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Home » Guerra, Siria, migranti: «L’umanità è morta»

Guerra, Siria, migranti: «L’umanità è morta»

di Francesca Torricelli
9 Aprile 2017
in Attualità, Dal territorio
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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di A.V.

I ragazzi fanno confusione nella sala Blu di Palazzo Gazzoli, ma non appena Andrea Iacomini inizia a parlare la loro attenzione viene rapita. Sono bastate poche parole per far capire a tutti i presenti in sala che quello che i media ci hanno fatto vedere in questi giorni, l’attacco con i gas in Siria, non è una cosa nuova, ma una tragedia che si ripete da almeno 6 anni. L’incontro con i ragazzi del Donatelli è stato organizzato dalla onlus la ‘LaGioiaDiVivere’. «La nostra società è abituata a generalizzare, a ‘rinchiudere’ le persone dentro categorie», dice Stefano Conedera, presidente dell’associazione. «Il problema è che ormai se vediamo qualcuno buttare una cartaccia per terra pensiamo: “Che maleducato”. Se, invece, a farlo è un migrante immediatamente il pensiero diventa: “Questi sono tutti sporcaccioni maleducati”».

IACOVINI E CONEDERA RACCONTANO – VIDEO

L’incontro Ha coinvolto circa 300 studenti e professori e conclude un progetto di lettura e analisi de ‘Il giorno dopo’, il romanzo autobiografico di Iacomini. Nel testo si narra di un giovane che, dopo incertezze, ripensamenti e crisi esistenziali, rinuncia all’offerta di lavorare nel mondo della politica, che scopre falso e ipocrita, trovando viceversa realizzazione nelle attività umanitarie svolte nell’ambito dell’Unicef.

Il racconto Iacomini ha raccontato che il suo libro, pur essendo autobiografico, parla di Enrico, non di Andrea. «Ne sarebbe uscita una raccolta di storie sui bambini, sui profughi, sui conflitti, come ce ne sono tante. Dai un’occhiata e via. Invece volevo essere uno ‘normale’, un antieroe, che racconta cose che nessuno ha mai visto. Non volevo commentare, volevo condividere l’orrore di certe situazioni». Nel libro Iacomini ha scelto di parlare anche delle sue crisi di panico: «Fanno parte della mia vita, le ho avute anche quando facevo politica. Quando vedi un bambino sfregiato in Sierra Leone o sei accerchiato da piccoli malnutriti in un campo profughi, altro che stress. Però volevo far capire a chi legge che non c’è bisogno di essere eroi per fare certe cose. Ci riesci anche se sei debole».

Gli sbarchi Dopo qualche parola sul libro è passato a parlare dei numeri degli sbarchi e delle condizioni in cui i bambini sono costretti a vivere, non solo nei loro paesi ma anche una volta arrivati in Italia. «Tra il 2015/2016 ne sono arrivati 18 mila. Di 6 mila si sono perse le tracce, 2. mila di questi sono vittime dello sfruttamento minorile, 700 sono morti in mare. Nel mondo ci sono 250 milioni di bambini che vivono in zone di conflitto, 87 milioni hanno meno di sette anni. La guerra in Siria in cinque anni ha provocato 5,5 milioni rifugiati, la metà sono bambini, nelle 20 città sotto assedio, senza cibo e acqua, i bambini intrappolati sono quasi quattro milioni. Le persone che arrivano hanno bisogno di aiuto, e invece noi le accogliamo con muri, con il filo spinato. L’umanità è morta». 

La onlus L’organizzazione di volontariato ‘LaGioiadiVivere’ è stata formalizzata nel 2013 a Terni ed  è attiva in progetti a sostengo dell’istruzione di bambini disagiati in India e in Africa. Sul territorio di Terni è impegnata nel supporto morale e materiale di nuclei familiari con minori che si trovano in condizioni di grave disagio economico (nuove povertà). 

«Una storia bellissima» Conedera ha raccontato da cosa è nata quest’associazione: «È una storia bellissima. È nato tutto da un viaggio che io e la mia famiglia abbiamo fatto in India. Siamo stati accolti da una comunità si suore che si occupava dell’istruzione delle bambine; in quei paesi, oltre alle caste che gestiscono la società, quello del genere è un vero e proprio problema. Se le bambine non ricevono un’istruzione finiscono sfruttate, vendute, violentate e date in sposa quando prima ancora di raggiungere l’adolescenza. Così le suore ci hanno chiesto di costruire una scuola. E noi abbiamo fatto un vero e proprio ‘atto d’incoscienza’ e abbiamo accettato. Ma le suore ci hanno detto che era tutta questione di provvidenza e che le loro preghiere ci avrebbero aiutato. Così tornato in Italia ho aperto una pagina Facebook, un mondo sconosciuto, era il 2011, per cercare di fare rete e cercare aiuti, ma non ha funzionato.

Dormitorio e scuola «Con l’aiuto dei familiari, degli amici, degli amici di amici…. siamo riusciti a raccogliere 75 mila euro», ha poi raccontato. «Questo è un lavoro che abbiamo fatto con il vides internazionale, un organismo, sempre delle suore salesiane, che supporta tutte le comunità che hanno nel mondo e grazie a loro abbiamo trovato altri soldi che ci hanno permesso di arrivare a 120 mila euro. Con questi soldi, però, abbiamo deciso di sopraelevare il dormitorio per accogliere più bambine perché per la scuola non bastavano. Ma poi siamo riusciti ad avviare anche il progetto della scuola: abbiamo fatto l’inaugurazione e la posa della prima pietra. Siamo riusciti perché ci siamo presi la responsabilità, ci abbiamo creduto e tutti si sono accodati perché hanno trovato avviato e si sono accodati. Oggi frequentano la scuola 400 bambine dalle elementari al pre-college. È bellissimo vedere la loro rispondenza quando vedono il tuo interesse. Io ti vengo a trovare, ti voglio conoscere, voglio giocare con te e ti ‘offro la mia mano’. Camminavamo e le bambine mi hanno dato le mani, si sono fidate di me e questa è stata un’emozione fortissima». 

 

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