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Home » Visite ‘dimenticate’: «Farle pagare subito»

Visite ‘dimenticate’: «Farle pagare subito»

di Fabio Toni
6 Novembre 2018
in Ambiente e salute, Apertura 5
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
(foto archivio)

(foto archivio)

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«Proporremo Rao (raggruppamenti omogenei di attesa, ndR) a chilometro zero, più prestazioni per anziani e
pediatriche. Si lavorerà sulle prescrizioni, che saranno fatte in tandem da medico di medicina generale e specialista, che valuterà se la prestazione diagnostica sia effettivamente necessaria. Poi vorremmo provare per gli screening ad intercettare chi oggi non aderisce, circa il 78%».

La mozione-Squarta

Sono alcune delle idee esternate lunedì in terza commissione consiliare dall’assessore regionale alla sanità Luca Barberini. L’organismo ha discusso la mozione presentata da Marco Squarta (FdI) per impegnare la giunta a prevedere anche l’erogazione di visite ed esami fino alle ore 24 dei giorni feriali, per abbattere le liste d’attesa in ambito sanitario.

«Prestazioni programmate, le criticità sono lì»

«In una regione con meno di 900 mila abitanti e con un calo costante della popolazione residente – ha detto Barberini -, il numero delle prestazioni sanitarie fornite ai cittadini aumenta di anno in anno. Ne vengono garantite almeno quindici annue a testa solo per quanto riguarda i servizi extraospedalieri. Le criticità sui tempi d’attesa si verificano in modo particolare nelle prestazioni programmate. Entro fine anno arriverà il nuovo piano straordinario per l’abbattimento delle liste d’attesa».

I costi crescono

Circa i dati delle prestazioni erogate dal servizio sanitario regionale, l’assessore ha spiegato che «in tutto parliamo di 15 milioni di attività effettuate per meno di 900 mila cittadini, con un incremento costante di anno
in anno. Il confronto tra il primo semestre del 2017 con quello del 2018, relativamente alle spese di laboratorio, passa da 5 milioni e 620 mila euro a 5 milioni e 756 mila; per la radiologia incremento da 339 mila 916 euro del
2017 a 351 mila 663 euro del 2018; per la specialistica la spesa è cresciuta da 677 mila a 690 mila euro; per le visite da 545 mila 915 euro a 553 mila. Il totale complessivo delle spese sostenute per le prestazioni è passato dai 7 milioni e 183 mila euro del primo semestre 2017, ai 7 milioni e 352 mila euro di quest’anno».

Cosa pensa di fare la Regione per le liste d’attesa

Oltre alle proposte già citate in premessa, l’assessorato vuole focalizzare la propria attenzione sugli ‘screening’, occasione per effettuare accertamenti non programmati e quindi ‘decongestionare’ il sistema sanitario: «Per la mammografia risponde agli screening il 69% delle donne – ha detto Barberini – poi però sono altissime le richieste per esami al di fuori di tale modalità. È qui che si va alle lunghe, non se si aderisce allo screening».

Le cose fatte…

«Abbiamo potenziato i Cup, da cui passano il 95% delle prenotazioni. Ogni mese si fanno 100 mila chiamate di recall (servizio che ricorda telefonicamente l’appuntamento e chiede conferma). Prima il drop out superava il 10%: significa che quasi dodici cittadini su cento non si presentavano, ora siamo al 4%».

…e quelle da fare

«Vorremmo prevedere – ha spiegato l’assessore regionale – che le prestazioni, dopo il primo accesso, siano fatte direttamente dallo specialista che ha fatto la visita o svolto la prestazione, quindi che la risposta sia programmata direttamente dal professionista che fissa la data dei controlli successivi. Vorremmo anche incrementare le fasce orarie ma la direttiva europea impone ai medici prestazioni in un arco temporale che non può essere superato. Se sfori l’orario di lavoro, si rischiano sanzioni. Medici che mancano e orari di lavoro sono i problemi da risolvere. Infine, per quanto riguarda l’intervento dei privati con strutture convenzionate, c’è sempre la legge Monti che impone alle Regioni di non superare il tetto di spesa stabilito al 2011».

Gli esempi citati dalla Regione

I membri della commissione hanno chiesto tempo per analizzare i dati forniti dall’assessorato e relativi ai primi semestri degli anni dal 2015 al 2018. Per una coloscopia Rao B (breve) il tempo massimo di attesa è indicato in 10 giorni: la prestazione avviene entro 6 giorni nell’azienda ospedaliera di Perugia e entro 10 giorni in quella di Terni. Sempre una colonscopia ma Rao D (differita), per cui si prevedono tempi di attesa fra i 30 e i 60 giorni, richiede 20 giorni all’ospedale di Perugia e 29 in quello di Terni. Una visita cardiologica Rao U (urgente) prevede un’attesa massima di 3 giorni: tempi rispettati sia a Perugia (3 giorni) che a Terni (2).

«Chi si dimentica? Far pagare le prestazioni in anticipo»

Secondo Marco Squarta, colui che ha proposto la mozione degli esami ‘notturnio, «quanto riferito può essere lo spunto per arrivare a una proposta unitaria che recepisca le varie proposte in materia di abbattimento delle liste di attesa. In ogni caso bisogna intervenire perché i cittadini sono alle prese con tempi di attesa lunghi che però, spendendo grosse cifre, si accorciano. L’intramoenia va dunque bloccata. Il sistema in vigore ha fallito. Il recall è inutile e costoso. Meglio sarebbe far pagare le prestazioni in anticipo».

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