Ospedale ‘cronicario’: «Timori ragionevoli»

Terni, il dg del ‘Santa Maria’ – Maurizio Dal Maso – si schiera in parte con i sindacati dei medici che denunciano l’impoverimento della struttura

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La presa di posizione, netta, giunge da otto medici, segretari di altrettanti sindacati nel contesto dell’azienda ospedaliera di Terni, la cosiddetta ‘intersindacale medica’. All’unisono esprimono «grandissima preoccupazione per il futuro del ‘Santa Maria’, alla luce del progressivo e continuo depauperamento delle elevate professionalità sanitarie registrato negli ultimi anni, professionalità che hanno da sempre caratterizzato il nosocomio ternano quale azienda ospedaliera ad alta specializzazione».

«Carenze organizzative, strutturali e di personale»

A parlare sono i dottori Sandro Morelli (Aaroi), Francesco Paparo (Anaao), Francesco Fioriello (Cgil Medici), Antonella Pecci (Cgil Fp), Fabio Suadoni (Cimo), Carlo Vernelli (Cisl Medici), Massimo Principi (Fassid) e Carlo Piccolini (Uil Medici): puntano il dito sulle «problematiche organizzative, strutturali e di personale insorte ormai da tempo che non vedono alcuna prospettiva di risoluzione né alcuna volontà politica di programmazione efficace ed efficiente».

«Incremento di personale del tutto insufficiente»

Si parte dalla «grave carenza di personale infermieristico, medico e sanitario conseguente agli incrementati volumi di attività (circa 50 mila accessi al solo pronto soccorso e circa 15 mila ricoveri nel solo 2018), alla particolare complessità delle patologie trattate ed ai numerosi pensionamenti del personale sanitario che, nonostante la richiesta, fatta dalla direzione aziendale alla Regione, di incremento degli organici degli infermieri e dei medici per il 2019 (solo 25 nuovi medici), prevediamo siano assolutamente insufficienti a garantire un’assistenza sanitaria adeguata all’utenza».

Alta specializzazione al tramonto?

«L’attività svolta dall’azienda ospedaliera di Terni, fino a qualche tempo fa – spiegano i rappresentanti sindacali – è stata caratterizzata dal trattamento di un elevato numero di pazienti extraregionali (Viterbo, Rieti e Roma) che erano attratti dall’ottimo funzionamento della struttura e soprattutto dalle numerose prestazioni di alta specializzazione (neurochirurgia, cardiochirurgia, chirurgia vascolare, chirurgia toracica, neuroradiologia, oncoematologia,) che a tutt’oggi, viste le indiscrezioni trapelate relativamente alla bozza del piano sanitario regionale, sembrano non aver più futuro nel nosocomio ternano».

«Terni così diventerà un ‘cronicario’»

Il ‘campanello d’allarme’ è rappresentato anche «dalla progressiva riduzione dei posti letto nei reparti specialistici a fronte di un incremento dei posti letto per pazienti cronici, il che fa ben comprendere come il futuro dell’azienda ospedaliera di Terni sia verso una trasformazione della stessa in un ospedale di sola ed esclusiva comunità, se non addirittura in un vero e proprio ‘cronicario’ con scomparsa o grave ridimensionamento delle alte specialità che lo hanno caratterizzato fino ad oggi e che hanno dato lustro sia all’azienda sia alla città».

«Politica e cittadini si mobilitino»

La conclusione delle organizzazioni sindacali è ‘dedicata’ alla Regione, «il cui orientamento politico regionale va sempre di più nella direzione di voler accorpare e quindi centralizzare, presso l’azienda ospedaliera di Perugia, la stragrande maggioranza delle attività di alta specializzazione a totale discapito dell’azienda Ospedaliera di Terni, nonostante la qualità dell’assistenza erogata e gli ottimi ed indiscussi risultati conseguiti con risorse economiche ed umane di gran lunga inferiori a quelle utilizzate su Perugia». L’invito – eloquente – è «a tutte le forze politiche ternane e tutta la cittadinanza di Terni, che usufruisce quotidianamente delle prestazioni dell’azienda ospedaliera, a mobilitarsi per difendere con forza l’ospedale ternano, la sua autonomia e le sue elevatissime professionalità, per evitare che il territorio ternano venga depauperato di una delle sue eccellenze che, ribadiamo, sono state riconosciute in un recente passato anche a livello nazionale».

