di M.T.
La faccenda, nella sua scarsissima trasparenza, è chiara. Non è un gioco di parole, ma la pura verità . Perché sulla pelle dei lavoratori del gruppo Novelli si sta combattendo l’ennesima battaglia di posizione – delle imprese e pure dei sindacati – in vista della guerra che, poi, gli stessi lavoratori saranno chiamati a combattere per conto terzi. Facendosi male per essere poi costretti ad accettare la logica del ‘meglio poco che niente’.
Lo sciopero Intanto hanno cominciato a scioperare e i sindacati dicono che andranno avanti fino a quando non sarà convocata una riunione al Mise, perché – è la versione – non ci sarebbe chiarezza sulle procedure che dovrebbero portare alla cessione del gruppo e, nel frattempo, la triade dei comissari – Alfieri, Musaio e Tarozzi, che con la collaborazione dell’advisor Vitale&Co stanno trattando con i possibili compratori – non avrebbe dato seguito agli impegni presi nel precedente confronto ministeriale.
Le scadenze Il tempo, però, stringe: il 10 giugno scadono i contratti di solidarietà degli uffici di Terni e i commissari starebbero facendo resistenza sul possibile allungamento dei tempi ed è stata questa la motivazione addotta dai sindacati per proclamare lo stato di agitazione.
Le indiscrezioni Il fatto, però, è che dietro a tutto questo ci sarebbe anche la motivazione principale: la vendita del gruppo. Perché sul tavolo dei commissari ci sarebbero due offerte e bisogna stabilire quale scegliere. Una proverrebbe da un grande gruppo italiano che opera nello stesso settore della Novelli; mentre la seconda, attraverso un lungo percorso di andata e ritorno, proverrebbe da Londra, ma sarebbe molto più locale di quanto si pensi.
Listanti Perché a farsene promotore sarebbe Gabriele Listanti, ex presidente di Eskigel che, dopo aver ceduto l’azienda alla multinazionale R&R Ice Cream, si ritrova con un bel po’ di capitale disponibile e vorrebbe tentare il rilancio del marchio Novelli sfruttando la propria rete di conoscenze sul mercato. La scelta che il Cda deve fare è delicata ed è ovvio che ai sindacati non piace l’ipotesi di essere messi a conoscenza delle decisioni solo a cose fatte.
Forza Italia Sulla questione ha intanto preso posizione Francesco Ferranti (Forza Italia), che chiede alla giunta e al consiglio comunale di Terni di prendere posizione: «L’attuale dirigenza dell’azienda non ha accolto la richiesta dei lavoratori di ottenere un residuo di ammortizzatori sociali per la durata di 26 mesi e anzi il Cda ha rilanciato una durata del residuo di soli 6 mesi. Inoltre, nonostante si stia palesando la cessione imminente dell’intero gruppo agroalimentare ancora non si conoscono i potenziali acquirenti. Nella sola sede di Terni sono coinvolte circa 60 famiglie di lavoratori locali, l’inattività della centrale di comando può portare entro poche settimane al fallimento tecnico dell’intero gruppo».