«Il lago Aia, a Narni, sta morendo. Sono anni che i detriti si accumulano sui fondali e rispetto a venti anni fa, ha perso oltre il 60% della portata. Attualmente la zona ‘vitale’ è rimasta quella a ridosso della diga, ma ci sono versanti, come quello ad est, che sono diventati quasi paludi. Con lingue di sabbia e piante dove un tempo c’erano tre metri d’acqua. Perché? Perché nessuno, da anni, si prende la briga di dragare e ripulire i detriti portati dal torrente Aia quando è in ‘piena’. Così ha finito per accumularsi di tutto con conseguenze che non possono essere più ignorate».
A parlare sono alcuni residenti delle zone più a ridosso dello ‘storico’ – conta una settantina d’anni d’età – bacino artificiale Aia di Narni. Un’area che nel tempo ha cambiato caratteristiche ma che, nonostante tutto, ancora oggi rappresenta un punto di riferimento fondamentale per l’ecosistema circostante, a partire dall’avifauna che lo popola. Ma il punto, attualmente, è soprattutto di tipo igienico e sanitario.
«Con le piene del torrente che, oggetto di scarse manutenzioni, hanno finito anno dopo anno per portare nell’invaso ogni tipo di detrito – spiegano – si è creata una situazione per cui vasti spazi, oggi sono ridotti a distese di sabbie e materiali, con acqua stagnante. Gli impatti sono sanitari, le zanzare trovano un habitat naturale, ed anche ecologici. La riproduzione dei volatili ma anche delle specie ittiche, è sempre più difficoltosa. E non veniteci a dire che è un problema di siccità. Perché se dove c’erano 3 metri d’acqua oggi ce ne sono pochi centimentri, ed anche nei punti più profondi come quelli a ridosso della diga, dove una volta si toccavano i 20 metri di profondità, oggi siamo a 6/7 massimo, vuol dire qualcosa non è stato fatto e va messo in atto ora. Per evitare conseguenze irreparabili».
Intenzione dei residenti è attivare un dialogo con le istituzioni, sollecitando il Comune di Narni, la Provincia di Terni, la Regione Umbria, il Consorzio Tevere-Nera e – ultima ma non certo per importanza – la multinazionale Enel che utilizza il bacino per la produzione di energia. «Senza riscontri – affermano – siamo pronti a depositare esposti per chiarire di chi sia la competenza di azioni oggi non più rinviabili. E sollecitare chi in questi anni non si è mosso».
«Questa – proseguono i cittadini – è un’area di pregio che, con le necessarie accortezze, potrebbe essere messa a sistema con i ‘tesori’ idrici e naturalistici del territorio. Potrebbe nascere un campo di gara per la pesca sportiva, si potrebbe incentivare l’osservazione della fauna che già conta, anche in ragione dell’abbassamento della profondità, specie come i fenicotteri e le cicogne, vitalizzare il turismo giornaliero e quindi l’economia locale. Certo, vedere una ‘pozza’ da Narni è un danno di immagine anche per la città. Oltre gli aspetti sanitari ed ambientali. Per questo siamo convinti che un’azione che riporti il lago a come era qualche anno fa, non sia più rinviabile. Oggi ampie parti stanno ‘soffocando’, e vederlo morente a questo modo, fa male».