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Home » ‘Salva-banche’, parla chi ha perso tutto

‘Salva-banche’, parla chi ha perso tutto

di Lucina Paternesi
5 Dicembre 2015
in Attualità, Dal territorio, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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L.P.

Quattrocento persone a Città di Castello, qualche centinaio in più a Foligno e circa un migliaio a Perugia. Sono circa duemila, secondo l’Adoc, l’associazione difesa orientamento consumatori, i risparmiatori umbri colpiti dall’azzeramento delle azioni bancarie deciso col decreto Salva Banche approvato nei giorni scorsi dal governo.
Non un salvataggio fatto con soldi pubblici, bensì direttamente sulle spalle dei tanti piccoli risparmiatori e investitori italiani secondo Angelo Garofalo presidente dell’Adoc.

I numeri «Oltre che i capitali, hanno espropriato la fiducia dei consumatori – commenta Garofalo – di tutti quei piccoli investitori che avevano sottoscritto bond subordinati di Banca popolare Etruria, Banca Marche, Cari Ferrara e Cari Chieti». Oltre centotrentamila azionisti, 60 mila di Banca Etruria, 44 mila di Banca Marche, 22 mila di CariFerrara e 6 ila di CariChieti, hanno perso una somma che si aggira sugli 800 milioni di euro, somma che andrà a coprire per il 30% i 2,6 miliardi di perdite totali dei quattro istituti di credito. Le banche falliscono e ad andarci di mezzo sono solo i cittadini.

‘Bad Bank’ «Quegli stessi cittadini – ricorda Garofalo – che erano stati invitati a sottoscrivere obbligazioni degli istituti di credito in cui avevano messo i loro risparmi e che si sono svegliati, una mattina, e si sono ritrovati con i loro titoli trasformati in carta straccia. I risparmiatori di Banca Etruria sono stati i più colpiti, con perdite che in media vanno dai 70 ai 90 mila euro. Chi ha perso meno ha perso 10 mila euro». E’ stata questa, dunque, la strategia per non far fallire insieme quattro istituti di credito da tempo in grande sofferenza. Per ciascuna banca, la parte ‘buona’ è stata separata da quella cattiva del bilancio; alla parte buona, detta banca-ponte, vengono conferite tutte le attività diverse dai prestiti in sofferenza, mentre sulla ‘bad bank’ vengono concentrati i prestiti in sofferenza che residuano una volta fatte assorbire le perdite dalle azioni e dalle obbligazioni subordinate, così come si legge in un documento della Banca d’Italia. Il recupero, si legge ancora, sarà gestito da specialisti. Di più non è dato sapere, neanche quando e, se mai, i cittadini potranno riavere i loro soldi.

La testimonianza Ed è proprio con il documento redatto dalla Banca d’Italia che tanti cittadini, moltissimi dei quali umbri, sono venuti a conoscenza del fatto che i titoli sui cui avevano investito anni di lavoro e risparmi non valevano più nulla. Così è capitato a Francesco, un 42enne di Città di Castello che con i subordinati di Banca Etruria si è visto sparire circa 70 mila euro. «Mi interesso di questioni finanziarie – ci racconta – sapevo che quelle subordinate, con un rendimento del 5%, potevano essere un po’ rischiose. Ma mai avrei immaginato di poter perdere tutto».

Il documento «Sapevo che Banca Etruria era in difficoltà, così quando ho sentito al telegiornale la notizia che il consiglio dei ministri si era riunito e aveva trovato una soluzione per salvare anche la mia banca ho tirato un sospiro di sollievo. Poi ho cercato subito informazioni e ho capito che c’era ben poco di cui stare allegri. Quando sono andato in filiale mi hanno consegnato un documento, un comunicato della Banca d’Italia, lo stesso che è stato dato a tantissimi altri risparmiatori. Nient’altro. Non me la posso prendere neanche con il direttore o i dipendenti della mia agenzia, anche loro hanno subito grosse perdite».

Tutela risparmiatori Mentre in consiglio regionale all’unanimità è stata firmata una mozione che impegna la Giunta ad intraprendere tutte le misure necessarie per la tutela degli investitori, sono tanti i cittadini umbri che stanno organizzando pullman per aderire alla manifestazione indetta per domenica 6 dicembre a Roma, davanti a Montecitorio.  «In questo momento  – spiega ancora Garofalo – questi soldi non sono più nelle disponibilità del cittadino, solo soldi sequestrati, congelati.  Il prossimo 11 dicembre ci sarà un aggiornamento del decreto, a livello nazionale ci muoveremo per chiedere la variazione a salvaguardia degli azionisti ed obbligazionisti. Solo negli ultimi giorni abbiamo ricevuto centinaia di telefonate in Umbria».  E se da un lato non è possibile intentare una class action perché ogni pratica è diversa dall’altra, l’Adoc si sta muovendo per formare un comitato dei diritti. «Faremo firmare un procedimento individuale ad ogni risparmiatore – spiega ancora Garofalo – e l’ufficio legale dell’associazione si farà carico della rivendicazione nei confronti della banca per la salvaguardia e la restituzione dei soldi.  Inoltre faremo anche un esposto alla Procura per la carenza di informazioni». «Bene o male, infatti – racconta ancora Francesco – da appassionato di finanza e investimenti io sapevo che cosa aspettarmi. Ma c’è tanta gente che aveva investito tutto, consigliata dai migliori consulenti, e che ora non ha più niente e non sa nemmeno il perché».

La politica Due emendamenti presentati dai parlamentari umbri del Pd Verini, Sereni, Ascani e Giulietti insieme ai colleghi delle altre regioni coinvolte, puntano a«limitare i danni sofferti da migliaia di cittadini che avevano sottoscritto obbligazioni subordinate presso le banche interessate dal decreto del Governo di dieci giorni fa». Il primo punta a creare una sorta di fondo sociale, finanziato da Stato e banche, per risarcire per quanto possibile quei cittadini che, «in assoluta buona fede, hanno accettato di sottoscrivere le obbligazioni proposte». Mentre il secondo, punta afar confluire a favore degli obbligazionisti e degli azionisti quanto verrà ricavato in seguito alle azioni giudiziarieche verranno messe in atto.

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