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Home » Terni, l’acquedotto continua a dividere

Terni, l’acquedotto continua a dividere

di Marco Torricelli
9 Ottobre 2016
in Altre notizie, Ambiente e salute, Economia, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Il fiume Nera in Valnerina

Il fiume Nera in Valnerina

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del Coordinamento per la difesa del Nera

Di fronte alla terza commissione del Comune di Terni sono stati di nuovo ascoltati i dirigenti del Sii, il presidente Stefano Puliti e il direttore Paolo Rueca.

Le domande più importanti hanno insistito sul perché per i lavori per la costruzione dell’inutile e dannoso acquedotto Ternano-Amerino (ex Scheggino-Pentima) non sia stata fatta una gara di appalto, ma siano stati assegnati in house alla Severn Trent. Questa procedura poco chiara e trasparente, nonché anomala, sembra sia stata possibile per le dense nebbie che circondano quale fosse l’oggetto che riguardava le assegnazioni in house alla Severn Trent nel lontano 2001, inoltre poca chiarezza risulta anche sulla questione dell’atto costitutivo dello stesso Sii.

Sembra di capire, ascoltando i “io non c’ero, io non ricordo, io non so” dei rappresentanti del Sii che nel 2001 l’incarico affidato in house alla Severn Trent si riferisse alla gestione dei servizi e non alla costruzione di opere (cioè l’acquedotto), attività che avrebbe dovuto invece rispondere alla normativa europea che impone appalti pubblici per opere oltre i 5 milioni di euro.

Sarebbe gravissimo oltre che illegale se si fossero bypassate le norme europee sugli appalti attraverso l’uso di un regolamento interno.

Tutto ciò dà adito a forti dubbi sulla regolarità e sulla trasparenza in merito all’assegnazione in house dell’opera.

Parliamo al condizionale perché sinora il Sii si è rifiutato di consegnare e rendere pubblici ai consiglieri comunali di minoranza i documenti richiesti, come sarebbe stato suo obbligo fare, ma quello che verrebbe fuori dall’audizione in commissione è il sospetto che l’assegnazione in house alla Seven Trent di un’opera di oltre 17 milioni di euro violerebbe le norme europee.

Per la seconda volta i vertici del Sii non hanno risposto in modo chiaro e convincente ai quesiti posti, tanto da indurre – dopo le reiterate richieste dei consiglieri di minoranza – il presidente della terza commissione, a imporre ai dirigenti del Sii la consegna, in tempi rapidi, di tutta la documentazione sinora negata, in barba alla trasparenza degli atti della pubblica amministrazione.

Così finalmente, quando saranno pubblici i documenti, sarà sollevata la nebbia e fatta chiarezza sulla questione.

Noi del coordinamento per la difesa del Nera da mesi contrastiamo questa opera inutile alla collettività e dannosa per l’ambiente ed il fiume e ribadiamo lo scandalo dell’acqua trattata come merce per i profitti di gruppi privati e delle amministrazioni pubbliche in un contesto di sprechi di oltre il 40% di una risorsa fondamentale, in unintreccio malsano pubblico/privato che oltraggia la volontà popolare, espressasi con un referendum vinto con il 96% , che considera l’acqua non una merce ma un bene comune, così come il territorio ed il fiume Nera.

Già ad agosto il coordinamento ha presentato un esposto per verificare la regolarità dell’assegnazione da parte del Servizio idrico integrato alla ditta Severn Trent dei lavori per la costruzione del nefasto acquedotto che attinge a 300 metri gli alvei più profondi e delicati del fiume Nera senza ricorrere ad alcun appalto, ma col meccanismo dell’assegnazione in house. Severn Trent infatti ha una quota di partecipazione nel Sii tramite Umbriadue Scarl. L’esposto è stato attenzionato dalla autorità nazionale anticorruzione di Cantone.

 

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