Farmacie comunali: «Di Girolamo sbaglia»

Il presidente dell’associazione nazionale di categoria interviene sulla querelle tra il sindaco e il Cda di FarmaciaTerni: «Propongo un dibattito pubblico»

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Adesso la questione della vendita delle farmacie comunali di Terni assume una valenza nazionale. Visto che a scendere in campo, con l’ennesima ‘lettera aperta’ indirizzata al sindaco Di Girolamo, è il presidente dell’associazione nazionale della categoria, Venanzio Gizzi.

Venanzio Gizzi

di Venanzio Gizzi
Presidente di Assofarm

Gentile Signor Sindaco,
apprendo dagli Organi di stampa, e non meno dai colleghi amministratori dell’Azienda di Terni, della sua nota indirizzata a questi ultimi e mi corre l’obbligo, a tutela degli interessi del Sistema delle Farmacie Comunali, di intervenire per alcune precisazioni sui contenuti della nota medesima che rischiano di creare confusione e, comunque, di fornire una non corretta informazione.

Comprendo le difficoltà delle Amministrazioni Comunali che devono quotidianamente prestare attenzione a bilanci sempre più difficili da gestire ma non posso accettare di sentire che le Farmacie Comunali non abbiano più ruoli sociali e di azione sanitaria.

La mia esperienza alla Presidenza dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali è segnata da un continuo interesse, da parte delle politiche europee e dei Paesi membri, all’azione ed alla possibilità di offrire alle popolazioni sempre più farmacie sociali.

Difatti sono proprio le Farmacie Comunali, all’interno del Sistema di distribuzione del farmaco, che disegnano il proprio ruolo e le proprie funzioni in termini di ascolto, difesa e tutela della salute del cittadino. Le impostazioni che le Farmacie Comunali vogliono dare a tutto il Sistema, con il rinnovo della Convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale, pone la Farmacia ed il ruolo del Farmacista quale protagonista sanitario per la presa in carico del cittadino-paziente e, in stretto contatto con il medico di base, per l’appropriatezza del farmaco cosicché si consentano al Servizio Sanitario Nazionale economie e tutele a garanzia della salute dei cittadini.

Il tutto con l’attento monitoraggio delle Amministrazioni Comunali e dei Sindaci che hanno, nelle farmacie pubbliche, l’unico elemento di vero controllo sanitario sul territorio, l’innalzamento della qualità del servizio, visto che sussistono margini di sana concorrenza con i privati, evitando ogni forma di monopolio.

 

Non è affatto vero che i farmaci vengono esitati dal SSN. Sono distribuiti da quest’ultimo, tramite le Aziende Sanitarie Locali, i farmaci di fascia H che escludono il voluto ed auspicato rapporto che deve esistere con le Farmacie Comunali, il farmacista e il cittadino.

Inoltre, sono proprio le Farmacie Comunali a ricevere plausi ed apprezzamenti dai propri Sindaci per le campagne di natura sociale che sistematicamente portano avanti quali quelle attuali sulle vaccinazioni, sugli stili di vita e sulla prevenzione, per non citare azioni di calmieramento di alcuni costi che sistematicamente vengono poste in essere e su cui successivamente si allinea tutto il Sistema delle Farmacie.

Non voglio inoltre evidenziare la funzione sui livelli di occupazione, consentendo lavoro a molte famiglie, così come sarebbe opportuno individuare i modi previsti dalla legge per l’utilizzo dei fondi di cui le Amministrazioni Comunali potrebbero usufruire. Qualora, malauguratamente, la gestione delle Farmacie Comunali venga meno, tali fondi non potranno essere sicuramente utilizzati per il ripianamento dei bilanci.

Avere una titolarità senza la possibilità di incidere sulle politiche farmaceutiche costituirebbe una situazione tale che la cittadinanza si ritroverebbe in futuro senza risorse e senza capitali per scelte che amministrazioni comunali – pro tempore – andrebbero a fare a danno di anni di lavoro per costituire un patrimonio di farmacie pubbliche che è di proprietà di tutti i cittadini. Leggo nella sua lettera che in altri Comuni si è proceduto a vendere quote delle proprie Aziende farmaceutiche: sono azioni risalenti al passato, ormai abbandonate su tutto il territorio nazionale. Anzi, il Comune di Firenze ha deciso proprio in questi giorni di non dismettere quote societarie, ritornando su una decisione precedentemente assunta. Il numero delle prelazioni, da parte dei Comuni, è decisamente superiore rispetto alle dismissioni.

Ho avuto modo di constatare, in questi anni, pentimenti sinceri da parte di Sindaci che in passato hanno venduto quote delle farmacie comunali.

Ulteriori approfondimenti in merito sarebbero utili, per una maggiore informazione alla cittadinanza di Terni, magari organizzando un dibattito pubblico per cui, fin da ora, offro la mia disponibilità così come attendo riscontro alla richiesta che mi sono permesso di avanzarle per un incontro con la SS.VV.

 

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