Nestlé, Cgil: «Azienda non scopre le carte»

Nessuna novità di rilievo per il sito di Perugia e per quello di Terni interessato all’accordo con R&R

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«L’unico risultato concreto che è stato ottenuto è che, adesso, parte il confronto vero. Quello serio, sul futuro della Nestlé a Perugia e in Umbria. Visto che tutto si svolgerà sotto la supervisione del ministro Guidi». Michele Greco, segretario regionale della Flai Cgil, commenta così la giornata romana nel corso della quale «i dirigenti della multinazionale (in programma c’era un’audizione, alla commissione industria del Senato, di Gianluigi Toia, direttore delle relazioni industriali, e Manuela Kron, direttore Corporate Affairs del gruppo Nestlé Italia; ndr) non ci hanno detto nulla che non sapessimo già».

Le promesse Perché Nestlé «non è andata oltre quelle che erano le promesse già fatte – spiega Greco – e cioè di non essere intenzionata a chiudere o vendere gli stabilimenti Perugina e che quello di San Sisto per loro rimane uno stabilimento strategico».

La verifica Non ci sono, almeno per il momento «date previste per i nuovi confronti in sede ministeriale – dice il segretario della Flai Cgil – ma noi abbiamo giù una scadenza importante, che è quella di venerdì, quando è programmato un incontro con i rappresentanti locali della Nestlé e nel quale si dovrà affrontare il tema del ‘dolciario’, che è quello che interessa lo specifico di San Sisto».

Il ‘colosso’ Nulla, invece, è emerso in relazione alla possibile fusione tra Nestlé e R&R: «Anche perché, dalle poche cose che siamo riusciti a sapere – spiega Greco – si tratterebbe di un’operazione che riguarederebbe il comparto dei gelati, che più che la Perugina, interessebbe la Eskigel di Terni». E su quel fronte «ci muoveremo presto, chiedendo un incontro con Eskigel, per capire quali ricadute potrebbero esserci sul sito».

La politica La senatrice Pd Valeria Cardinali, presente in commissione, insieme ai colleghi Nadia Ginetti e Gianluca Rossi, sottolinea come «Nestlé ha ribadito che la Perugina non è tecnicamente in stato di crisi ma per noi, in una situazione in cui permangono comunque i contratti di solidarietà, resta fondamentale l’esigenza di un piano industriale che preveda volumi e tipologie di prodotti tali da garantire il futuro dello stabilimento».

 

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