Fra il 2014 e il 2015 il calo era stato costante, sia per gli atti persecutori che per i maltrattamenti in famiglia, con una media del 10% in meno per ciascuna annualità. Un trend che, nel corso del 2016 e stando ai numeri forniti dal questore di Terni in occasione della festa della polizia di Stato, si è letteralmente invertito. Nell’ultimo anno sono stati ben 120 gli episodi di maltrattamenti in famiglia (+114% rispetto al 2015) e 90 i casi di minacce e atti persecutori (+164%) finiti all’attenzione degli agenti di via Antiochia.
VIOLENZE DI GENERE, POLIZIA IN CAMPO

Il questore Un brusco incremento su cui il questore Carmine Belfiore ha detto la sua: «Ciò dipende essenzialmente da due fattori: l’adozione di una normativa più stringente e una diversa sensibilità delle istituzioni verso questi fenomeni. Ciò ha consentito alle vittime di prendere coscienza della propria condizione e di maturare la speranza di interrompere la spirale di continue violenze, dando loro il coraggio di far emergere il grave stato di sofferenza in cui versavano».
FESTA DELLA POLIZIA: «UMBRIA PIÙ SICURA»
La nazionalità Chi ogni giorno si trova a dover contrastare sul campo questo tipo di reati, che spesso coinvolgono interi nuclei familiari composti anche da minori, non individua particolari relazioni con le nazionalità di origine. I casi di soggetti italiani finiti all’attenzione dell’autorità giudiziaria, almeno a Terni, restano molti di più di quelli di nazionalità straniera. Semmai le differenze di etnia si individuano in altri dettagli: le donne straniere, rese più autonome da una costante integrazione ed emancipazione, hanno sempre meno remore a segnalare i casi di cui sono vittime. Di contro le ‘resistenze’, al di là dei rapporti personali fra coniugi e al timore di ‘ritorsioni’, spesso dipendono dai provvedimenti di espulsione che possono scaturire da procedimenti giudiziari per violenze di genere.

Il ruolo de media L’incremento delle denunce, visto sul campo, è legato anche alla disponibilità sempre maggiore di informazioni su come difendersi. Ma anche dall’eco di alcuni fatti di cronaca in cui le vittime sono state purtroppo uccise ‘da coloro che dicevano di amarle’: da qui la spinta non solo a segnalare ciò che avviene fra le mura domestiche, ‘per paura’, ma anche verso un’attenzione sempre maggiore delle forze dell’ordine che oggi possono contare su una serie di strumenti di prevenzione ormai entrati nella cultura sociale e dei media: ammonimenti, allontanamenti o divieti di avvicinamento alla casa familiare, allontanamento di polizia giudiziaria in casi di flagranza e così via.
La lettura «Ciò che prima veniva accettato anche per ragioni culturali, oggi, finalmente, viene portato alla luce grazie al coraggio e alla determinazione di chi denuncia – afferma il capo di gabinetto della questura di Terni, Giuseppe Taschetti -. I dati parlano di un evidente incremento dei reati di relazione a Terni e in provincia, ma possiamo dire con certezza che non dipende da una deriva sociale incontrollata, quanto piuttosto da altri fattori, decisivi nel nostro territorio così come nel resto d’Italia».

«Cambio culturale» «A circa tre anni dall’entrata in vigore delle nuove leggi – afferma Taschetti -, queste sono riuscite a ‘fare breccia’ nel sistema, trovando piena applicazione. E ciò ha sicuramente portato ad un incremento tanto degli strumenti a contrasto dei singoli casi di violenze, quanto delle persone che hanno potuto trovare la forza di denunciarli. Di questi fatti se ne parla sempre di più e anche i media hanno giocato un ruolo fondamentale. Prima si pensava che il rimedio, la denuncia, fosse ‘peggiore del male’. Oggi, invece, sempre più persone sanno che non è così, perché la vergogna non è di chi subisce, ma deve essere di chi commette certe azioni».
I ‘falsi positivi’ Ogni vicenda, specie se coinvolge anche figli e minori, attiva un sistema di tutele che va dalle forze dell’ordine, all’autorità giudiziaria fino ai servizi sociali. «Le violenze di genere, che a Terni sono sfociate in passato anche in gravi episodi di cronaca, non nascono dal nulla – osserva il dirigente della questura -. Alla base c’è una ‘sofferenza di coppia’ che può essere notata dalle persone più vicine ai protagonisti della vicenda e che, sempre di più, giunge tempestivamente anche all’attenzione dei nostri uffici in cui operano persone qualificate, esperte e di grande umanità. Ciò non solo ci consente di individuare e portare alla luce i casi purtroppo reali, ma anche di evidenziare quelle denunce sporte soltanto con finalità calunniose e strumentali. I così detti ‘falsi positivi’ che non ci impegnano meno degli altri casi».

I consigli sono ormai noti, anche se è bene ripeterne alcuni fra tutti: «Uno di questi riguarda il così detto ‘ultimo incontro chiarificatore’. Purtroppo anche di recente, nell’omicidio-suicidio di Vasanello, abbiamo visto quanto sia importante non dare spazio a chi cerca di mantenere comunque un legame, nonostante la relazione sia ormai finita. In tutto ciò c’è, ovviamente, qualcosa di inatteso e incalcolabile. Ma la fermezza, il saper dire di ‘no’ senza alterare le proprie abitudini – visto poi che gli stalker traggono forza dalle altrui debolezze -, ammettere e non negare l’esistenza di un pericolo, sono tutte condotte che aiutano ad affrontare il problema».