Rifiuti in Umbria, tariffe su del 22,7%

Per Confartigianato, siamo tra le regioni con le tariffe più alte d’Italia, 182,2 euro pro capite e in cinque anni l’aumento è stato esponenziale

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L.P.

Diminuiscono in tutta Italia i rifiuti prodotti dai cittadini eppure la bolletta continua a crescere un po’ ovunque. Sono questi i dati del rapporto curato da Confartigianato e che mette in evidenza come il costo del servizio di igiene urbana per le tasche di famiglie e imprenditori sia aumentato del 22,7%, ben il 15% in più rispetto alla crescita media del costo di questo servizio, il 9,6%, registrata nell’Eurozona.

Confronto E anche l’Umbria fa la sua parte. Con un costo medio della tariffa, circa 182,2 euro pro capite, si piazza tra le regioni con le tariffe più alte d’Italia. Davanti solo il Lazio, con un prezzo di 220,3 euro ad abitante, Liguria, dove la tariffa è di 212,7, Toscana con 210,3, Campania con 196,7. Si spende meno, invece, in Emilia Romagna, dove il prezzo è di circa 168,5 euro pro capite. Tra le regioni più virtuose si piazza invece il Molise, dove i cittadini pagano appena 116,2 euro per il servizio di igiene urbana, seguito da Trentino Alto Adige con una tariffa di di 130,6 euro pro capite e medaglia di bronzo per il Friuli Venezia Giulia con un costo per abitante di 130,7 euro.

Criticità Eppure la quantità di rifiuti, un po’ ovunque, è in calo con una riduzione, negli ultimi cinque anni, pari al 10,1% a livello nazionale. E nonostante le tariffe siano alle stelle, la qualità del servizio e la pulizia delle città percepita dai cittadini è sempre più scadente. «C’è qualcosa che non va, le tariffe dei servizi erogati da soggetti pubblici devono rispettare il mercato e non possono essere una variabile indipendente, troppo spesso utilizzata per fare cassa e mettere a posto i guasti di una cattiva gestione» ha commentato il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti denuncia l’alto costo dei servizi di raccolta rifiuti e pulizia delle città italiane.

Il caso Umbria La certificazione di un problema che, in parte, era già sotto gli occhi di tutti da quando, lo scorso ottobre, con l’interdittiva antimafia a Gesenu e con l’inchiesta per smaltimento illecito dei rifiuti è iniziato a emergere, piano piano, quel complicato sistema di gestione, smaltimento e raccolta su cui, in Umbria, sembra funzionare ben poco. Ci sono le discariche, al limite del collasso, quelle che rischiano di essere nuovamente ampliate, c’è l’inquinamento, ormai certificato, delle acque e dei terreni, ci sono le infiltrazioni e c’è anche il sospetto che, nonostante le buone abitudini dei cittadini che smaltiscono i rifiuti differenziandoli, poi vada a finire tutto insieme in discarica. Altrimenti non si spiegherebbe neanche perché la tariffa, col tempo, è continuata a lievitare mentre la produzione dei rifiuti, pian piano, diminuiva costantemente.

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