Bastia, officine Franchi salvate dagli ex operai

Il celebre marchio non sparirà, grazie anche a Confcooperative e alla Cisl. Il presidente si appella al tribunale fallimentare: «Fateci rientrare in fabbrica»

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È un marchio storico dell’industria meccanica regionale ma rischiava di scomparire. A salvarlo gli operai che ci lavoravano. Bellissima storia quella che arriva da Bastia Umbra, a pochi chilometri da Perugia: le storiche Officine Meccaniche Franchi avranno un futuro grazie a una cooperativa di ex dipendenti. Si chiamerà Carpenterie Metalliche Umbre.

Marchio salvato dagli ex dipendenti

Senza lavoro e senza stipendio ormai da diversi mesi, a causa da crisi, gli ex dipendenti hanno scelto di percorrere questa strada, grazie anche all’aiuto di Confcooperative Umbria e della segreteria regionale della Fim Cisl. Proprio Lorenzo Mariani, segretario regionale di Confcooperative, ha reso pubblica la notizia: «L’iniziativa è nata dalla caparbietà del presidente della neo costituita cooperativa, Paolo Rossi Rossini, insieme agli ultimi ex dipendenti rimasti della Franchi che, nonostante la grave situazione personale in cui sono piombati negli ultimi mesi, non hanno voluto per nessuna ragione mollare e disperdere la loro professionalità acquisita sul campo e le potenzialità di un mercato che, in questo momento, potrebbe vedere la neonata cooperativa come vera protagonista del comparto della carpenteria metallica avendo la capacità di attrarre potenzialmente fin da subito diverse unità lavorative».

Ora tornare in fabbrica

«Le difficoltà che abbiamo affrontato e stiamo affrontando in questi giorni per poter rientrare il prima possibile nei luoghi di lavoro – spiega Rossi Rossini – ci hanno resi consapevoli del fatto che il vero capitale della ‘Franchi’ siamo sempre stati noi lavoratori che, inconsapevolmente, condividevamo dei forti valori cooperativi». La neocostituita cooperativa ora ha l’urgenza di rientrare subito a lavorare nello stabilimento di produzione, anche provvisoriamente: tale decisione è affidata al Tribunale Fallimentare di Perugia. «È facilmente comprensibile che, dopo i fatti tragici del crollo del ponte Morandi di Genova – conclude il Presidente Rossi Rossini – un’impresa come la nostra che realizza tra le altre cose anche ponti in acciaio, abbia in mano un enorme mercato oltre a commesse che potrebbero essere realizzate fin da subito per il valore di centinaia di migliaia di euro con il coinvolgimento di più di venti unità lavorative. Chiediamo, pertanto, solo di poter essere messi nelle condizioni di rientrare nello stabilimento e ritornare a produrre per rilanciare la nostra impresa e creare nuove opportunità di lavoro».

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