Indagine sul percolato: domina l’imbarazzo

Terni: la firma del sindaco sull’esposto che ha avviato l’indagine tiene banco. L’avvocato Biancifiori: «Contano solo gli aspetti legali»

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di F.T.

Sorpresa mista a imbarazzo: si possono sintetizzare così le reazioni, nell’ambito di palazzo Spada e non solo, scaturite dalla notizia che l’esposto da cui ha preso le mosse l’indagine della procura sullo smaltimento del percolato della ex discarica Rsu di vocabolo Valle, è stato firmato sia dal segretario generale Giuseppe Aronica che dal sindaco Leopoldo Di Girolamo. Un atto, quello compiuto dal primo cittadino, che non può dirsi ‘dovuto’ e che non sarebbe stato seguito da alcuna comunicazione ai membri dell’attuale giunta comunale.

Lo ‘stop’ Il documento, basato su una relazione stilata dal coordinatore del nucleo anti corruzione del Comune fra il novembre del 2014 e il febbraio 2015, individua tutta una serie di anomalie – economico-finanziarie e procedurali – che, tanto il segretario generale quanto il primo cittadino, attraverso gli esposti inviati alla fine di marzo dello scorso anno, ritengono di dover portare all’attenzione degli organi inquirenti. Dopo la denuncia, la giunta non approverà più delibere ‘a rischio’, mentre il dirigente competente emetterà ancora una determina destinata a finire nel ‘calderone’ delle 42 contestate in totale dalla procura.

Dubbi Forse non ci si aspettava che l’indagine potesse ‘allargarsi’ anche agli ultimi due esecutivi di palazzo Spada. Sta di fatto però che lo stesso sindaco-denunciante, insieme a diciassette assessori ed ex – oltre a tre dirigenti comunali – è stato indagato per ‘turbata libertà degli incanti’. A stupire più di qualcuno è anche la ‘sintonia’ – certo, un anno fa – fra primo cittadino e segretario generale-responsabile del Nop, a dispetto delle voci di ‘contrasti’ che si sarebbero poi acuiti con il passare dei mesi.

L'avvocato Attilio Biancifiori

L’avvocato Attilio Biancifiori

Il legale In questo contesto, a parlare è l’avvocato Attilio Biancifiori che difende il primo cittadino e diversi assessori della giunta attuale e di quella precedente. Il legale ‘glissa’ sulla ‘doppia firma’ dell’esposto – «Il documento fa parte delle 800 pagine di atti depositati e sarà oggetto, al pari degli altri, di un’accurata valutazione difensiva». Poi, però, entra nel merito della questione: «Credo sia opportuno razionalizzare l’intera vicenda – spiega – evitando contrapposizioni strumentali fra singoli ruoli e posizioni, dal nucleo anti corruzione alla ‘parte’ politica, fino a quella amministrativa. La lettura deve partire da presupposti giuridici e non politici, anche perché la materia è estremamente tecnica e complessa».

La lettura «Intanto la procura ha rilevato, dal suo punto di vista, una distorsione della libera concorrenza – afferma l’avvocato Biancifiori – e nient’altro. Si parla quindi di un reato di ‘pericolo’ e non di ‘danno’. Ciò che intendiamo verificare è se le procedure amministrative seguite nell’affidare gli interventi, siano state motivate o meno da situazioni contingenti, a partire dalla particolare variabilità dei flussi di percolato dell’ex discarica, che non hanno consentito di attuare programmi pluriennali di spesa e quindi di ricorrere a gare ‘europee’».

«Gare pubbliche» Per il legale difensore del primo cittadino, «sono state poste in essere procedure caratterizzate in ogni caso da un’evidenza pubblica e con una pluralità di concorrenti. La prova sta nel fatto che le imprese a cui è stato assegnato nel tempo questo servizio, sono otto, una delle quali esclusa in un secondo momento, e ubicate praticamente in ogni parte d’Italia: da Roma a Salerno, da Pistoia a Civita Castellana, Perugia e così via».

«Volontà di tagliare i costi» «Ciò che emerge sin da questa prima fase – afferma l’avvocato Attilio Biancifiori – è che la volontà di ottimizzare gli affidamenti, risparmiando risorse pubbliche, caratterizza la linea amministrativa sia della giunta precedente che di quella attuale. Già nel 2010 ci si pone il problema-smaltimento e si individua, attraverso una delibera, l’impianto Dorr Oliver di Ast come possibile soluzione al problema. Successivamente emergono difficoltà tecniche che non impediscono però all’esecutivo di avviare, con un’altra delibera datata 2014, il progetto di un impianto di trattamento in situ. Un passo seguito dalla costituzione di un’unità di progetto e anche dall’acquisto di serbatoi dove convogliare il percolato, sempre con l’obiettivo di ridurre i costi di gestione. In questo senso esiste anche uno scambio di comunicazioni con il Servizio idrico per giungere ad una soluzione ottimale e ciò dimostra quale fosse la reale volontà dell’amministrazione».

Battaglia Su tutt’altro fronte – ma sempre su argomenti di carattere ‘giudiziario’ – continua la battaglia dei consiglieri del Movimento 5 Stelle per ottenere, dal Comune, gli atti relativi al processo Asm conclusosi di recente. Alcune di quelle carte spiegherebbero perché l’amministrazione comunale non si è mai voluta costituire parte civile in quel procedimento. Una decisione che i pentastellati hanno sempre contestato, al pari della decisione del sindaco – legittimata, più sul piano tecnico che politico, da una sentenza della Cassazione – di non mettere a disposizione i documenti richiesti.

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