Nuovo regionalismo: «Nessuna paura»

«L’Umbria non deve temere il cambiamento, ma individuare la strada per esserne protagonista»: un convegno a Perugia

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«L’Umbria non deve temere il cambiamento, ma individuare la strada per esserne protagonista. Non ci sono più le condizioni perché alcune Regioni siano mantenute a statuto speciale. Mettere mano anche al ridimensionamento dei Comuni. C’è ancora tempo per ponderare strategie adeguate, evitando riforme affrettate come quella delle Province». Queste alcune delle tematiche trattate nel pomeriggio di giovedì a palazzo Cesaroni a Perugia, nel corso del convegno ‘Nuovo regionalismo, riordino funzionale e territoriale’, organizzato dall’associazione degli ex consiglieri regionali.

Convegno regionalismo1Riorganizzare il Paese Introducendo i lavori, il presidente dell’associazione, Pierluigi Castellani, ha informato gli ex consiglieri e i presenti dell’assenza della presidente Marini, impegnata con la Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti. A portare il saluto dell’istituzione è stato, invece, il vicepresidente dell’assemblea legislativa, Marco Vinicio Guasticchi: «Fino ad oggi abbiamo visto solo riforme raffazzonate, come la riduzione del numero dei consiglieri e lo sbaglio enorme consistente nella volontà di eliminare le province prima ancora di capire come riordinare le molteplici funzioni che questi enti svolgono. La riorganizzazione territoriale delle regioni non è qualcosa che si può fare a tavolino, tracciando linee sulle carte geografiche senza immaginare le giuste strategie. Abbiamo il dovere di guidare le riforme e far capire all’esterno cosa significa riorganizzare un Paese non sui mal di pancia ma con adeguate strategie».

Ridimensionamento Pino Sbrenna, ex consigliere regionale della Democrazia cristiana, si è addentrato in una analisi sulle questioni che, a suo parere, sono di grande rilevanza nel processo riformatore: «Prima di porre mano a riforme spezzettate, sarebbe logico definire una cornice di riferimento sostanziale che individui le questioni e riconsideri il livello parlamentare, regionale e comunale: non si può andare avanti a casaccio, facendo azioni scollegate fra loro. Per quanto riguarda il riordino degli Enti, occorre risolvere il problema delle Regioni a statuto speciale e del dimensionamento dei Comuni. Ragioniamo, con la dovuta prudenza, e andiamo avanti nella realizzazione di obiettivi immediati. Il tempo non ci mancherà, perché il ridimensionamento delle istituzioni italiane non è imminente, probabilmente non sarà realizzato nemmeno nella prossima legislatura».

Convegno regionalismo2Ridurre a 13 grosse Regioni Il professor Fabrizio Figorilli, ordinario di Diritto amministrativo all’Università di Perugia, ha sottolineato che «l’attualità giornalistica e politica porta all’attenzione degli osservatori il tema delle Macroregioni, ma buttarlo là come si sta facendo, in prossimità della riforma della Costituzione, che non ha minimamente preso in considerazione questo tema, provoca molteplici problemi applicativi. Tutti siamo orientati in un quadro di semplificazione, ad esempio la legge Del Rio che punta all’assorbimento di molteplici funzioni attribuite alla Province sulle Città metropolitane, senza capire bene in che modo le Città metropolitane si inseriscono nel disegno che si vuole attuare. Da una rassegna rapida si evince che ci troviamo di fronte a 36 realtà istituzionali distinte. E questo non va nella direzione auspicata. A livello europeo, la carta per una governance multilivello impone come interlocutori Regioni forti e città forti. Tutte messe in collegamento tra loro. Quindi diventa necessario lo sforzo, come è stato fatto in Francia, con una tradizione plurisecolare centralista, di ridurre a 13 grosse Regioni, perché è poi l’interlocutore che a livello europeo deve avere una certa dimensione».

L’Umbria «Viviamo un momento storico, costituente, tra qualche mese ci sarà un referendum che cambierà l’Italia», è intervenuto il sottosegretario Gianpiero Bocci. «Una riforma strutturale che pone fine al bicameralismo, ma soprattutto è il risultato di un grande e coraggioso lavoro del Governo e del Parlamento. Dopo decenni di fallimenti, finalmente arriva ad una grande riforma che, sono convinto i cittadini, attraverso il referendum, faranno passare. Dentro questo processo, dopo le Province, le Città metropolitane, con la fine del bicameralismo è chiaro che il quadro complessivo del sistema-Regione è destinato a rappresentare un punto prioritario dell’agenda di lavoro. Seppure non in questa legislatura, a causa della ristrettezza dei tempi, ma la prossima rappresenterà una legislatura costituente per un nuovo regionalismo in Italia. L’Umbria non deve avere timore del cambiamento, semmai ci dobbiamo porre il problema sul come essere protagonisti dentro al cambiamento. L’Umbria dovrà essere protagonista di questo processo».

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