Covid-19, Speranza: «Vaccino a fine anno». Cure, studio a Perugia

Due importanti annunci in poche ore. Il ministro: «Italia entra nella distribuzione europea». Intanto ricercatore del ‘Santa Maria della Misericordia’ scopre con colleghi di Napoli molecole che bloccano il virus

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Arrivano nel giro di poche ore due importanti annunci nella lotta al coronavirus. Il ministro della Salute Speranza ha annunciato che il nostro paese entra nella distribuzione europea di circa 400 milioni di dosi del vaccino, che sarà disponibile a fine anno. Intanto, da uno studio congiunto Napoli-Perugia emergono interessanti novità sulle dinamiche di blocco del viruis, grazie a molecole prodotte da fegato e intestino.

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

L’annuncio: «Vaccino a fine 2020»

«Insieme ai Ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l’alleanza per il vaccino, ho sottoscritto un contratto con Astrazeneca per l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea. Il candidato vaccino nasce dagli studi dell’Università di Oxford e coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane. L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima trance di dosi entro la fine dell’anno. Con la firma di oggi arriva un primo promettente passo avanti per l’Italia e per l’Europa. Il vaccino è l’unica soluzione definitiva al Covid 19. Per me andrà sempre considerato un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi». Lo ha scritto il ministro Roberto Speranza sulla sua pagina facebook.

La ricerca umbro-campana

I ricercatori dell’Università Federico II di Napoli e dell’Università di Perugia hanno identificato molecole endogene in grado di impedire l’ingresso di Sars-Cov2 nelle cellule umane. La notizia si sta diffondendo in queste ore e pone i ricercatori perugini al centro dell’interesse scientifico mondiale. I gruppi di ricerca del professore Stefano Fiorucci (Gastroenterologia del Dipartimento di Scienze chirurgiche e biomediche dell’Università degli Studi di Perugia) e del dottor Bruno Catalanotti e della professoressa Angela Zampella (entrambi appartenenti al Dipartimento di Farmacia dell’ Università di Napoli Federico II) sono i co-autori della ricerca appena pubblicata in pre-print sul sito Biorxiv che riporta l’identificazione di nuovi target molecolari in grado di interferire con il meccanismo d’ingresso del Sars-Cov2 nelle cellule bersaglio. Ad avere un ruolo decisivo sarebbero delle molecole endogene di natura steroidea (alcune di esse sono degli acidi biliari, sostanze prodotte nel fegato e nell’intestino dal metabolismo del colesterolo).

LA RICERCA (TESTO IN INGLESE)

Come agiscono le molecole

«Gli acidi biliari primari legano – scrie AdnKronos – anche se con bassa efficienza, l’Rbd di Spike, mentre acidi biliari attualmente usati in terapia e loro metaboliti inibiscono il legame tra Rbd di Spike ed Ace2 di circa il 50%. Anche acidi biliari semisintetici possiedono la tale capacità. Analogamente ad acidi biliari endogeni, sostanze naturali quali alcuni triterpenoidi (acido betulinico, acido oleanolico ed acido glicirrizzico) sono in grado di legare l’Rbd di Spike e sono moderatamente efficaci nel ridurre il legame con Ace2. Infine, farmaci e loro metaboliti a struttura steroidea (ad esempio il carnenoato di potassio) interferiscono con il legame tra Spike ed Ace2». 

«Ottima collaborazione»

«I risultati attuali – hanno dichiarato i ricercatori – sono una dimostrazione di come il sistema della ricerca universitaria biomedica in Italia sia in grado di produrre risultati utili e di dare soluzioni tempestive a problemi complessi. Dal punto di vista della terapia, sembra probabile che l’approccio sviluppato non consentirà di trattare pazienti con quadri gravi di distress respiratorio, perché gli anticorpi del siero iperimmune ottenuto da pazienti guariti da Covid-19 sono molto più efficaci nell’ inibire il legame tra Spike con Ace2 delle molecole da noi scoperte. Tuttavia – aggiungono – le sostanze studiate, ed altre che speriamo di poter investigare a breve, sono in alcuni casi molecole endogene o farmaci già ampiamente utilizzati da molti anni, con un consolidato profilo di sicurezza, il che ne consentirebbe un uso immediato nei pazienti con Covid-19. Questo approccio, potrebbe quindi consentire di ridurre in modo drastico i tempi per l’esecuzione di trial clinici».

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