Assessore regionale in commissione

Il prossimo 28 gennaio l’assessore regionale alla sanità, Luca Barberini, verrà ascoltato dalla II commissione consiliare del Comune di Terni, presieduta da Orlando Masselli (Fdi): «Questa amministrazione – osserva Masselli – sta cercando di tamponare, in ordine alle competenze che gli spettano, i danni che altri attuando la politica dello ‘struzzo’ hanno causato in decenni di indisturbata amministrazione. La commissione consiliare che ho l’onore di presiedere, si sta occupando da diverse sedute delle problematiche che molti oggi evidenziano e che saranno oggetto di dibattito anche nella riunione di lunedì, a cui seguirà una pubblica audizione, il 28 gennaio, con l’assessore regionale alla sanità e con i direttori generali della Usl Umbria 2 e dell’azienda ospedaliera. Sarebbe interessante, e certamente lo proporrò alla commissione, promuovere a seguire nei giorni immediatamente successivi un incontro pubblico dove esperti associazioni ed operatori a vario livello della sanità locale possano esprimere la loro opinione e portare un contributo».

Parla Dal Maso: «Ragionevole paura»

L’intervento del direttore generale del ‘Santa Maria’, Maurizio Dal Maso, fa seguito a quello dei sindacati. E il dg si mostra in larga parte concorde con i timori sollevati: «Giudico comprensibile il timore espresso dai professionisti e dalle organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria dell’azienda ospedaliera di Terni, di vedere vanificati gli sforzi fatti tutti insieme in questi tre anni per far crescere l’ospedale ternano e consolidarne il ruolo di centro di riferimento nazionale e di insegnamento per l’alta specialità».

Maurizio Dal Maso

«Rivoluzione organizzativa senza precedenti»

«L’ospedale – prosegue Dal Maso – già ricco di altissime professionalità universitarie e ospedaliere, e molte nuove ne sono arrivate dal 2016 in poi, negli ultimi anni ha compiuto una vera rivoluzione organizzativa che lo ha portato ad ottimizzare i costi e le risorse disponibili, efficientare i percorsi di cura, aumentare  la complessità della casistica trattata, ma anche la qualità e  la quantità delle prestazioni erogate. È aumentato non soltanto il fatturato ma il numero degli  interventi chirurgici eseguiti (oltre 18.500 nello scorso anno) e quello della attività ambulatoriali, così come gli accessi al pronto soccorso/dea, che nel 2018 sono stati circa  45 mila con una media giornaliera di 124 accessi, a conferma che non è stata solo perseguita l’alta complessità e l’alta specializzazione,  ma è stato fatto uno sforzo importante da tutti i professionisti dell’azienda ospedaliera  per  potenziare anche l’accoglienza e l’assistenza  di casi clinici a medio-bassa intensità, cercando non soltanto di mantenere  il ruolo di ospedale di comunità ma di andare a supportare, per quanto possibile, anche l’assistenza sul territorio, compatibilmente con i 578 posti letto complessivi che sono stati resi disponibili quest’anno nell’ospedale. Occorre anche considerare lo sforzo svolto da tutto il personale aziendale, al momento pari a 1.663 professionisti effettivi in servizio, che hanno sostenuto  incrementi di attività molto significativi».

«Non vanificare il lavoro fatto»

«Ragionevole, quindi, la paura – conclude il direttore generale dell’ospedale di Terni – che eventuali scelte di indirizzo politico-istituzionale che non dovessero andare nella direzione  dell’integrazione e dello sviluppo delle reti cliniche professionali, penalizzerebbe l’ospedale e la città di Terni, rischiando di vanificare tutto il lavoro fatto dai suoi professionisti, che rappresentano una risorsa inestimabile non soltanto per il territorio di Terni ma per tutta la Regione Umbria».

De Vincenzi: «A chi giova questa miopia?»

Il consigliere regionale Sergio De Vincenzi è pienamente in linea con i sindacati e prende le distanze tanto dalla Regione quando dalla direzione ospedaliera: «Condivido la chiamata alla mobilitazione della politica regionale invocata dai medici rappresentanti delle sigle sindacali – afferma -. Nonostante le continue rassicurazioni da parte del direttore generale Dal Maso e dell’assessore regionale alla sanità Barberini circa lo stato di salute complessivo dell’ospedale e le smentite perentorie riguardo al momento di criticità dell’azienda, ad alzare la voce questa volta sono i professionisti, peraltro molti di loro ritenuti eccellenti a livello nazionale e internazionale, che ogni giorno si trovano ad operare in un clima di grande instabilità. Il timore, come già ho avuto modo di affermare, è che dietro il depotenziamento della struttura ospedaliera circa le funzioni di alta specialità medica chirurgica, ci siano delle scelte di natura politica finalizzate a favorire l’azienda ospedaliera di Perugia, lasciando al ‘Santa Maria’ la gestione degli interventi di media e bassa specialità. È ora – prosegue De Vincenzi – che il direttore Dal Maso e l’assessore Barberini si rendano conto che il depotenziamento del nosocomio andrà a generare solamente una spirale di disservizi e voragini gestionali che avrà come unico risultato l’ulteriore scollamento fra le due province umbre. La giunta prosegue con lo storytelling sulla sanità benchmark. La realtà ci mostra un re nudo che Dal Maso e Barberini si ostinano a voler nascondere. A chi giova questa miopia?»

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