Terremoto, Cardarelli: «Spoleto dimenticata»

Salgono a 450 gli sfollati dopo l’ultima scossa del 2 gennaio. Il sindaco: «Solo perché cerchiamo di presentare la città al meglio non vuol dire che non abbiamo avuto danni»

Condividi questo articolo su

«Il nostro è un terremoto dimenticato». Dopo la scossa, di magnitudo 4.1, che lo scorso 2 gennaio ha fatto tremare lo spoletino, il sindaco della città Fabrizio Cardarelli torna a fare il punto sulla situazione difficile e drammatica che coinvolge i suoi cittadini e il suo comune, già inserito nel cratere del terremoto del 24 agosto e del 30 ottobre.

Il sindaco Fabrizio Cardarelli

Il sindaco Fabrizio Cardarelli

Sfollati Salgono infatti a 450 gli sfollati a Spoleto, compresi quelli delle zone di Azzanno, Palazzaccio e San Giacomo, con i cittadini che hanno dovuto abbandonare in gran fretta le proprie abitazioni ormai più di dieci giorni fa.  Eppure, di Spoleto, nessuno parla. «Pur avendo centinaia di persone fuori dalle proprie abitazioni per i terremoti che si sono susseguiti dal 24 agosto scorso fino a quello di inizio gennaio – afferma Cardarelli  – Spoleto viene praticamente dimenticata da tutti».

Verifiche agibilità «Su oltre 5.200 richieste di verifiche di agibilità degli edifici pubblici e privati, sono stati evasi appena 2.000 controlli – aggiunge Cardarelli – e il fatto che cerchiamo di presentare la città al meglio, senza mettere in evidenza le ferite del sisma, non vuol dire che non abbiamo avuto danni». Nei giorni scorsi associazioni di categoria e ordini professionali spoletini si sono incontrati per fare un punto della situazione e individuare le strategie giuste per la ricostruzione. «Intanto dobbiamo avere la possibilità – spiega il sindaco – di portare a termine le verifiche nel più breve tempo possibile così da avere un quadro reale della situazione. Chi oggi si ritrova sfollato è stato sistemato negli alberghi o si è procurato una autonoma sistemazione e qui resteranno fino a quando le case non saranno recuperate. A Spoleto abbiamo deciso di non affidarci a casette di legno e tanto meno a container collettivi».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli