadina di 40 mila persone circa, ovvero Rieti, capoluogo di provincia del confinante Lazio, ci sono 3 punti vaccinali pubblici, in Umbria possiamo dire che ci sia la stessa efficienza? A Terni esiste un solo punto vaccinale, e la cittadina è di 100 mila abitanti, più del doppio della vicina cittadina laziale.

Nel Lazio gli over 40 sono alla vaccinazione, e si procede con gli over 30, in Umbria è stato possibile dare adesione alle ‘liste vaccinali’ per i cittadini di età compresa tra i 40 e i 49 anni da lunedì 24 maggio e non vi è ancora chiamata per chi come me di anni ne ha 45. I primi di giugno saranno aperte le vaccinazioni per tutti, in tutta Italia, in Umbria che succede? Siamo ancora indietro e praticamente non è più possibile recuperare una sorta di normalità.

Nel Lazio si fanno open day, dove volontariamente ci si può vaccinare con le dosi di AstraZeneca che vengono rifiutate. In Umbria cosa succede? Che fine fanno queste dosi rifiutate? Sono date in maniera aleatoria, secondo una logica di precedenza sociale, oppure secondo altre logiche non meglio specificate?

Da quanto sembra in Umbria si è dato spazio ai caregiver e abbiamo scoperto, con nostra estrema sorpresa, che la regione è piena di persone che prestano tale servizio. Una regione di altruisti? Il caregiver familiare (familiare assistente) è una persona che presta assistenza gratuita e quotidiana ad un proprio parente di primo grado non autosufficiente fisicamente e/o mentalmente. La gratuità e la disponibilità h24 è la principale differenza fra un caregiver familiare e la classica figura del/della badante così come comunemente è intesa. Nello svolgimento di questa attività, il familiare che offre assistenza può operare in maniera diretta (lavare, vestire, cucinare…) o indiretta (adempiere agli obblighi amministrativi) per il proprio congiunto, convivente o non convivente, così come adottare tecniche di sorveglianza attiva (intervenire in caso di pericolo per l’assistito o gli altri) o passiva (paziente a letto che ha bisogno di controllo).

Sembrano esserci persone di vent’anni o di trenta, che abitano in cittadine diverse dal nonno a cui ‘prestano cura’ e che hanno ricevuto la loro dose vaccinale. Magari quel nonno lo vedono a Natale e Pasqua in quello che, in una situazione prepandemica, era la normale visita ai parenti. Intanto persone di 67 anni con pregresse patologie sono state vaccinate il 25 maggio, solo perché hanno seguito una procedura normale, come dovrebbe essere per tutti. Un soggetto di 68 anni con pregresse patologie cardiocircolatorie e con una BPCO, è stato vaccinato il 17 maggio con AstraZeneca, secondo quale logica? Non era questa persona considerato un soggetto fragile?

Generi, cognati, cugini, persone più disparate, che con una semplice dichiarazione vanno a vaccinarsi saltando le file come degli Scanzi qualsiasi, con una semplice dichiarazione. Chi controlla? Chi si accerta della veridicità della dichiarazione? La pandemia ci doveva far migliorare, ritrovare una sorta di solidarietà, invece abbiamo i furbetti del vaccino? Può essere che nessuno si indigni e che le cose vadano bene per tutti così? Tutti coinvolti nel far vaccinare amici e parenti e nessuno che pensi di stare facendo qualcosa di socialmente ingiusto? Ci si aggrappa alla scialuppa dei vaccini e non viene data nessuna precedenza a chi ne avrebbe più diritto, ma si procede alla ‘si salvi chi può’ con buona pace di una solidarietà vera solo in apparenza.

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