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Home » Incendio nel carcere, tre agenti intossicati

Incendio nel carcere, tre agenti intossicati

di Fabio Toni
13 Aprile 2017
in Dal territorio
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Il carcere di Perugia

Il carcere di Perugia

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Il sindacato di polizia penitenziaria Sappe parla di «serata da incubo» e «tragedia sfiorata». Teatro dei fatti, avvenuti mercoledì sera, è il carcere perugino di Capanne. Un detenuto ha dato fuoco alla propria cella e tre ‘baschi blu’ sono finiti in ospedale.

UMBRIA, GARANTE DETENUTI: «SITUAZIONE PEGGIORA»

Il racconto «Verso le 22.40 – spiega il segretario regionale del Sappe, Fabrizio Bonino – un detenuto albanese di 29 anni, con fine pena 2027, ha appiccato un incendio nella terza sezione ‘A’ del reparto circondariale di Perugia Capanne. Prima ha dato fuoco alla cella e poi si è chiuso nel bagno nella doccia. Purtroppo tre poliziotti penitenziari sono rimasti intossicati e poi ricoverati in ospedale al Silvestrini. Il detenuto non ha riportato nulla ed e stato portato in isolamento. I motivi – spiega Bonino – sembrerebbero futili, relativi ad un rapporto disciplinare, ma nell’occasione dell’incendio tutti gli altri detenuti hanno cominciato a inveire contro il personale sbattendo forte i blindati e le inferriate. Poteva essere una tragedia, sventata dal tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari di servizio nel reparto e dal successivo impiego degli altri colleghi. Sono stati bravi gli agenti in servizio nel carcere perugino a intervenire tempestivamente, con professionalità, capacità e competenza».

PERUGIA-CAPANNE: «AGENTI ‘SPREMUTI»

Fabrizio Bonino (a sinistra) e Donato Capece del Sappe

L’attacco Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime «solidarietà agli agenti intossicati e apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati dai poliziotti penitenziari di Perugia». Dura la critica del sindacato ai vertici dell’amministrazione penitenziaria: «In tutto questo contesto, il capo dell’amministrazione penitenziaria Consolo si preoccupa di cambiare taluni vocaboli ad uso interno nelle carceri e non a mettere in campo adeguate strategie per fronteggiare questi gravi eventi. La preoccupazione del Dap è che non si debba più dire ‘cella’ ma ‘camera di pernottamento’, la ‘domandina’ lascia il posto al ‘modulo di richiesta’, lo ‘spesino’ diventa ‘addetto alla spesa dei detenuti’, non ci sarà più il ‘detenuto lavorante’ ma quello ‘lavoratore’ e così via. Questo aiuta a capire – conclude Capece – quali evidentemente siano le priorità per il capo dell’amministrazione penitenziaria. Non il fatto che contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane e umbre, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati proprio dal Dap».

Osapp Sull’accaduto interviene anche il sindacato Osapp, attraverso il segretario generale Leo Beneduci: «Il detenuto, ristretto per traffico di armi ed altro, ha dato fuoco alla camera di pernottamento incendiando il materasso e le suppellettili. Solo grazie al tempestivo intervento del personale di polizia penitenziaria in servizio, è stato tratto in salvo in extremis. Gli agenti intervenuti, tre unità, uno dei quali espletava il doppio turno dalle ore 8 alle ore 16 e dalle 16 alle 24 per gravissima carenza di personale, è stato ricoverato in ospedale per accertamenti ancora in corso. Si tratta – aggiunge Beneduci – dell’ennesimo episodio occorso nelle carceri italiane a dimostrazione del fatto che è sempre e solo la polizia penitenziaria a pagare, anche a prezzo della propria incolumità personale, le conseguenze dei disservizi e della disorganizzazione che connotano l’organizzazione degli istituti di pena italiani».

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